Cani e gatti troppo grassi, aumenta il diabete

Una casa su tre ospita un pet, spesso anziano, ma pochi proprietari sanno che anche i loro animali si possono ammalarsi di diabete. Esattamente come nell’uomo, il diabete mellito è una malattia in aumento. Identiche le cause: obesità, sedentarietà, alimentazione inappropriata. Una ricerca Eurisko ha stimato che in Italia ci siano almeno 30-40 casi di animali diabetici su 10.000. Un fenomeno conosciuto solo da un terzo dei proprietari di cani e da un quarto di proprietari di gatto. «La diagnosi di diabete mellito viene fatta sulla base di sintomi quali sete eccessiva, aumento della frequenza e della quantità di urine emesse nelle 24 ore, aumento dell’appetito e dimagrimento, e su una documentata e persistente iperglicemia a digiuno associata a glicosuria (zuccheri nelle urine)», spiega Andrea Boari, professore Ordinario di Clinica Medica Veterinaria, all’Università degli Studi di Teramo.

La scarsa conoscenza dei sintomi è un punto debole dei proprietari: sempre secondo la ricerca GfK Eurisko meno del 10% delle famiglie con cani e gatti sa che bere e urinare molto sono i segnali della malattia diabetica, seguiti da sonnolenza e dimagrimento. E pochi proprietari (circa il 10%) sanno che un’alimentazione adeguata e il movimento rappresentano i capisaldi per prevenire l’insorgenza del diabete nell’animale di famiglia. L’esperto, per facilitare i proprietari introduce il concetto delle «quattro P, aumento della quantità di urina emessa (poliuria), della sete (polidipsia), dell’appetito (polifagia) e il dimagrimento (perdita di peso)».

Alla diagnosi, relativamente semplice, segue un lungo percorso di cura. Oggi un cane e un gatto diabetici, se diagnosticati e trattati tempestivamente, possono vivere bene e per molti anni. L’insulina è il farmaco d’elezione. Ma «dopo la diagnosi – spiega Federico Fracassi, ricercatore presso l’Università degli Studi di Bologna – i proprietari sono molto spaventati non tanto per l’insulina, farmaco piuttosto conosciuto, quanto per il fatto di dover fare tutti i giorni al proprio animale due iniezioni». Oggi per cani e gatti diabetici c’è addirittura una penna, mutuata da quella in uso da anni per gli umani, con un minuscolo ago, che permette di controllare le microdosi di insulina, mantiene la temperatura, è facile da usare. Un animale diabetico deve fare poi almeno 5-6 controlli all’anno, seguire una dieta a basso tenore di carboidrati e fare attività.

Se non diagnosticato né curato, conclude Boari,possono subentrare complicanze: nel cane una complicanza frequente è la cataratta associata a cecità; circa il 50% dei cani la sviluppano nei primi 6 mesi di malattia e l’80% entro i primi 16 mesi dalla diagnosi. Nel gatto è la neuropatia periferica la complicanza più frequente. Nel cane le razze più esposte al rischio diabete mellito sono: Schnauzer, Bichon frise, Barbone nano, Samoiedo, Cairn terrier, Setter irlandese e inglese. «Queste due ultime razze sono risultate più a rischio in Italia, nello studio epidemiologico che abbiamo condotto presso l’Università di Bologna, forse perché da noi particolarmente diffuse o forse per caratteristiche genetiche diverse», conclude Boari. Le razze canine a minor rischio sono invece il Pastore tedesco, il Boxer e il Golden retriever. Non vengono di solito indicate razze feline predisposte, tranne la razza Burmese nel regno Unito, in Nuova Zelanda e in Australia. Tuttavia negli USA vengono segnalate più razze, quali il Maine Coon, il Domestic Longhair, il Russian Blue e il Siamese.

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Paola D’Amico

 

da Corriere della Sera