ACE-inibitori e sartani possono ridurre la depressione nel diabete di tipo 1

L’impiego di ACE-inibitori o sartani (ARB) è associato a una ridotto acquisto di farmaci antidepressivi nei soggetti con diabete di tipo 1 e nefropatia diabetica acclarata. Lo dimostra una ricerca finlandese, apparsa online su Acta Diabetologica, da cui si deduce che i farmaci inibitori del sistema RAAS (sistema renina-angiotensina-aldosterone) – ovvero ACE-inibitori e ARB – potrebbero migliorare il tono dell’umore in questa popolazione di pazienti.

«L’ipertensione e la depressione sono frequenti comorbilità del diabete e si pensa che le due condizioni possano condividere alcuni meccanismi fisiopatologici, come anomalie nella secrezione ormonale correlata all’asse ipotalamo-ipofisario» affermano Aila J. Ahola, del Centro di Ricerca Folkhälsan dell’Università di Helsinki, e collaboratori. «Alcuni studi» aggiungono i ricercatori «suggeriscono che gli inibitori del RAAS possano anche ridurre i sintomi della depressione, ma ciò non è stato mai verificato nel diabete di tipo 1. Per questo motivo abbiamo valutato se l’impiego di ACE-inibitori e ARB risultasse associato a un ridotto uso di antidepressivi nei pazienti con diabete di tipo 1».

Nell’analisi sono stati presi in considerazione i dati incrociati di 1.705 partecipanti al trial FinnDiane (Finnish Diabetic Nephropathy Study) di cui fosse noto lo stato renale e che avessero acquistato farmaci antipertensivi nei 6 mesi precedenti alla visita basale. Il diabete di tipo 1 è stato definito come insorgenza della malattia prima dei 35 anni di età e con permanente trattamento insulinico iniziato entro 1 anno dalla diagnosi.

«Per evitare potenziali errori sistematici di richiamo (recall bias) si sono ottenuti i dati sugli acquisti degli antipertensivi e degli antidepressivi dal registro di prescrizione dei farmaci (DPR) dell’Istituto assicurativo sociale finlandese» spiegano gli autori. «Come antidepressivi si sono inclusi: inibitori non selettivi del reuptake delle monoamine, inibitori selettivi del reuptake della serotonina, inibitori della monoamino-ossidasi, inibitori della monoamino-ossidasi A, altri antidepressivi, depressivi in associazione a psicolettici e psicostimolanti in associazione a psicolettici».

Lo stato renale del paziente è stato misurato tramite il tasso di escrezione urinaria di albumina (AER) basandosi su almeno 2 campioni su 3 raccolti nelle 24 ore o su una raccolta notturna delle urine. I partecipanti sono stati classificati, in base ai valori, sotto le etichette di normale AER (<20 ug7min o <30 mg/24 h), microalbuminuria (AER =/>20 e <200 ug/min o =/>30 e <300 mg/24 h), macroalbuminuria (AER =/>200 ug/min o =/>300 mg/24 h), o malattia renale allo stadio finale (ESRD, avviato a dialisi o trapiantato renale). Per nefropatia diabetica si è intesa una condizione di microalbuminuria o ESRD.

In tutto, sono risultati 1.705 i soggetti con diabete di tipo 1 partecipanti al FinnDiane Study che avevano acquistato farmaci antipertensivi nei 6 mesi precedenti la prima visita. Di questi, considerando chi faceva uso di inibitori del RAAS o non ne faceva uso, rispettivamente l’8,4% e il 10,9% faceva acquisti concomitanti di farmaci antidepressivi. I pazienti con o senza nefropatia diabetica non differivano relativamente la frequenza di acquisti di farmaci antidepressivi (rispettivamente: 9,1% e 8,9%).

«A un’analisi logistica di regressione aggiustata» affermano gli autori «l’uso di ACE-inibitori e sartani non è apparso associato all’impiego di antidepressivi quando tutti i pazienti erano studiati insieme. Quando però i pazienti con e senza nefropatia diabetica sono stati studiati separatamente, l’uso degli inibitori del RAAS è risultato associato a un impiego inferiore di antidepressivi nei soggetti con nefropatia diabetica».

«Data la natura osservazionale del nostro studio» scrivono gli studiosi «non potremmo affermare una causalità di questo fenomeno». Però sia studi preclinici sia RCT vanno in questa direzione. «Il meccanismo che potenzialmente può mettere in correlazione depressione e ipertensione potrebbe risiedere nell’attività del recettore sigma-1, una proteina chaperone trovata in vari tessuti tra i quali il cervello. Un’aumentata attività del recettore sigma-1 porta a una maggiore secrezione di BNDF (fattore neurotrofico derivato dal cervello che, favorendo la sopravvivenza dei neuroni e potenziando la crescita e il differenziamento di nuovi neuroni, è correlato alla minore depressione».

Arturo Zenorini

Ahola AJ, Harjutsalo V, Forsblom C, Groop PH. Renin-angiotensin-aldosterone-blockade is associated with decreased use of antidepressant therapy in patients with type 1 diabetes and diabetic nephropathy. Acta Diabetol, 2014 Jan 17. [Epub ahead of print]

 

 

 

da PHARMASTAR