Sono credibili i fitosteroli?

Si possono consumare con sicurezza i prodotti arricchiti in fitosteroli disponibili ormai da tempo sul mercato italiano per ridurre il tasso di colesterolo nel sangue?

Le indicazioni disponibili sono tutte sostanzialmente positive, e un recentissimo report dell’Agenzia europea per la sicurezza alimentare (EFSA) conferma tra l’altro come l’uso di questi prodotti da parte del pubblico non si discosti in maniera significativa (con l’eccezione forse del consumo concomitante di vegetali colorati, che andrebbe aumentato) dalle indicazioni e dalle dosi suggerite in etichetta. L’efficacia dei prodotti arricchiti in fitosteroli è d’altra parte ormai ben documentata: sono in grado di ridurre del 10 per cento circa il colesterolo-LDL (aterogeno), senza modificare significativamente il colesterolo-HDL (protettivo) e la trigliceridemia.

Un recente articolo ( 1 ), piuttosto critico sugli effetti degli steroli vegetali impiegati a scopo ipocolesterolemizzante, ha tuttavia riaperto la polemica sui possibili effetti sfavorevoli di questi composti a livello della parete arteriosa. Vediamo in sintesi i risultati principali dello studio, condotto parte nel topo e parte nell’uomo.

Nella prima parte dello studio, topi normali sono stati alimentati con dosi molto elevate di fitosteroli (il 2 per cento in peso nella dieta). In questi animali la colesterolemia non si è modificata, mentre si sono osservati un aumento della sitosterolemia (di circa 1 mg/dL) e una risposta dell’endotelio arterioso meno favorevole rispetto a quella del gruppo di controllo alimentato senza aggiunta di fitosteroli alla dieta stessa. Sempre nel topo normale, inoltre, si è osservato che gli animali alimentati con la dieta arricchita in fitosteroli sviluppavano lesioni ischemiche cerebrali più ampie, rispetto al gruppo di controllo alimentato in modo normale, dopo un’occlusione temporanea seguita da riperfusione dell’arteria cerebrale media.

Una seconda parte dello studio è stata condotta su topi apo E knock-out , geneticamente privi dell’apolipoproteina E, che sviluppano aterosclerosi generalizzata anche seguendo una dieta normale e ancora più se alimentati con una dieta occidentale ad alto tenore di grassi e colesterolo. In questi animali si è valutato l’effetto dei fitosteroli aggiunti alla dieta (sempre alla dose del 2 per cento: gruppo FS) o di ezetimibe, un farmaco che blocca l’assorbimento del colesterolo (ma anche dei fitosteroli) dall’intestino, aggiunto alla dieta allo 0,005 per cento (gruppo EZ), di entrambi i trattamenti (gruppo FS+EZ) o di nessuno dei due (gruppo di controllo, o C) sullo sviluppo di lesioni aterosclerotiche, valutate sacrificando gli animali dopo sei mesi di trattamento.

Lo studio è stato condotto in parallelo su due gruppi di animali: uno a dieta normale e l’altro a dieta occidentale, che comprendeva lo 0,15 per cento di colesterolo e un 40 per cento di calorie da burro. Si sono creati quindi otto gruppi sperimentali di topi, ciascuno costituito da 10 animali, secondo lo schema seguente:

•  dieta normale, C

•  dieta normale, FS

•  dieta normale, EZ

•  dieta normale, FS+EZ

•  dieta western , C

•  dieta western , FS

•  dieta western , EZ

•  dieta western , FS+EZ

Al termine dello studio si è osservato al rilievo autoptico che tutti gli animali trattati (FS, EZ, FS+EZ) avevano sviluppato meno placche aterosclerotiche del gruppo di controllo (C): gli animali trattati con ezetimibe avevano tuttavia sviluppato meno lesioni di quelli trattati con fitosteroli, nonostante la loro colesterolemia fosse uguale – o più alta – di quella degli animali trattati con fitosteroli, sia nel gruppo a dieta normale sia nel gruppo a dieta occidentale. Si è anche osservato (non sorprendentemente) che la concentrazione plasmatica dei fitosteroli era sensibilmente salita nel gruppo trattato con fitosteroli ma non in quello trattato con ezetimibe o fitosteroli + ezetimibe.

In una terza parte dello studio, condotta su 82 pazienti sottoposti a sostituzione chirurgica della valvola aortica, è stata dosata la concentrazione di diversi fitosteroli nel tessuto valvolare asportato chirurgicamente. Essa è risultata maggiore nei sei pazienti che avevano assunto regolarmente per almeno due anni (per loro decisione) prodotti commerciali addizionati con fitosteroli, intermedia tra i quattro soggetti che avevano assunto irregolarmente prodotti analoghi e inferiore nei 72 soggetti che non ne avevano assunti.

