Ricordi di diabete (e di palio)

Una mattina dopo palio dell’ 81. Forse 82. Faccio l’insulina dal gennaio 1981. Questo è quello che so. Sveglia antelucana per la “visita”.
Tempo grigio. Nei miei ricordi è sempre grigio in quegli anni.
Ritirare il numerino presto per finire prima. Clinica medica. Piazzetta della Selva sotto il Santa Maria della Scala. Vado lì dopo un qualche smarrito girovagare tra i medici.
Il fatto è che tempo prima, il marito d’una mia cugina, contradaiolo bonissimo del Montone è amico del vicedirettore, Priore del Montone, e me l’ha fatto conoscere. Mi ha accompagnato ad incontrarlo e dopo che hanno fatto du’ chiacchiere di contrada, il Prof. mi ha preso per un braccio e mi ha chiesto se mi fossi fatto qualche ” buco” 🙄. Ho risposto di no. Ha guardato gli esami.
“Forse in luna di miele” ha detto.  E arruolato.
E quindi ora sto nel corridoio d’aspetto, gente vecchia e triste. Mi sento e sono solo.
La donnina accanto, però un si zitta mai.
L’ infermiere, di nota famiglia torraiola, si trascina stanco, frusto come il suo camice. Fialette di vetro che tintinnano. La voce della donna si fa quasi suadente. “O Sa….lli. Anche ieri a la Torre … un’ gli’ è detta bene”

” Stia zitta… stia zitta, che mi sento male…” risponde basso e tira via.

(GLI ESAMI, LA VISITA DI ALLORA, L’INCOMUNICABILITÀ, L’IGNORANZA.)

E anch’io per niente bene. Digiuno. E soprattutto senza insulina, forse lo sconosciuto, allora, effetto alba. La glicemia ringrazia. Ma non ho ancora glucometro. (Striscette per glicosuria e chetoni)
Finalmente il prelievo. Poi l’insulina (non ricordo di che tipo, forse actrapid). E poi forse , brioscia e cappuccino. Ma senza cognizione. Dopo due ore Il PEGGIO. IL Chiodo/Lancetta per la goccia capillare (che uno poteva giusto intuire il terrore dei torturati nelle mani di qualsiasi Gestapo 😳).
Tralascio qualsiasi interrogativo ironico su queste modalità ANTI DIABETE.
Questo era l’iter (e restò tale per lungo tempo)
Poi il dottore.
Guarda gli esami ma non da spiegazioni. A quel tempo si va a dieta fissa e dosi fisse (al massimo le “sostituzioni”). Mi domanda quanta insulina faccio.
E io tentenno… “Insomma qui c’è scritto tot.” … – sì… cioè più o meno…
È già innervosito…. ????
La mia vaga risposta è perché ho cominciato a intuire che in quella camicia di forza non ci posso stare: mangio di più e faccio più insulina. Ma della “conta” non ho idea. Non sono sicuro di niente. Taccio.
” e quanto la fai, PRIMA l’insulina ? ( tono spazientito)
– mezz’ora… cioè anche 40, 45 …
(non posso dirgli che a volte aspetto anche più di un’ora, specie a colazione con poco più che qualche vaga cognizione di causa. Forse non sarebbe d’accordo).
Il diario (forse delle glicosurie) mi sa che non ce l’ho.
Ma perché è così stizzito?
Forse è la mia faccia indisponente?
Noto che ha il classico anello con lo stemma di non so che contrada.
(Comunque del suo eventuale palio me ne frego, eh)
Scrive le prescrizioni. E mi congeda. Salgo su verso il Duomo.
Non ci siamo più visti.
Per forse un paio d’anni, feci a meno del diabetologo.
Non fu colpa sua.
Non sono convinto fosse mia.
Poi arrivò (per me) il primo glucometro. Ma si era ancora lontani.
Da quel minimo di conoscenza, e soprattutto dalle insuline buone e dalla tecnologia.
Poi l’empatia (manco lo conoscevo il termine) si prende e si da.
……………………………………
E così. Son voluto ritornare, dopo tanto, dalle parti del cuore amaro dei miei vent’anni (parodiando il sottotitolo di una bella trasmissione sul Palio che fu).
Con la consapevolezza di oggi. Questa sorta di pacificata incertezza. Che oggi ho meno paura.
Sarà l’età.
Per la storia:
– molti di quella mattina sono morti per ovvie ragioni.
– La Torre rivinse il palio nel 2005 dopo 44 anni di digiuno.
– Noi (io plurale) aspettiamo e forse non vivremo la “cura”. Anche se è solo un miglio.
Lo dico per consapevolezza d’età e un po’ di scaramanzia. Nondimeno la ricerca va aiutata .
Qualsiasi metaforico rimando paliesco sarebbe assolutamente inappropriato.
(Il palio è sempre un’altra cosa e io sono solo un senese di campagna 😊).
di Marco Salvini