Sogno o realtà?

La mia voglia di scrivere a qualcuno che capisse quello che ho provato e che sto provando l’ho maturata nel tempo; sono un ragazzo di 24 anni diabetico di tipo 1 da 21 e credo che sia giunto il momento di condividere le mie esperienze, positive o negative che siano.

La mia vita è sempre stata quella di un diabetico, avendo avuto l’esordio a 3 anni non posso fare paragoni con  momenti precedenti alla diagnosi; sono cresciuto con l’idea di dover essere più maturo, più responsabile di quelli della mia età e non nascondo che questo a volte mi è pesato. Ho due genitori, una famiglia che mi ha sempre seguito con estrema attenzione e dedizione, ma a cui  ogni giorno della mia vita ho cercato di nascondere la tristezza che ho nel cuore perché credevo che i loro sforzi non si meritassero tutto questo.

Sono sempre stato considerato un diabetico modello, emoglobina glicata perfetta, mai un rifiuto per le iniezioni, controllo della dieta, sport ma sinceramente nonostante i tanti complimenti che ho ricevuto e che ricevo tutt’ora non riesco a ritenermi tale. Credo che un ragazzo con una patologia cronica come la mia, la nostra, per potersi ritenere realmente modello per gli altri debba accettare la malattia in tutte le sue sfaccettature e io credo di non esserci mai riuscito.

Al mondo non mostro nulla di quello che provo realmente, soffro la mia diversità, ho paura di stare male quando non ho tutto a portata di mano ma soprattutto ho il terrore del futuro.

Sto prendendo la mia seconda laurea in una disciplina che come oggetto principale ha il diabete e i farmaci per poterlo tenere sotto controllo; inizialmente quando decisi di intraprendere questo percorso ero convinto di dedicare anima e corpo a questa malattia, volevo impedire che altri bambini dovessero provare quello che avevo provato io, ma ora che sono alla conclusione, dopo aver ascoltato per anni lezioni sulle complicanze, lezioni sull’impossibilità (almeno momentanea) di creare un farmaco somministrabile per via orale, il pessimismo ha preso un po’ il sopravvento.

So che molte persone riescono a vivere la vita di tutti i giorni come se fosse normale, come se il diabete non esistesse ma io non ci sono mai riuscito e non credo che ci riuscirò mai.

Molto spesso mi capita di sperare che sia solo un sogno, di potermi svegliare la mattina e non dovermi provare la glicemia e tutto il resto, di poter prendere il primo aereo e volare su una spiaggia  deserta ma purtroppo non sono il protagonista di un film, ma solo l’attore protagonista di una sceneggiatura che avrei voluto non accettare.

Come ho scritto precedentemente la mia paura più grossa è quella relativa al futuro, non riesco a vedermi con una famiglia anche se la vorrei con tutte le mie forze; sono un ragazzo che pensa molto  e l’idea di creare una famiglia che poi possa soffrire per me mi distrugge, questo forse perchè vedo il modo con cui mi affeziono alle persone.

So che da quello che ho scritto potrei sembrare un ragazzo depresso ma non lo sono, ho approfittato di questo contesto per poter svuotare un sacco che ho riempito negli anni senza aver mai il coraggio di alleggerirlo. Il diabete è riuscito anche a darmi cose di cui vado orgoglioso, come la sensibilità verso persone che hanno problemi, la capacità di ascoltare, e la maturità che molte volte si richiede a noi giovani, ma sinceramente avrei preferito essere meno adulto nelle mie decisioni ma più libero…

A chi leggerà questo mio intervento, chiedo di non farsi condizionare da quello che ho scritto, sia in senso positivo che in senso negativo, ma di leggerlo solo per quello che è, uno sfogo di un ragazzo che troppe volte si è sentito ancorato a terra…

 

 

Emanuele