Diabete. Meno ricoveri e meno spesa con collaborazione tra diabetologi e medici di famiglia

Secondo molti osservatori il diabete sarà la malattia di questo millennio, vista la portata della diffusione: 4 milioni gli Italiani colpiti, quasi 1 milione le persone che si stima abbiano il diabete non ancora diagnosticato, 6,5 milioni i connazionali a elevato rischio di contrarre la malattia per uno stile di vita non sano. Soprattutto nelle forme che si sviluppano in età avanzata a partire da cattive abitudini alimentari o di attività fisica, uno dei problemi fondamentali è quello di evitare le complicazioni più importanti della malattia, che sono quelle che maggiormente incidono sulla qualità della vita dei malati. In questo senso è importante la collaborazione tra medici di medicina generale e specialisti diabetologi. Ma secondo i primi risultati del “Progetto sulla gestione integrata del diabete”, stiamo forse lavorando nella giusta direzione.

Il diabete o le forme di “pre-diabete” riguardano oggi 11,5 milioni di persone nel nostro Paese: il 20% della popolazione adulta e questa malattia rischia di mettere a dura prova il sistema sanitario nazionale. Per questo l’asse medico di famiglia-diabetologo deve funzionare. I primi risultati della fase sperimentale del progetto fanno però ben sperare: nel confronto tra 2009 e 2008, la collaborazione tra medico di medicina generale e diabetologo ha prodotto una riduzione del 21,3% dei ricoveri per diabete con scompenso metabolico. Ciò ha comportato un risparmio del  7,9% sulla spesa per questi ricoveri, pari a circa 800 mila euro in un anno.

“Un’analisi più dettagliata ha messo in evidenza come siano diminuiti i ricoveri meno necessari”, ha spiegato Carlo B. Giorda, membro della Commissione regionale del Piemonte per la gestione integrata del diabete e Presidente dell’Associazione medici diabetologi (AMD). “La spiegazione più probabile del fenomeno è che grazie alla collaborazione istituzionalizzata le persone con diabete scompensato, ad esempio quelle con glicemia superiore a 300 mg/dl, vengono inviate direttamente al  Centro di diabetologia di riferimento, anziché al pronto soccorso.”
Un risultato ottimo, che è stato possibile solo grazie al sostegno delle istituzioni. “Il progetto promosso e sostenuto dalla Regione Piemonte dimostra, finalmente con dati, che l’interazione tra professionisti – in questo caso, medico di medicina generale e diabetologo – e l’amministrazione pubblica è la chiave di volta per migliorare concretamente l’assistenza e dare un contributo significativo alla sostenibilità del Servizio sanitario nazionale,” ha sottolineato Gerardo Medea, Responsabile dell’Area metabolica della Società Italiana di Medicina Generale.

 

 

da quotidianosanità.it