Nuovi menu per il diabete

Tre recenti studi aggiungono alcune indicazioni sulle abitudini da adottare a tavola in modo da ridurre i rischi.
Sono sempre più numerose le persone che, nei Paesi sviluppati, soffrono di diabete mellito o di tipo 2. Si tratta di quel particolare disturbo del metabolismo che ne mina la capacità di utilizzare l’Insulina per metabolizzare gli alimenti e che è legato a obesità e carenza di esercizio.
La dieta è pilastro della terapia e sono sempre più numerose le ricerche, effettuate in tutti i Paesi del mondo, per mettere a punto una alimentazione “anti-diabete” ancora più efficace. Ecco, allora, le novità più recenti.

Il caffè

Tre tazze al giorno per far la Vita “meno dolce”
Uno studio del National Public Health Instltute di Helsinky, condotto in Finlandia (il Paese con il più alto consumo di caffè non è infatti l’Italia, ma proprio la Finlandia), su 15.000 volontari, dimostra che chi beve 3-4 caffè al giorno può ridurre di un terzo il rischio di ammalarsi di diabete. I motivi di questo benefico effetto del caffè non sono del tutto chiari. Gli studiosi ipotizzano che l’acido clorogenico, presente nel caffè, possa regolare il livello di glucosio nel sangue.
A sua volta, la caffeina stimola la secrezione di insulina da parte del pancreas.

Dalle indagini risulta che al crescere del consumo di caffè, tenderebbe a crescere anche il suo effetto protettivo. Per le donne che ne bevono addirittura 10 tazze al giorno il rischio di ammalarsi di diabete crollerebbe dell’80% e del 50% per gli uomini. Ma poiché la salute è il risultato di un sapiente equilibrio, anche i diabetici non dovrebbero esagerare nel bere caffè. Il rischio cardiaco viene infatti stimolato da dosi eccessive di caffeina.
In ogni caso, secondo l’American Hearth Association, un paio di caffè al giorno non sembrano provocare danni. I diabetici (e non solo loro) possono accontentarsi.

La “superdieta”

Funziona, ma deve durare poco
Gli adolescenti obesi, ammalati di diabete mellito, possono calare di peso e tenere sotto controllo la glicemia, seguendo una dieta stringatissima anche solo per tempi abbastanza brevi (naturalmente sotto stretto controllo medico). Uno studio su 20 ragazzi, pubblicato sul giornale medico Diabetes Care, dimostra che soli tre giorni di un regime alimentare da 680-800 calorie, composto da 370 g di carne magra, 3 tazze di vegetali, più 8 tazze di liquidi da bere e da un’integrazione di sali minerali, può fare calare la glicemia da 162 a 100 mg/dL.

Dopo un paio di mesi di dieta (poi interrotta), i ragazzi avevano perso il 9,3 % del peso corporeo.
Dopo due anni dall’interruzione, il loro peso era mediamente ancora più basso del 5,4 %. Durante la dieta, nessuno dei ragazzi aveva sofferto di nausea e crampi. Perciò gli studiosi hanno concluso che, anche se sono necessari ulteriori studi, una dieta stringatissima, anche se condotta per tempi limitati, può aiutare a tenere il diabete sotto controllo anche per lungo tempo. Ma attenzione: questi studi vanno intesi come una autorevole conferma dell’importanza della dieta in caso di diabete, anche in giovanissima età. Ripetiamo: diete cosi estreme sono del tutto sperimentali e vanno effettuate solo sotto strettissimo controllo medico.

La carne

Meglio limitare il consumo di quella “rossa”
Mangiare troppa carne di manzo può fare crescere le probabilità di ammalarsi di diabete. Lo suggerisce uno studio pubblicato sull’American Journal of ClinicaI Nutrition, che ha tenuto sotto osservazione per 12 anni, ben 38.394 uomini volontari, inizialmente sani. Nel corso del periodo indicato, 1168 persone si sono ammalate di diabete mellito.
Secondo gli studiosi, alla base di gran parte dei casi di diabete c’è stato un sovraconsumo di carne rossa.

Il rischio di diabete è infatti cresciuto parallelamente al crescere della quantità di ferro ematico da carni rosse presenti nella dieta.
Il curioso è che il ferro emetico proveniente, per esempio, dalle carni bianche, come quella del pollo, non sembra avere provocato gli stessi effetti negativi sul metabolismo delle persone sotto osservazione. I nutrizionisti ammettono, con tutta onestà, di non avere prove certe per affermare che gli effetti sul diabete siano provocati proprio dal ferro ematico, piuttosto che da qualche altro specifico componente della carne rossa.
Ma tanto basta per consigliare a tutti, di contenerne il consumo entro i limiti indicati dalla nostra dieta mediterranea: una fettina da 70 g qualche volta al mese. Non di più.

 

 

di ROBERTA SALVADORI

da: “Corriere Salute” del 04.04.04