La scuola delle belle parole ma dei brutti fatti, almeno per i bambini diabetici

Le nostre scuole, a partire da quelle dell’infanzia, sono piene di programmazioni, programmi e progetti. I registri sono stracolmi di belle parole: la “centralità” del bambino anzitutto, soggetto di diritti, quelli inalienabili della Costituzione, delle dichiarazioni e convenzioni internazionali.” Il suo sviluppo deve essere integrale e armonico implicando, pertanto, il riconoscimento di esigenze anche di ordine materiale ( art. 4 della Costituzione) alle quali rispondono (o meglio dovrebbero rispondere) la costante attenzione e disponibilità dell’adulto, la stabilità e la positività delle relazioni umane, la flessibilità e l’adattabilità a nuove situazioni Queste le direttive ministeriali ma la realtà evidentemente è ben diversa.

Le cronache mettono in risalto molte situazioni di disagio ma molte di più rimangono nell’ombra. Si cerca di mediare, si ha la paura di rendere il bambino, già vittima di una brutta situazione, ancora più bersaglio di soprusi ed ingiustizie.

Capita nella nostra Sardegna, la denuncia viene raccolta da Michele Calvisi, presidente regionale dell’ ADMS ONLUS che racconta il caso di una bambina diabetica a cui vengono negate le principali attenzioni senza le quali si mette a rischio la sua stessa vita.

Com’è noto bambini affetti da diabete tipo 1 necessitano, oltre alle iniezioni di insulina prima dei pasti ( a cui generalmente provvedono i genitori), di controlli per verificare il livello degli zuccheri nel sangue. Questi controlli avvengono tramite un apparecchietto detto glucometro, di facilità d’uso estrema al punto che gli stessi bambini intorno ai 5 – 6 anni imparano ad usare. Questo semplice controllo è indispensabile sia per regolare pasti e insuline, ma anche e soprattutto per evitare pericolose ipoglicemie. Nel caso in cui si notino nel bambino segni di stanchezza si fa un controllo ( occorrono 5 secondi) e se il valore che appare è al di sotto di una certa cifra, non si farà altro che far mangiare o bere al bambino qualcosa di dolce ( scusatemi per queste precisazioni inutili per la maggior parte dei lettori, ma penso a chi potrebbe leggere magari per curiosità, senza conoscere bene la malattia) Questo è quanto si chiede ad un’insegnante, oltre alla buona volontà e umanità che si presuppone abbia e a quella di non rendere una strada già accidentata ancora più tortuosa.

Nella scuola in questione, la mamma aveva segnalato già al momento dell’iscrizione la patologia del bambino ed aveva provveduto, in collaborazione al diabetologo a fornire ai docenti certificati medici e istruzioni ben dettagliate onde metterle in condizioni di affrontare eventuali emergenze.

Ma le insegnanti, su indicazione del dirigente ed in ottemperanza ad un decreto del novembre 2005 firmato dall’allora ministro e che conferma la legge 626 del 1994, si rifiutano di eseguire i necessari controlli alla bambina perché “la responsabilità è troppa, ci sono molti rischi, non siamo tutelate, non c’e a scuola un luogo adatto per eseguire il controllo e soprattutto le maestre non hanno la competenza per svolgere questo compito” vietando anche l’assunzione di zuccheri alla bambina in caso di presunta ipoglicemia. A nulla è valsa la circolare informativa diffusa in tutte le scuole, in questo mese di marzo, ad opera della Direzione generale dell’ufficio scolastico regionale per la Sardegna guidato da Armando Pietrella “al fine di predisporre i necessari interventi finalizzati a garantire il diritto alla regolare fruizione del servizio scolastico anche agli studenti in tale situazione di disagio”. La situazione a tutt’ oggi non è affatto cambiata .

L’ADMS evidenzia anche la grande sensibilità che l’’assessore alla sanità della regione Sardegna Nerina Dirindin sta dimostrando nei confronti delle persone affette da tale patologia “una partecipazione che non ha precedenti. Stiamo cercando di risolvere la situazione interna agli istituti scolastici e stiamo lavorando perché l’applicazione della direttiva ministeriale sia più chiara e semplice possibile”.

E’ così che questa creatura, e non è la sola a vivere di queste situazioni, si ritrova ad affrontare crisi ipoglicemiche, nelle quali è capitato che arrivasse anche alla perdita dei sensi in attesa che arrivasse la mamma a farle semplicemente bere un po’ di acqua zuccherata.

Questa è la nostra scuola, con debiti distinguo, in cui nessuno si assume delle responsabilità, in cui non si sa di chi sarà la responsabilità di un bambino se la crisi ipoglicemica dovesse degenerare, dove i responsabili del pronto soccorso, presenti in tutte le scuole per legge, almeno sulla carta, dovrebbero saper fare un massaggio cardiaco, bloccare un’emorragia, far fronte a incidenti di soffocamento e chissà cos’altro ( eventualità peraltro fortunatamente abbastanza rare) ma non è previsto debbano aiutare un bambino diabetico in difficoltà, situazione molto frequente purtroppo nella nostra isola che detiene, il primato mondiale su questa patologia.

 

Un cordiale saluto Mariangela Cadau

 

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