Il business dei farmaci. Quando la ricerca non conviene

“Negli ultimi due mesi due grandi case farmaceutiche hanno deciso di non finanziare più alcune importanti ricerche per ragioni strategiche, di marketing. Insomma meglio curare che guarire.”

L’atto di accusa è del prof. Camillo Ricordi e avviene durante il congresso mondiale di diabetologia, l’European Association for the Study of Diabetes, appuntamento annuale che si è svolto quest’anno a Roma.

Il professor Camillo Ricordi dirige il prestigioso Diabetes Research Institute, il centro ricerche sul diabete e il centro trapianti cellulari dell’Università di Miami.
Si è laureato all’Università di Milano ma è ormai da anni uno dei più brillanti cervelli italiani impegnati all’estero.

In sostanza denuncia il prof. Ricordi da parte delle case farmaceutiche non vi è un interesse a trovare una cura definitiva per le malattie. La ricerca quindi è finalizzata principalmente a migliorare le cure dei malati che sono il vero business.
I test sulle staminali potrebbero trovare la via per vincere la malattia per sempre.
L’obiettivo è arrivare a trapianti di cellule produttrici di insulina o di isole pancreatiche per curare il diabete in modo definitivo.

Guarda l’intervista al Prof. Ricordi

Ma il grido d’allarme del professor Ricordi non è isolato, come l’INCHIESTA di Rainews24 ha avuto modo di riscontrare nell’ambito del trentesimo congresso della Società spagnola di farmacologia.

Una risposta Rainews24 l’ha chiesta anche all’European Federation of Pharmaceutical Industries and Associations, EFPIA, che rappresenta 43 associazioni di industrie farmaceutiche e 32 delle principali compagnie farmaceutiche presenti in Europa.
Nel quadro europeo la situazione italiana è ancora più complicata.

Il prof. Pier Luigi Luisi dopo aver insegnato per trent’anni allo Swiss Federal Institute of Technology di Zurigo (lo stesso dove studiò Einstein), dal 2002 insegna e prosegue le sue ricerche all’Università di Roma 3.

Un miracolo al quadrato il suo vista la difficoltà nel reperire i fondi in Italia.
Enzimi, acidi e alcune proteine. E’ la ricetta per generare la vita che persegue il prof. Luisi. Si tratta di bollicine di appena una manciata di nanométri create in laboratorio. Lo scopo è dare vita alla prima cellula artificiale assemblando come una scatola del meccano pezzettini presi in prestito dalla natura.

L’INCHIESTA di Rainews24 si chiude con la speranza che tra 2 o al massimo 4 anni l’equipe del prof. Luisi riesca ad avere una sorta di “vivente minimo” con lo scopo di disporre di batteri su misura per nuovi farmaci.

 

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Il business dei farmaci.
Quando la ricerca non conviene

di Flaviano Masella