Changing Diabetes… forever

Chi c’era quando ho ritirato il premio Comunicazione 2015 ricorderà che dissi “non so quando la Novo Nordisk abbia iniziato il Changing Diabetes…”.  Ora lo so: era il 2006.

Il Changing Diabetes è un programma su scala internazionale che ha come scopo quello di sensibilizzare tutte le persone coinvolte (pazienti, istituzioni, società scientifiche, laici) ma anche l’opinione pubblica, e far conoscere il diabete: una malattia troppo spesso sottovalutata, il cui impatto sulla vita delle persone e delle famiglie è troppo spesso sottostimato, promuovendo, con attività ed eventi, il diritto alla salute delle persone con diabete.

Dal 2006 ho partecipato a molti di questi eventi, a volte anche in prima persona, cercando di contribuire, nel mio piccolo, per quello che posso, a “cambiare la percezione del diabete”.

Quindi, quando sono stata invitata a partecipare ad una visita esclusiva per i media (Exclusive press visit) alla sede danese della Novo e al più grande stabilimento del mondo in cui si produce insulina (ma non solo), mi sono sentita onorata e privilegiata: onorata perché io non sono una giornalista professionista; privilegiata perché ero l’unica italiana.

Il primo giorno il presidente, Lars Fruergaard Jorgensen ci ha introdotto nella storia della società che produce il 50% dell’insulina che viene utilizzata nel mondo, la prima ad averla prodotta nella primavera del 1923 (1923: ricordatevi questa data).

Nel 1920 August Krogh, un medico danese, aveva vinto il premio Nobel per la fisiologia: era stato invitato negli Stati Uniti, ma aveva dovuto più volte posporre il viaggio per le condizioni di salute della moglie Marie, ella stessa una ricercatrice e diabetica tipo 2,  medico, con vari pazienti affetti da diabete 1.

Durante il viaggio negli Stati Uniti nell’agosto del 1922 la coppia venne a conoscenza delle ricerche di due canadesi, Best e Banting, che avevano trattato con successo delle persone con diabete, con l’insulina scoperta nel 1921.

Mentre August Krogh scriveva al professor Macleod, capo dell’istituto di Toronto, in cui il primo estratto di insulina era stato prodotto, Marie Krogh scriveva ad un suo collega di Copenhagen, il dottor Hans Christian Hagedorn, che con il farmacista Norman Jensen aveva sviluppato un  metodo per misurare la glicemia.

La coppia tornò a Copenhagen nel dicembre 1922 con il permesso di produrre e vendere insulina in Scandinavia.

Krogh e Hagendorn avevano ora un problema da risolvere, prima di poter cominciare le loro ricerche: servivano soldi.

Così chiesero aiuto ad un farmacista danese, August Kongsted, proprietario della compagnia farmaceutica (Leo Pharmaceuticals Products) il quale si offrì di finanziare gli studi e le prime spese di produzione, a patto che Krogh e Hagedorn chiamassero la loro prima insulina “Leo”.

I primi esperimenti furono eseguiti a casa di Hagedorn e all’istituto di Krogh e nel dicembre 1922 i due riuscirono ad estrarre una piccola quantità di insulina da un pancreas bovino.

Il primo paziente venne trattato con successo nel marzo 1923: un bambino di 9 anni, destinato a morte certa in poco tempo, era stato restituito alla vita!

In primavera Krogh e Hagedorn cominciarono a commercializzare l’insulina Leo, la prima insulina scandinava e si spostarono in quello che prese il nome di Nordisk Insulinlaboratorium per continuare le loro ricerche: il 1923 è considerato l’anno in cui Novo Nordisk fu fondata (una data importante, poi vedremo perché!).

Nel febbraio del 1924, la Nordisk divenne un’istituzione indipendente, guidata da Krogh, Hagedorn e Kongsted: i tre decisero che tutti i profitti sarebbero stati utilizzati per scopi scientifici ed umanitari.

Nel 1923 due fratelli, Harald e Thorvald Pedersen (rispettivamente un inventore ed un farmacista) cominciarono a lavorare per la Nordisk, ma la collaborazione durò poco e nel 1924  cominciarono a produrre per conto proprio un’insulina molto stabile, che chiamarono Novo.

Allo stesso tempo disegnarono una siringa speciale, la siringa Novo, per somministrare insulina.

I fratelli Pedersen chiamarono la loro società Novo Terapeutisk Laboratorium: era il 16 febbraio 1925.

La Novo era una compagnia familiare, tutta la famiglia era parte attiva nel sistema di produzione, ma presto ci fu la necessità di assumere altro personale.

I fratelli Pedersen ritenevano importante che le condizioni dei lavoratori della Novo fossero le migliori possibili (traspare dalle parole dei dipendenti che questa filosofia perduri tutt’ora).

Visto che la Nordisk aveva cominciato prima a produrre insulina nella regione scandinava, la Novo si diresse verso altri mercati: infatti nel 1936 la Novo esportava già il 90% della sua produzione.

