Il morbillo passò su di me e sul mio diabete come un uragano

Mi sono ammalata di morbillo a 24 anni. Ero già diabetica da 7 anni, curata come meglio si poteva a quei tempi. Ero anche in procinto di laurearmi.
Mancavano pochi giorni alla discussione della tesi. Il morbillo mi provocò una polmonite bilaterale e il ricovero di un mese in un’isola di Venezia dove a quell’epoca si curavano le malattie infettive.
Non ricordo nulla del mio ricovero perché stavo malissimo, ma ricordo che fui curata con premura, affetto e grande attenzione alla mia condizione di giovane diabetica. Fui fortunata ed ebbi al fianco dei medici competenti a cominciare dal medico di famiglia.
Ma il morbillo passò su di me e sul mio diabete come un uragano, lasciandomi debolissima e scheletrica, con una tesi sul comodino a fianco del mio letto d’ospedale, che venne discussa solo tre mesi dopo.
Inutile dire che mia figlia, nata nel 1984, é stata vaccinata per tutto quello che si poteva 33 anni fa, morbillo pertosse e parotite compresi, che a quell’epoca non erano obbligatori.
Leggere del bambino leucemico morto per le complicanze del morbillo mi ha stretto il cuore e mi ha ricordato quei giorni all’ isola delle Grazie: la polmonite che mi devastava e le mie umili pagine su Spinoza che mi aiutavano a tirare avanti.
“Quando passa il morbillo conta i tuoi figli” recita un proverbio medio orientale.
Un proverbio che nel 2017 dovrebbe essere solo memoria.

 

di Olga Verzè