Allarme dei medici: “I tagli alla spesa lasciano malati senza farmaci”

“La terapia incretinica rappresenta una importante innovazione nel trattamento del diabete di tipo 2 portando innegabili vantaggi soprattutto ai pazienti con complicanze cardiovascolari, particolarmente frequenti nelle persone anziane, oppure a chi ha problemi di obesità”. Se si dovesse sintetizzare la discussione emersa durante l’evento “Diabete tipo 2 ed innovazione terapeutica: le incretine”, svoltosi ieri in Senato, sarebbe probabilmente attraverso queste poche parole di Gabriele Riccardi, Presidente della Società Italiana di Diabetologia. O anche in quelle di Carlo Giorda, Presidente dell’Associazione Medici Diabetologi: “L’uso mirato dei farmaci incretinici è centrale. Per questo vanno rilanciati anche nel nostro paese”.
All’incontro, organizzato dall’ Associazione parlamentare per la tutela e la promozione del diritto alla prevenzione e dall’Italian Barometer Diabetes Observatory, erano presenti anche il senatore Antonio Tomassini e la senatrice Emanuela Baio, tra i firmatari di una mozione parlamentare sul tema.

Il Diabete Mellito di tipo 2 è una delle sfide più ardue per tutti i sistemi sanitari del pianeta, a causa della continua e inesorabile crescita della sua prevalenza, dipendente soprattutto dalla diffusione dell’obesità e dall’invecchiamento della popolazione. Si stima che entro il 2030, nei Paesi industrializzati, la patologia possa diventare la quarta causa di morte. Secondo i dati riportati nell’annuario ISTAT del 2010, in Italia è diabetico il 4,9% della popolazione (5,2% delle donne e 4,5% degli uomini), pari a circa 2.960.000 persone.
Alla base del diabete di tipo 2 vi sono, principalmente, una ridotta ed alterata produzione di insulina e la resistenza agli effetti biologici della stessa: è stato dimostrato che un controllo glicemico ottimale riduce le complicanze croniche di tale patologia. Fino a poco tempo fa, la terapia farmacologica del diabete tipo 2 era basata in via quasi esclusiva sulla metformina,  sui secretagoghi (sulfoniluree e glinidi), sui glitazoni (oggi solo pioglitazone) e sull’insulina. Di recente, si è invece diffusa una nuova classe di farmaci, le cosiddette incretine, che comprendono  gli agonisti del recettore del Gastrointestinal Like Peptide (GLP-1)  (ARGLP-1, exenatide e liraglutide) e le glipitne (inibitori della dipeptil-peptidasi 4 -DPP4).

La preoccupazione di fondo delle Società Scientifiche di diabetologia, che hanno redatto un position statement sulle incretine, è che l’imposizione di un tetto di spesa a tali farmaci innovativi da parte di AIFA, rischia di non garantire per tutti i pazienti che già ne traggono beneficio il mantenimento della terapia, e di ostacolarne  o negarne l’utilizzo per altri  potenziali pazienti che a giudizio del diabetologo dovrebbero farne uso. Anche secondo Tomassini e Baio, intervenuti nel convegno, bisogna che a livello nazionale e regionale venga garantita da parte di AIFA, la piena disponibilità dei farmaci incretinici e l’accesso ai farmaci innovativi in linea con quanto avviene a livello di altri paesi Europei, per garantire a tutti i pazienti diabetici di tipo 2 che ne hanno bisogno una corretta gestione della terapia e una gestione precoce della malattia, con gli effetti positivi sulla riduzione delle gravi complicanze del diabete.
“Si tratta di farmaci di grande maneggevolezza ed efficacia che possono portare addirittura ad una riduzione della spesa per la cura del diabete se si considera che sono proprio le complicanze e, la conseguente ospedalizzazione che ne può derivare, ad incrementare i costi per questa malattia”, ha infatti commentato Riccardi. Sostenuto da Giorda: “L’uso mirato dei farmaci incretinici, strumenti di terapia ormai indispensabili per una cura moderna e tempestiva del diabete è centrale. Nonostante questo, in Italia la prescrizione di questi farmaci è pari ad un ottavo di quella degli altri paesi Europei”. 
Un problema da risolvere, visto che secondo gli esperti la terapia incretinica può offrire un buon rapporto costo/efficacia se impiegata in categorie specifiche di pazienti con diabete mellito di tipo 2. In questi soggetti è possibile calcolare come l’aumento di spesa iniziale possa fornire un risparmio economico a lungo termine grazie alla riduzione dei costi assistenziali diretti e di ricovero.

Per ottenere tali risparmi, tuttavia, è indispensabile garantire la prescrivibilità degli ARGLP-1 e delle gliptine ai pazienti nei quali i benefici terapeutici, inclusa la documentata riduzione delle complicanze acute e croniche, giustifichino l’incremento dei costi farmaceutici. L’attuale tetto di spesa non è in grado di garantire la prescrivibilità al paziente fragile, che svolge professioni a rischio, con fattori predittivi di rischio di grave ipoglicemia, in quello con intolleranza alla metformina. “E’ assodato che la terapia con le diverse incretine, quando usate in modo appropriato, contribuisce in modo efficace e costo efficace alla gestione di un paziente complesso come il soggetto diabetico. Questo ruolo è stato riconosciuto anche dalle agenzie di technology assessment che adottano i criteri severi nel giudizio dei nuovi farmaci, vale a dire lo Scottish Medicine Consortium (SMC) ed il NICE”, ha commentato Lorenzo Mantovani, presidente Comitato Scientifico “Fondazione Charta”. “Nonostante la letteratura scientifica italiana mostri rapporti di costo efficacia simili a quelli stimati da NICE ed SMC per Inghilterra Scozia e Galles, l’uso di questi farmaci in Italia rimane a tutt’oggi decisamente più limitato di quanto sia in altri paesi, incluso il Regno Unito.”

Ecco perché, secondo Renato Lauro, presidente dell’Italian Barometer Diabetes Observatory, è necessario oggi affrontare una presa di coscienza sia dei medici che degli altri esperti, come quelli dell’Aifa, rispetto a questo tipo di farmaci. “Bisogna osservare globalmente gli aspetti pandemici dei diabetici, puntando sulla prevenzione, diagnosi e trattamento precoce e che certamente l’utilizzo di nuove classi di farmaci quali le incretine, servono in tal senso a portare un reale contributo nella terapia del diabete tipo 2”, ha detto Lauro.

“L’Aifa – ha risposto il direttore generale dell’Agenzia italiana del farmaco, Luca Pani – ha alzato il tetto di spesa per questi medicinali da 42 a 57 milioni di euro e si tratta di uno dei massimi aumenti degli ultimi anni. D’altronde il sistema non può reggere se non ci si occupa di esso in maniera innovativa. Non si pensi che i sistemi degli altri Paesi siano migliori: quello francese, quello tedesco e soprattutto quello inglese non dureranno. Il nostro è il migliore. E l’Aifa lavora in un’unica direzione: quella di sostegno ai pazienti. Tutti i pazienti, non solo quelli con rappresentati dalle lobby più potenti”.

 

da Quotidianosanità.it