Celiachia sospetta? La biopsia toglie ogni dubbio

Un individuo su 150 sa di esserne colpito, ma la percentuale potrebbe essere più alta, se emergessero i malati inconsci. Parliamo della celiachia, una malattia autoimmune scatenata, in soggetti che abbiano una predisposizione genetica, dall’ingestione del glutine.
A spiegarlo è Luca Elli, medico specialista in gastroenterologia ed endoscopia digestiva al Centro per la prevenzione e diagnosi della Malattia Celiaca del Policlinico di Milano, uno dei più avanzati in materia di diagnosi e cure. «In questi anni — ammette il dottr Elli — la prevalenza della malattia è andata sempre aumentando».

I SINTOMI sono i più diffusi: si va dal dolore e gonfiore addominale alla diarrea cronica, dalla stipsi al pallore, dall’alito cattivo alla stanchezza, con perdita di peso o arresto della crescita nei bambini. Ma si può sconfinare anche nell’anemia, nelle fratture ossee ricorrenti, nella scoliosi, nel rachitismo, nell’osteoporosi, nelle alterazioni dell’umore, fino all’infertilità, ai frequenti aborti, alla menopausa precoce, all’assenza del ciclo mestruale.
Insomma, un quadro complesso e doloroso, ma spesso difficile da individuare. «La celiachia — spiega lo specialista — si può infatti nascondere dietro lievi disturbi, che non inducono alla diagnosi». 
Per accertarne la presenza, chi sospetti di esserne affetto, deve fare oggi anzitutto un esame del sangue, alla ricerca di anticorpi specifici, nella fattispecie l’anti-transglutaminasi tissutale e l’anti-endomisio.
L’esame considerato fondamentale per la diagnosi è però la biopsia intestinale, cioè l’esame di piccoli frammenti di mucosa duodenale, prelevati durante una normale endoscopia del tratto gastroenterico superiore e visionati al microscopio. Sia gli esami del sangue sia la biopsia devono essere eseguiti a dieta libera, cioè dopo avere assunto glutine.

CIRCA LA TERAPIA, l’unica possibile oggi è la dieta priva di glutine e l’effetto sui sintomi nella stragrande maggioranza dei casi è immediata. Si stanno sempre più affermando anche i ristoranti e addirittura le pizzerie con menu privi di glutine, per celiaci. «Il fatto che stia diventando una malattia ad alta prevalenza nella popolazione — conferma il dottor Elli — ne spiega la necessità e il successo. Si tratta di persone che devono avere la stessa qualità di vita delle altre, quindi la presenza di questi ristoranti li avvantaggia ed è utile».
E per gli amanti della birra, una buona notizia: è arrivata ormai un po’ ovunque anche quella per celiaci. Rigorosamente glutin-free.

 

di Enrico Fovanna

 

da Quotidiano.net