La Danimarca aveva ora le due compagnie che negli anni sarebbero diventate le principali aziende produttrici di insulina.

Da allora, quanti tipi di insulina, quanti prodotti sono usciti da quei laboratori! Quanta ricerca! (Le due aziende si sono fuse nel 1989 costituendo la Novo Nordisk che oggi conosciamo)

Ovviamente la storia di Novo Nordisk è molto più ricca: sono passati quasi 100 anni dalla sua fondazione, ma credo Jorgensen con il suo racconto abbia voluto sottolineare la natura etica della società che dirige, ricordando lo spirito con cui tutto è iniziato, i valori che sono stati alla base del suo sviluppo, del suo successo.

La compagnia ha oggi più di 42 mila dipendenti, ed è presente in 77 paesi, ha 16 stabilimenti di produzione in 5 continenti e distribuisce i suoi prodotti in 170 paesi.

Ha laboratori di ricerca e sviluppo dislocati in 3 continenti.

Interessante il concetto di “Triple Bottom Line” (triplice approccio) della Novo che comporta non solo il raggiungimento del profitto (financially responsible), ma anche il rispetto dell’ambiente (environmentally responsible) e porta a contribuire a creare condizioni di prosperità generale (socially responsible).

Novo Nordisk è infatti una delle poche compagnie al mondo che hanno integrato la sostenibilità nello statuto aziendale.

Scoprire e sviluppare farmaci innovativi e biologici, renderli disponibili, fare ricerca per sconfiggere il diabete ha permesso alla Novo di impegnarsi anche in altre aree (obesità, emofilia e disturbi della crescita). Ma occorre più che un farmaco per sconfiggere una malattia cronica: ecco perché si cercano partnership con pazienti, responsabili politici, operatori sanitari e organizzazioni non governative per sensibilizzare, migliorare la prevenzione, promuovere la diagnosi precoce e ampliare l’accesso alle cure.

Dopo questa prima lettura è stata la volta di Maziar Mike Doustdar, vice presidente esecutivo e a capo delle operazioni internazionali,  che ha introdotto l’argomento relativo alle sfide che ci/li aspettano. Sfide importanti.

Oggi, più di 415 milioni di persone nel mondo hanno il diabete, di questi il 65% vive nelle città e circa la metà non è diagnosticata (diventeranno 642 milioni nel 2040 e la percentuale di persone residenti nelle città diventerà del 74%).

193 milioni di persone, oggi, non sono ancora state diagnosticate, e il 50% degli adulti con diabete non viene diagnosticato finché non sopraggiunge una prima complicanza.

Ad oggi 50 milioni di persone non hanno accesso all’insulina: 3 persone con diabete su 4 vivono in paesi a basso/medio reddito.

Il diabete causa 5 milioni di morti ogni anno.

Tutto ciò spiegato con quella che è stata definita “la regola della metà” (Rule of halves):

dei 514 milioni di persone con diabete solo la METÀ è diagnosticata, di questi solo la METÀ riceve assistenza, di questi solo la METÀ raggiunge i targets terapeutici, di questi solo la METÁ vive senza complicanze: cioè il 6% (di quei 514 milioni).

Per provare a cambiare la situazione (ricordate il Changing Diabetes?) la Novo ha pensato a un programma specifico: Cities Changing Diabetes e le strategie che si stanno attuando sono promettenti.

I fattori di rischio culturali e sociali non solo aumentano la vulnerabilità delle persone verso il diabete, ma sono anche un ostacolo alla diagnosi e al raggiungimento di risultati soddisfacenti.

Per questo Novo Nordisk cerca di implementare le iniziative che permettano una diagnosi precoce attraverso screening glicemici, attività che permettano una valutazione del rischio di sviluppare il diabete e, attraverso il Changing Diabetes in Pregnancy (cambiare il diabete in gravidanza), offre test gratuiti per diagnosticare il diabete gestazionale.

Alla mia specifica domanda su cosa faccia Novo Nordisk in concreto per le persone con diabete che vivano in situazioni disperate (guerre, miseria, catastrofi umanitarie) Maziar Doustar mi ha risposto (ringraziando per la domanda) che il loro impegno per garantire l’accesso all’insulina a basso costo, o comunque ridotto, per garantire comunque la loro presenza sul territorio (es: 40 persone di Novo vivono in Venezuela in questo momento, 11 in Siria) è massimo.

Sottolineando, peraltro, che non è solo una scelta etica, ma è anche una strategia commerciale: essere presenti in momenti difficili, come è stato in passato in Iran, in Russia, in Cina, in Iraq, in Jugoslavia, consentirà in momenti di pace, di mantenere i contratti.

Ho apprezzato la sincerità pragmatica.

Durante la pausa pranzo, il momento per me più emozionante, ansiogeno e al tempo stesso atteso: l’incontro con Mads Krogsgaard Thomsen, capo della ricerca e sviluppo (R&D).

