Non crediate di essere eroi, non crediate di essere invincibili

Ciao ragazzi,

questo è un mio vecchio post che ho integrato con nuove riflessioni.

Inizio con una citazione :

” Ti capisco, ad un sacco di gente piace essere morta però non è morta veramente, solo che si tira indietro dalla vita e invece bisogna cercare, correre dei rischi, soffrire anche magari, ma giocare la partita con decisione. FORZA RAGAZZI! FORZA! Dammi una “V” dammi una “I” dammi una “V” dammi una “I”; dammi una “V” dammi una “I” dammi una “V” dammi una “I” VIVI!

VIVI se no non si sa di che parlare alla fine negli spogliatoi.”

Sentirsi vivi, vivere quanto è difficile a volte? A volte ci sentiamo onnipotenti altre vorremmo sparire; a volte riusciamo a vincere le nostre paure altre invece viviamo con esse!

Quante volte mi è capitato di essere ostaggio delle mie stesse ansie, e che fatica ho fatto per vincerle, ma ne è valsa la pena.

Capire cosa vuol dire vivere e riuscire a farlo veramente è forse l’enigma che per una vita intera ci accompagna.. alcuni lo intuiscono, altri preferiscono non farlo, altri si accontentano e decidono di sopravvivere…ed io? Io pian piano sto trovando un senso a quella  che è la mia vita e spero nel mio piccolo di riuscire ad esservi d’aiuto affinché possiate farlo anche voi.. nonostante tutto, nonostante la nostra malattia.

Cosa penso io di questa malattia? Beh! Io credo di essere stata una persona sfortunatissima, quando mi è stato diagnosticato il diabete avevo 7 anni, in due sole settimane io e i miei genitori siamo stati travolti da un’infinità di nuove informazioni da immagazzinare correttamente nel minor tempo possibile.

AIUTO!!! Io, come la maggior parte dei bambini, avevo la paura degli aghi (a dirla tutta anche adesso che ho 24 anni questa paura non mi ha abbandonato), e immaginate quando mi è stato detto “ dovrai farti 5 o 6 punture al giorno”. Cosa ????????

Io non volevo! Non volevo perché il tutto mi terrorizzava e allora i miei genitori a turno, un giorno papà e un giorno mamma, venivano a scuola per farmi la puntura o misurarmi la glicemia.

L’impatto traumatico sarà migliorato crescendo direte voi e invece no!

Le crisi e i dubbi esistenziali classici dell’adolescenza iniziarono a scontrarsi con questa malattia che mi stava stretta da sempre.

Smisi di farmi insulina e iniziai a stare davvero male, a questo punto un ruolo fondamentale lo ha avuto la mia famiglia che mi ha tenuta a galla annaffiando quelle radici per far si che la linfa vitale in me non si spegnesse.

Il diabete pian piano è diventato un’abitudine, così come mi lavavo i denti al mattino, allora a colazione, pranzo, cena e prima di coricarmi mi facevo l’insulina.

Arrivo al Liceo, i 5 anni più belli.. e incontro un Prof. Che diventerà il mio esempio.. in dialisi dall’età di 19 anni in attesa di trapianto, inizio con lui ad approcciarmi a uno stile di vita che conciliava interessi, speranze e sogni ad una malattia cronica: “non è la malattia a renderti una persona diversa o migliore degli altri, ti renderà solo più forte o più debole nell’affrontare la vita e un qualcosa a cui dovrai pensare a prescindere, ciò che ti renderà una persona diversa sarà il tuo nome e ciò che riuscirai a far accostare ad esso.”

Ed ecco che iniziano a crearsi nella mia testolina sogni e speranze per il futuro, il diabete non era più un dramma esistenziale ma un qualcosa con cui convivere, anche se forzatamente, giorno dopo giorno, il punto stava nel far si che questo non mi limitasse in modo eccessivo nello studio, mentre ero con gli amici…insomma nella mia quotidianeità.

La mia vera e propria battaglia iniziò li e fidatevi ancora oggi non sono ancora riuscita a vincerla. Chi non detesta un’ipo mentre ti mancano solo pochi giorni ad un esame da 12 crediti? Chi non detesta un’iper che ti “fa la bocca impastata” quando un ragazzo o una ragazza ti chiede di uscire e tu hai una voglia matta di baciarlo o di baciarla??

Parliamo adesso del primo amore … E chi se lo scorda più? Quel sentimento che ti travolge e ti fa credere che sarà per sempre, che vi sposerete e farete una marea di bambini.

Sono stati due anni “ da favola” fino al giorno in cui la favola si spezza. E la frase che ha spezzato tutto ciò è stata questa: “non riesco a immaginare un futuro con una persona come te, la tua malattia impedirebbe troppo cose”.

A volte la cattiveria e l’insensibilità umana sono sconcertarti, ciò di più sconvolgente è la codardia di alcuni individui che per non ammettere le proprie colpe fanno leva sulle debolezze altrui.

Ora immaginate: il diabete che avevo accettato era ritornato ad essere un problema. Volete sapere come si è concretizzato il problema?

Tre settimane di coma, ero perennemente in ipo e mi odiavo e odiavo la mia malattia.

Ma pian piano ho ritrovato la forza ed eccomi qui.

Mi sto laureando, ho accanto una persona che mi adora, e ho grandissimi progetti per il mio futuro. E riesco a sorridere e a tener sotto controllo il diabete.

Ringrazio di essere ancora in perfetta salute, sono stata negligente e il fatto che io stia bene l’ho preso come un segno, devo fare di tutto perché questa situazione si prolunghi per anni.

Ragazzi non lasciatevi sconfiggere dalle vostre paure, guardate dentro voi stessi e cercate la luce perchè in ognuno di noi c’è ..magari sottile ma c’è!

Non lasciate che la malattia abbia la meglio, non siate suoi schiavi!

Non è facile a volte è persin più comodo appoggiarsi e dare la colpa di tutto ciò che non va al diabete..ma abbiate la forza e il coraggio di rinascere dal buio!

Io mi ci sono trovata tantissime volte, ho lottato con tutta me stessa  a volte mi sono sentita sconfitta e avrei voluto abbandonare tutto.. ma eccomi qui a scrivere per voi, per me … per noi! La forza dobbiamo trovarla dentro noi stessi e una volta trovata niente potrà farci del male!

Non crediate di essere eroi, non crediate di essere invincibili, combattete il diabete con la quotidianeità e cercate di sorridere sempre.

Io da quando lo faccio sono più bella.

 

Lettera firmata