Servono nuovi farmaci e diagnosi precoce

Per sconfiggere il diabete serve un maggiore uso dei farmaci innovativi e una diagnosi precoce. E’ la ricetta emersa dal convegno ‘La nuova frontiera della terapia e la diagnostica per la cura del diabete’ organizzato dall’Osservatorio per la Sanita’ e la Salute a Roma in occasione della Giornata Mondiale su questo tema del 14 novembre. “Solo l’1,5% dei malati viene trattato con i farmaci innovativi, un decimo rispetto al resto d’Europa – ha sottolineato Cesare Cursi, presidente dell’Osservatorio – e nei servizi ci sono grandi disparita’ regionali. A livello nazionale bisognerebbe definire un percorso valido per tutti con i servizi minimi. Il federalismo sanitario va coniugato con la garanzia delle stesse prestazioni per tutti”.
In Italia il 4,8% della popolazione ha il diabete, una cifra destinata a crescere anche per effetto dell’invecchiamento della popolazione: “Per questo serve un’educazione alla prevenzione – ha affermato Daniele Bosone, vicepresidente della commissione Sanita’ del Senato – che andrebbe fatta nelle scuole, ma anche un maggior numero di centri diabetologici, soprattutto al Sud”.
L’importanza dei centri specialistici e’ stata ribadita anche da Sandro Gentile, presidente dell’Associazione Medici Diabetologi, che ha sottolineato come meta’ dei pazienti arrivi dallo specialista dopo diversi anni di malattia, quando e’ piu’ difficile la cura. Importante e’ pero’ anche il ruolo dei medici di famiglia: “Noi siamo pronti ad essere coinvolti – ha sottolineato Claudio Cricelli, presidente della Societa’ Italiana di Medicina Generale – ma dobbiamo essere informati, ad esempio sui farmaci innovativi che invece ci vengono preclusi”.
Oltre ai farmaci, per i quali e’ gia’ previsto un fondo da parte dell’Aifa di 34 milioni di euro, come ha spiegato Pierluigi Russo del Coordinamento Supporto alle Regioni, sarebbe necessario un monitoraggio costante della glicemia dei pazienti: “In quest’ottica la tecnologia diventa un vero e proprio investimento – ha spiegato il presidente dell’Associazione Italian Diabetici – ma purtroppo in Italia la percentuale di pazienti che puo’ accedervi e’ troppo bassa”.

 

(ANSA).