Non senza un po’ di orgoglio, perché solo pochissimi di noi hanno avuto la possibilità di incontrarlo faccia a faccia (one to one) e poter porre delle domande, ma soprattutto con tanta emozione (e speranza!) gli ho chiesto cosa ci riservi il futuro: sia per quanto riguarda la terapia che la cura (definitiva).

In effetti le novità in arrivo sono molte, e molte quelle allo studio.

La più “a portata di mano”, nel senso che è già stata approvata dall’EMA nel gennaio di quest’anno ed è già in distribuzione in Danimarca e in Germania è la Fiasp® (Fast-acting insulin aspart): una nuova formulazione di aspart, più rapida e con una maggiore flessibilità della dose sia prima che dopo i pasti.

Per il trattamento del diabete di tipo 2 è stata approvata dalle agenzie regolatorie la semaglutide un nuovo analogo del GLP-1, che richiede una sola somministrazione settimanale tramite iniezione sottocutanea. Il farmaco ha dimostrato di ridurre sensibilmente la glicemia, di agire sul peso e si è dimostrato efficace nel diminuire del 26% gli eventi cardiovascolari maggiori – nei pazienti tipo 2 ad alto rischio cardiovascolare  –

Molta avanzata è la ricerca (fase 3)  della stessa molecola  – semaglutide – ma in formulazione  orale per uso giornaliero.  Un grande passo avanti in termini di aderenza alla terapia per i pazienti con diabete di tipo 2!

Moltissime le terapie allo studio contro l’obesità.

Poi… la parte più entusiasmante.

Per il diabete di tipo 1 una molecola, che non ha ancora un nome proprio, ma una sigla  NN9828, in fase 2, per la conservazione delle cellule beta – le cellule che producono insulina – in grado di preservare le beta cellule nelle persone neo diagnosticate.

Ma le novità non sono ancora terminate.

Molti i farmaci in fase 1 (la fase iniziale di sviluppo di un nuovo farmaco) :

NN 1436 – Analogo dell’insulina basale destinato alla somministrazione settimanale per il diabete di tipo 2 e tipo 1.

NN 1406 – Un analogo rapido dell’insulina metabolizzato dal fegato e non dal rene per il diabete di tipo 2 e di tipo 1

NN 9748 – Un ormone che regola l’appetito, peptide YY, per il trattamento del diabete di tipo 2

Poi  la sorpresa, almeno per me (ammetto la mia ignoranza): Novo Nordisk sta cercando di sconfiggere  il diabete 1.
Il capo della ricerca e sviluppo ha dichiarato che la società sta facendo progressi nel percorso verso una cura di questa malattia.
Novo Nordisk sta infatti lavorando da alcuni anni per individuare un metodo che consenta di introdurre nell’organismo affetto da diabete, cellule sane (staminali) in grado di produrre insulina. Un procedimento che potrebbe curare efficacemente una malattia che colpisce milioni di soggetti nel mondo.

In aggiunta, nel 2012 Novo Nordisk ha sviluppato  a Seattle, Washington, una unità di ricerca dedicata a studiare nuovi trattamenti immunologici e vaccinali a base di antigeni per il diabete di tipo 1.
Il loro sogno sarebbe di arrivare ad una cura per il centenario della fondazione della Novo, quindi nel 2023!

In ambito di nuove tecnologie Novo Nordisk sta collaborando con l’esperto del software del diabete Glooko, per sviluppare nuovi strumenti digitali per le persone con diabete.
L’obiettivo importante della partnership è quello di sviluppare un software per aiutare le persone affette da diabete e gli operatori sanitari a utilizzare in modo più sicuro l’insulina (ad esempio, dare consigli specifici su quanto insulina deve assumere sulla base dei livelli di glucosio nel sangue  etc.).

Il giorno dopo un’interessantissima visita (blindata!) all’impianto di produzione di insulina più grande del mondo, quello da cui esce il 90% dell’insulina prodotta da Novo: uno stabilimento modernissimo, in cui nonostante, l’aumento della produzione, vengono ridotti  i livelli di CO2, gli scarichi depurati fino ad ottenere un impatto zero.

Ci hanno spiegato come si produce insulina (si comincia dal lievito!), abbiamo visto i “recipienti” in cui si attua il processo di trasformazione (da lievito, appunto, a insulina), la linea di produzione assemblare le penne, inscatolare Tresiba, e non solo, per le varie nazioni…
Tutto deve essere preciso, tutto deve essere perfetto.

Tutto interessante, affascinante… ma io sono rimasta a quella data, 2023, e non riesco a togliermela dalla testa.

Il 2023 è vicino, e se non sarà il 2023 comunque il giorno che il diabete sarà sconfitto è sempre più vicino.

Io dico spesso “non illudiamoci, ma speriamoci”!

E chissà che a quel Changing Diabetes si possa aggiungere “forever”: per sempre.

di Daniela D’Onofrio