Quando ormai si vola non si può cadere più

“Quando ormai si vola non si può cadere più…”
Alessandro era giovane, pieno di vita, grande fan di Vasco, non lo conoscevo Alessandro, ma avevamo una cosa in comune… questa merda di malattia, il diabete! Ed è proprio questa maledetta che se l’è portato via!
Alessandro ha avuto un’ ipoglicemia, di notte, mentre dormiva, è entrato in coma, è morto.
Sono tante le domande che ti balzano in testa, com’è possibile?!
Noi ci curiamo, facciamo corsi per la conta dei cho, andiamo a convegni per sapere quale nuovo “macchinario” possiamo attaccarci per riuscire a sopravvivere, per riuscire a gestire al meglio le nostre glicemia, ci iscriviamo a gruppi dove possiamo condividere le nostre esperienze, i nostri dubbi, le nostre paure, dove condividiamo i malesseri e le gioie, per lo più troviamo conforto perché i nostri interlocutori sono persone che vivono quotidianamente le nostre difficoltà. Ma ieri notte Alessandro è morto, nel sonno, non ha sentito l’ipoglicemia. Andiamo a convegni e siamo tanti, ci sono adulti, genitori adolescenti e bambini, ci guardiamo sorridiamo, ed abbiamo tutti la stessa speranza negli occhi, “avranno trovato la cura?” e così, speranzosi, ascoltiamo le ricerche, gli studi, gli esperimenti e quella frase “siamo a buon punto”, questo punto va avanti da anni. E Alessandro è morto, nel sonno, non ha sentito l’ipoglicemia.
Noi diabetici, ci attacchiamo sensori, microinfusori, per cercare di sopravvivere meglio, per cercare di evitare gli sbalzi, lo facciamo facendo finta che sia normale, ma di normale c’è ben poco, ogni giorno è una lotta, non solo fisica, per lo più psicologica, però accetti il tutto perché la tua salute viene prima di qualsiasi altra cosa. La paura, la paura di non essere accettato, di essere guardato come un alieno quando vai al mare, in piscina, quando negli spogliatoi della palestra le persone ti osservano, tu sorridi rispondi che senza quelle “cose” potresti morire, perché senza insulina noi diabetici tipo1 possiamo morire. E quindi sorridi, ti metti la maschera del “è tutto normale, va tutto bene” ma niente lo è, niente va bene, convivi con un pancreas che non funziona. E Alessandro è morto, nel sonno, non ha sentito l’ipoglicemia.
Ci svegliamo la mattina, speriamo che tutto sia andato bene, apriamo gli occhi e per i primi 10 secondi ci domandiamo se siamo vivi, se la notte è passata, e spesso ci sentiamo stanchi, come se ci avessero dato un colpo in testa, magari abbiamo fatto la notte in bianco, come quei genitori che mettono le sveglie per controllare l’andamento glicemico dei propri figli, a volte sono così piccoli da non saper neanche spiegare come si sentono.
Io stamattina mi sono svegliata, il mio micro stanotte ha suonato, io non l’ho sentito, mia madre mi ha toccata mi ha svegliata mi ha chiesto cosa volesse, io non l’ho sentito, io non lo sento mai! Ho sempre cercato di far capire a chi mi sta accanto le difficoltà quotidiane ma alla gente quando dici certe cose fai pena, e noi non vogliamo fare pietà a nessuno, ho cercato di spiegare che la mattina mi do un pizzicotto per capire se sono viva, ma le persone sono prese solo da loro stesse, e poco gli importa di te, se morirai si ricorderanno di te come una brava persona, e ti apprezzeranno più da morto che da vivo! Io non so se Alessandro su questo la pensava come me, perché io Alessandro non lo conoscevo, ma sono sicura che Alessandro affrontava le mie stesse difficoltà, e allora sono sicura che un po’ Alessandro lo conoscevo, e la sua scomparsa mi annienta, mi sconvolge e mi logora. Al posto di Alessandro, un ragazzo giovane, grande fan di Vasco, un ragazzo che voleva vivere e lottava ogni giorno, potevamo esserci ognuno di noi, ognuno di noi diabetici tipo1.
Alessandro vorrei poter trovare parole più dolci per salutarti, non ne sono in grado, ciò che rimbomba nella mia testa sei tu, che nel sonno non hai sentito l’ipoglicemia.

Ciao Alessandro, spero almeno che lassù tu possa correre libero senza pensare al tuo pancreas

 

Stefania Furia