Migliorare l’automonitoraggio del glucosio nei malati di tipo 2

Migliorare, prima di tutto attraverso l’educazione e il dialogo con il medico, la pratica dell’automonitoraggio del glucosio nel sangue per i pazienti con diabete di tipo 2.

A evidenziare la necessità di dare impulso a questa pratica, diffusa fra questi diabetici che spesso non hanno bisogno di ricorrere alle iniezioni di insulina, sono gli esperti della Aston University di Birmingham (Gb), che hanno intervistato regolarmente per quattro anni 18 pazienti con una diagnosi recente di diabete di tipo 2 proprio sulle loro abitudini di ‘autocontrollo’ della malattia.

Il diabete di tipo 2 insorge solitamente dopo i 40 anni, soprattutto nelle persone in sovrappeso. In molti casi non sono necessarie iniezioni di insulina, ma per tenere sotto controllo la malattia sono sufficienti dieta, riduzione del peso e farmaci per via orale.

A essere raccomandato è inoltre il monitoraggio quotidiano dei livelli di glucosio nel sangue, da fare a casa senza l’aiuto del medico. Ma nonostante sia un gesto in grado di prevenire problemi, i pazienti sono risultati abbastanza confusi e poco consapevoli sulla sua importanza.
Molti hanno confessato di non capirne il significato e di non sapere come comportarsi in caso di allarme.
Altri hanno raccontato che i medici sono poco interessati ai test che il paziente effettua a casa.
Ma, a sorpresa, alcuni malati hanno continuato a monitorare il glucosio nel sangue nonostante la mancanza di una guida affidabile. Guida che, secondo gli studiosi britannici, dovrebbe invece essere sempre disponibile al dialogo e all’approfondimento.

 

 

ADNKronos Salute

4 settembre 2007