Glicemia bassa, pericolo al volante

Quando un diabetico si mette alla guida di un auto, la sua sicurezza non dipende affatto da quanto è bassa la glicemia, anzi: secondo un’indagine canadese uscita su PloS Medicine chi ha l’emoglobina glicata più bassa rischia di essere coinvolto in incidenti più spesso degli altri.

EMOGLOBINA GLICATA – «Il vero pericolo per un diabetico al volante è l’ipoglicemia – considera Sandro Gentile, presidente dell’Associazione Medici Diabetologi –. Per cui il valore dell’emoglobina glicata, in effetti, non è indicativo della capacità di guidare senza rischi». Lo dimostrano senza ombra di dubbio i dati raccolti da Donald Redelmeier, dell’università di Toronto: lo studioso ha passato in rassegna due anni al volante di 795 diabetici, scoprendo che uno su quattordici aveva avuto un incidente, ma soprattutto che il rischio aumentava al diminuire dell’emoglobina glicata (cioè del valore che dà una stima della glicemia media nell’arco degli ultimi due-tre mesi). La probabilità schizzava alle stelle in caso di ipoglicemia: i pazienti con una storia di crisi gravi, che avevano richiesto un aiuto esterno, sono risultati quattro volte più a rischio degli altri. Il controllo stretto del glucosio è considerato uno dei cardini della cura del diabete (anche se da più parti ne è stata messa in dubbio l’efficacia reale nel prevenire infarti e ictus); com’è possibile allora che tenere la glicemia più bassa sia controproducente sulle capacità di guida?

IPOGLICEMIA – «Accade perché tenere molto bassa l’emoglobina glicata significa essere sottoposti a una terapia più intensiva e quindi più esposti al pericolo di ipoglicemia», risponde il diabetologo. Quando il glucosio in circolo scende troppo, infatti, si può perdere la coscienza all’improvviso: da questo a un incidente, se ci si trova alla guida di un’auto, il passo è breve. «I nostri dati indicano con chiarezza che la misura dell’emoglobina glicata non è necessaria né sufficiente a stabilire se il diabetico può o meno guidare – scrive Redelmeier –. Le norme che regolano l’accesso alla patente di guida per diabetici, che in molti Paesi includono la valutazione dell’emoglobina glicata, potrebbero perciò essere riviste». Giriamo la considerazione al diabetologo italiano, chiedendogli come si decide nel nostro Paese: «In Italia esistono specifiche direttive al riguardo, secondo cui è il diabetologo a poter e dover decidere dell’idoneità alla guida di ciascun paziente, indicando anche la durata di validità della patente che può variare da caso a caso – spiega Gentile –. Di certo però sappiamo tutti che l’emoglobina glicata da sola non basta a giudicare: bisogna valutare lo stato complessivo del paziente per capire se è idoneo. Per ridurre il pericolo di incidenti, quel che conta di più è l’educazione del paziente: se si insegna al malato come prevenire e riconoscere le ipoglicemie, indicandogli ad esempio quali precauzioni prendere in caso di lunghi viaggi, il rischio di incidenti scende moltissimo e il diabetico può guidare senza paura».

di Elena Meli

da Corriere.it Salute