Sclerosi multipla: Sardegna, primato mondiale anche fra under 18

La Sardegna ha il primato mondiale della più alta incidenza della sclerosi multipla anche in età pediatrica, di due-tre volte superiore, con 2,85 nuovi casi l’anno fra i sardi under 18, cui si aggiunge uno 0,68 per le diagnosi di Cis (Clinically isolated syndrome), considerata l’esordio della SM. Un gruppo di ricerca dell’università di Sassari, guidato da Stefano Sotgiu, ha dimostrato, per la prima volta, che nell’isola il primato non è limitato solo alla popolazione adulta. La novità è contenuta nell’articolo “Epidemiologia della sclerosi multipla nella popolazione pediatrica del Nord Sardegna”, pubblicato sulla rivista scientifica “European Journal of Pediatrics” dall’equipe di Sotgiu, responsabile della clinica di Neuropsichiatria infantile dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Sassari, che ha esaminato cartelle cliniche e ambulatoriali e risonanze magnetiche di tutti i centri neuropsichiatrici, neurologici, riabilitativi territoriali e ospedalieri delle province di Sassari e Olbia-Tempio.

Nel complesso, fra SM e Cis, risultano ogni anni 3,5 nuovi casi ogni 100mila ragazzi nel nord Sardegna. La prevalenza totale calcolata dallo studio è pari a 33,3 casi di sclerosi multipla definita o iniziale ogni 100mila under 18. “Dopo i traumatisti della strada, la sclerosi multipla – malatti cronica infiammatoria autoimmune del sistema nervoso centrale – è la più importante causa di disabilità nei giovani”, spiega Sotgiu.
La Sardegna è l’isola delle autoimmunita‘: si pensi, oltre alla SM, al diabete di tipo 1, alle tiroiditi, alla celiachia, patologie che colpiscono la popolazione sarda molto più che la gran parte del resto del mondo. Credo che ciò abbia a che fare con la secolare lotta genetica dei sardi contro la malaria”. Un processo che ha portato, fra l’altro, alla selezione di globuli rossi lievemente modificati, utili per neutralizzare il plasmodio della malaria, ma collegato a patologie come le talassemie e il favismo. Dopo la Secondo guerra mondiale, in pochi anni, tutto è cambiato, secondo l’ipotesi del ricercatore.
Eradicata la malaria grazie al massiccio uso di Ddt, sconfitta la tubercolosi, i parassiti intestinali e le infezioni con i vaccini, è possibile che il Dna dei sardi non abbia fatto in tempo a ritrasformarsi in concomitanza con le migliorate condizioni igienico-ambientali.
“Naturalmente, questa è solo un’ipotesi”, precisa il neuropsichiatra, “che andrà studiata e verificata”.

 

da AGI.it