I cereali integrali aiutano a prevenire la comparsa del diabete di tipo 2

I cibi integrali (che si tratti di segale, avena, grano poco importa) aiutano a prevenire il diabete di tipo 2. E’ quanto suggerisce una ricerca della Chalmers University of Technology (Svezia) e del Danish Cancer Society Research Center. Che i cereali integrali siano alleati della salute non è certo una novità, ma questo studio ne conferma il ruolo nella prevenzione del diabete di tipo 2.

“La maggior parte degli studi su questo argomento sono stati condotti negli Usa – commenta Rikard Landberg, Professore di Alimenti e Salute  presso la Chalmers University of Technology – dove la gente assume cereali integrali soprattutto sotto forma di frumento. Nel nostro studio siamo andati a vedere se tra i diversi cereali ci fossero differenze da questo punto di vista. Differenze che potrebbero essere legate al loro diverso contenuto di fibre dietetiche e di sostanze bioattive, con un ruolo noto nell’influenzare i fattori di rischio per diabete di tipo 2”.

Il nuovo studio, condotto in Danimarca, dove si consuma un’ampia varietà di cereali integrali, ha in realtà dimostrato che non importa molto il tipo di cereale consumato, quanto il fatto che sia integrale; in altre parole, purché integrali, avena, frumento, muesli, pane di segale, tutti conferiscono una protezione contro il diabete di tipo 2.

I 55.000 partecipanti della coorte del Danish Diet, Cancer, and Health, seguiti per 15 anni,  sono stati divisi in 4 gruppi a seconda del consumo di cereali integrali che avevano riferito. Il gruppo con il più alto consumo riferiva di assumere circa 50 grammi di cereali integrali al giorno (corrispondente ad una porzione di porridge di fiocchi d’avena e una fetta di pane di segale, ad esempio).
La comparsa di nuovi casi di diabete di tipo 2 è risultata inferiore nel gruppo a maggior consumo di cereali integrali, rispetto a quello a minor consumo. In particolare, nel gruppo ad elevato consumo di cereali integrali, il rischio di diabete è risultato inferiore del 34% tra gli uomini e del 22% tra le donne.

“Negli studi condotti in America – Ricorda Landberg – il gruppo a più elevato consumo di cereali integrali, corrisponde, come quantità di cereali consumati, al gruppo a minor consumo in Danimarca. Così in Europa, i Paesi Scandinavi sono quelli che consumano la maggior quantità di cerali integrali, mentre Spagna e Italia sono il fanalino di coda, in questa classifica. Mangiare integrale, oltre a ridurre il rischio di diabete, ha anche tanti altri effetti positivi per la salute ”

Da questo studio, i cereali integrali emergono come una delle strategie dietetiche più efficaci per ridurre il rischio di diabete di tipo 2. Altre misure dietetiche importanti nel ridurre questo rischio, come emerge da altre ricerche, sono bere caffè e ridurre al minimo il consumo di carni rosse.

Per ‘cereali integrali’ si intendono quelli che contengono tutte e tre le principali componente del chicco di grano: endosperma, germe, crusca. Chi cerca di evitare del tutto il consumo di cereali, nel tentativo di seguire una dieta ‘low carb’ (a basso contenuto di carboidrati), si perde dunque tutti gli effetti benefici sulla salute dei cereali integrali, che derivano soprattutto dalla crusca e dal germe.

“I carboidrati – afferma Landberg – sono un gruppo di alimenti molto eterogeneo che comprende zuccheri, amido, fibre. Ognuno di questi merita un’attenzione separata e non bisogna fare di ogni erba un fascio perché ognuna di queste componenti ha degli effetti completamente diversi sulla nostra fisiologia e sulla salute. Per quanto riguarda i cereali integrali il verdetto degli studi è molto chiaro: non ce n’è stato uno tra tutti quelli condotti nel mondo che abbia mai evidenziato effetti negativi derivanti dal loro consumo”.  

 

di Maria Rita Montebelli

 

da Quotidiano Sanità