Statine e diabete: una problematica da valutare?

Le indicazioni al trattamento con statine negli Stati Uniti implicano anche informazioni sui possibili incrementi dei valori di emoglobina glicata, dei valori di glicemia basale. Queste indicazioni sono state normate dalla Food and Drug Administration nel febbraio 2012, come conseguenza di due metanalisi (www.fda.gov/drugs/drugsafety/ucm293101.htm).
La prima metanalisi è stata condotta da Rajpathak e colleghi su 57.593 pazienti partecipanti a sei trials e ha evidenziato un incremento del rischio di sviluppare diabete mellito tipo 2 (Diabetes Care 2009; 32: 1924-9). La seconda metanalisi è stata condotta da Sattar e colleghi su 91.140 pazienti partecipanti a tredici trials (Lancet 2010; 375: 735-42). Questa metanalisi ha evidenziato che il trattamento con statine era associato a un incremento di rischio di sviluppare diabete pari al 9%. Un altro dato indicativo è fornito dall’analisi che Preiss e colleghi hanno condotto su 32.752 pazienti partecipanti a cinque trials: le statine più potenti sono associate a un rischio di sviluppare di diabete più elevato del 12% rispetto alle statine a bassa potenza (JAMA 2011; 305: 2556-64). In prevenzione secondaria non vi è nessun dubbio al trattamento con statine, ma è opportuno forse soffermarsi su quale statina utilizzare.
Metanalisi che hanno correlato l’utilizzo di statine in prevenzione primaria e riduzione di mortalità hanno fornito dati non univoci(BMJ 2009; 338: b 2376; Arch Intern Med 2010;170:1024-31;CochraneDatabaseSystRev 2011;(1): CD004816.doi:10.1002/14651858.CD004816.pub3). Gli autori hanno condotto un’analisi su 136.966 pazienti con un’età = 40 anni (età media di 68 anni, 63% maschi), che hanno iniziato il trattamento con statine tra 1 gennaio 1997 e 31 marzo 2011. I pazienti non avevano diagnosi di diabete mellito ed erano in prevenzione secondaria (infarto del miocardio, ictus, by pass, angioplastica).
Le statine definite ad alta potenza sono state: rosuvastatina = 10 mg; atorvastatina = 20 mg; simvastatina = 40 mg e tutte le altre statine sono state classificate come a bassa potenza. L’end point primario era l’ospedalizzazione per riscontro di diabete mellito, trattamento insulinico o con antidiabetici orali.
Gli autori hanno evidenziato come il rischio di sviluppare diabete mellito era maggiore con il trattamento con statine ad alta potenza e questo rischio era maggiore nei primi quattro mesi di trattamento. Il limite dell’analisi è stato rilevato dagli autori: non sono stati considerati i soggetti con diagnosi di diabete mellito formulata in ambulatorio, senza ricovero ospedaliero e i soggetti sottoposti a regime dietetico, senza ricorso a trattamento farmacologico.

 

BMJ 2014, 348: g3244

 

da cardiometabolica.org