Gli autori concludono che la supplementazione con fitosteroli inibisce la funzione endoteliale, peggiora il danno ischemico cerebrale, influenza l’aterogenesi nel topo e aumenta la concentrazione tessutale di fitosteroli nell’uomo. Essi sostengono la necessità di eseguire studi con end-point cardiovascolari (che valutino direttamente, per esempio, il rischio di infarto tra i soggetti trattati rispetto a soggetti non trattati) da affiancarsi a quelli, già disponibili, che mostrano la riduzione della colesterolemia nell’uomo.

L’editoriale di accompagnamento ( 2 ) evidenzia alcune debolezze dello studio. Gli editorialisti sottolineano soprattutto come il rilievo di un aumento della concentrazione di fitosteroli nel tessuto valvolare non possa essere considerato una dimostrazione che lo stesso effetto si osserverebbe anche a livello delle arterie umane, rilevando anche la debolezza intrinseca del dato, che nasce da un numero molto limitato di osservazioni (erano solo 10 i soggetti che consumavano, più o meno regolarmente, prodotti arricchiti in fitosteroli).

Lo studio di Weingärtner e colleghi appare comunque discutibile, sia sul piano sperimentale sia su quello interpretativo. La conferma della riduzione della colesterolemia e il rilievo di un livello di aterosclerosi nei topi apo-E knock-out , comunque ridotto rispetto al gruppo di controllo a sola dieta, indicano che l’aggiunta di fitosteroli ha in ogni caso effetti favorevoli sull’aterogenesi, che è l’unico motivo per cui questi prodotti sono indicati nell’uomo. L’alta quantità di fitosteroli utilizzata nello studio rende poi difficile immaginare cosa succeda per i livelli di assunzione – molto più bassi – che fanno seguito all’uso dei prodotti arricchiti disponibili sul mercato. Non si può infatti escludere che la capacità dell’organismo di “gestire” questi composti sia limitata e che ai dosaggi impiegati nello studio di Weingärtner e coll., equivalenti più o meno a 100 volte (in mg/Kg di peso corporeo) le dosi consuete nell’uomo, essa sia del tutto saturata, con possibili fenomeni di accumulo.

Il peggioramento della risposta endoteliale nel topo “normale” è di interpretazione quanto meno incerta. Nello studio di Weingärtner, infatti, il tasso di colesterolo in questi animali non calava a seguito del trattamento con fitosteroli, mentre saliva in misura proporzionale la fitosterolemia. Non è quindi forse sorprendente che il risultato finale non sia stato favorevole.

Difficilmente condivisibile è anche la richiesta di condurre studi con end-point clinici con prodotti arricchiti in fitosteroli. Uno studio che volesse documentare un effetto su eventi coronarici come l’infarto richiederebbe probabilmente di arruolare almeno 20mila soggetti, randomizzarli all’uso di fitosteroli o placebo e seguirli per 5-10 anni, con costi proibitivi e qualche problema di natura etica. Va inoltre ricordato che una serie di risultati molto omogenei, ottenuti in trial di intervento di appropriate dimensioni e protocollo, ha già dimostrato al di là di ogni ragionevole dubbio che la riduzione della colesterolemia, comunque ottenuta, si associa a una riduzione del rischio di infarto ed eventi cardiovascolari su base aterosclerotica.

Si può quindi concludere che i prodotti arricchiti in fitosteroli possono essere consumati senza problemi, laddove il loro impiego sia condotto secondo modalità corrette (assunzione continuativa, meglio al termine del pasto) e, ottimamente, dopo averne concordato con il proprio medico l’uso nell’ambito di una strategia di controllo flessibile e personalizzata del rischio cardiovascolare.

Bibliografia

•  Weingärtner O, Lütjohann D, Ji S, Weisshoff N, List F, Sudhop T, von Bergmann K, Gertz K, König J, Schäfers H-J, Endres M, Böhm M, and Laufs U. Vascular effects of diet supplementation with plant sterols. J Am Coll Cardiol 2008; 51: 1553-61

•  Miettinen TA and Gylling H. Vascular effects of diets, especially plant sterol ester consumption. J Am Coll Cardiol 2008; 51: 1562-3

 

 

 

di Andrea Poli
Fondazione italiana per il cuore
Nutrition Foundation of Italy

da Cardiometabolica.org

4 agosto 2008