Caso incretina. L’American Diabetes Association chiede dati. E le aziende rispondono all’appello

La sicurezza dei pazienti e l’uso appropriato dei loro farmaci sono due cose che vanno di pari passo. Dopo i dati svelati da British Medical Journal e Channel 4 la scorsa settimana sul collegamento tra terapie incretino-mimetiche e patologie pancreatiche tra cui tumore e pancreatite – emerso da dati non pubblicati e non tenuti in considerazione nei processi di approvazione delle agenzie regolatorie internazionali, all’inizio di questa settimana – l’American Diabetes Association ha chiesto ai produttori di terapie basate sulle incretine di rendere disponibili i dati dei trial clinici relativi ai pazienti per un’analisi indipendente che verifichi la sicurezza per il pancreas di queste molecole. AstraZeneca e Bristol-Myers Squibb hanno accolto con favore l’impegno e gli sforzi espressi dalla American Diabetes Association per contribuire a una maggiore comprensione di questo argomento.

Per questo “hanno collaborato, e continueranno a farlo, con le autorità sanitarie e gli esperti di tutto il mondo per monitorare attentamente l’uso del loro agonista del recettore GLP-1 e inibitore della DPP-4 attraverso ampi programmi di farmacovigilanza, al fine di garantire che il profilo di rischio/beneficio di tali farmaci sia ben chiaro a medici e pazienti”, si legge in un comunicato congiunto delle due aziende. “AstraZeneca e Bristol-Myers Squibb sono concordi sull’importanza di rendere disponibili i dati sui pazienti, raccolti durante i trial, per una meta-analisi indipendente sulla sicurezza, come proposto dall’American Diabetes Association. Sostengono pertanto l’iniziativa volta a mettere a disposizione del pubblico e della comunità scientifica i risultati scientificamente validi di un’analisi dei dati di sicurezza, condotta in modo indipendente, e sono in attesa di discuterne con l’American Diabetes Association”. Le due case farmaceutiche hanno poi voluto ribadire “il loro fermo impegno a tutelare la sicurezza dei pazienti e l’uso appropriato dei loro farmaci, oltre che a comunicare con tempestività, accuratezza e completezza i dati dei propri trial clinici, indipendentemente dai risultati e nel pieno rispetto della privacy dei pazienti”.

 

da quotidianosanità.it