Studio genetico del diabete MODY (Maturity Onset Diabetes of the Young): approcci diagnostici in fenotipi diversi

Il MODY è la forma più comune di diabete monogenico. Mutazioni nel gene GCK (MODY2) e nel gene HNF1α (MODY3) sono responsabili da sole del 70% di tutti i casi MODY. OBIETTIVO: validare in modo prospettico l’utilizzo di linee guida recentemente proposte, usando i criteri di inclusione per la selezione dei soggetti da sottoporre allo screening. METODI: Criteri di inclusione: Per GCK, iperglicemia persistente a digiuno >100 mg/dl, lieve aumento dell’HbA1c e della glicemia dopo OGTT < 54 mg/dl. Per HNF1α, esordio precoce in almeno un membro della famiglia, presenza di secrezione insulinica dopo 3 anni dalla diagnosi, assenza di chetoacidosi e valori testabili di c-peptide.
Casistica: Sono state studiate due coorti: la prima composta da 53 bambini è stata selezionata in base alla presenza di alterazioni nel metabolismo dei carboidrati e assenza di autoanticorpi circolanti, la seconda è costituita da 14 soggetti adulti diabetici, con familiarità e precoce età di insorgenza.
Per l’indagine genetica sono stati sequenziati 10 esoni e il promoter per GCK e 10 esoni per HNF1α.
RISULTATI: Nella coorte costituita da bambini sono state identificate 2 mutazioni nel gene GCK: L271fsdel22 e V222D. In tre soggetti con familiarità per diabete è stato inoltre analizzato il gene HNF1α e sono state identificate le varianti G31D e T354M. Nella coorte costituita da adulti 35,7% sono risultati positivi allo screening per MODY. H50R, M235I e c.1079-1080insCCTC sono mutazioni nel gene GCK; R278Q e R131Q nel gene HNF1α.
Tutte le mutazioni identificate sono state confermate nei familiari. CONCLUSIONI: l’utilizzo di linee guida per la diagnosi di MODY si è dimostrato uno strumento di notevole supporto nella pratica clinica. Nei soggetti adulti è stata riportata un’alta prevalenza di soggetti MODY (35,7%). Nella coorte costituita da bambini e adolescenti selezionati per la presenza di iperglicemia la prevalenza di MODY2 è stata del 4,1% non molto differente da quella riportata in popolazioni non selezionate. E’ interessante notare che quando si selezione anche per familiarità e BMI, come proposto nei criteri generali di inclusione per lo studio del MODY, la prevalenza di MODY2 aumenta fino al 40%, segno che questi due parametri non sono da sottovalutare in un approccio di questo tipo.

 

da PADIS