Si rischia il diabete con troppi soft drinks

L’eccessivo consumo di bevande zuccherate è stato associato a un aumentato rischio di sviluppare il diabete di tipo 2 e il diabete autoimmune dell’adulto (Lada), suggerendo percorsi comuni che coinvolgono la resistenza all’insulina. Queste le conclusioni di uno studio di popolazione pubblicato sull’European Journal of Endocrinology da un gruppo di ricercatori svedesi. Studi precedenti hanno osservato un legame tra bevande zuccherate, incluse quelle dolcificate artificialmente, e il rischio di diabete di tipo 2; tali bevande potrebbero influenzare la risposta glicemica e insulinica e, nel caso di dolcificanti artificiali, distorcere il senso di sazietà e deteriorare la tolleranza al glucosio.

Meno chiara invece risulta l’associazione tra bevande zuccherate e diabete autoimmune che è stata spiegata con un possibile meccanismo di apoptosi delle cellule β indotto o da un sovraccarico delle cellule, da livelli tossici di glucosio o da stress ossidativo.

Il diabete autoimmune latente negli adulti (Lada) è una forma “ibrida” di diabete con le caratteristiche del diabete sia di tipo 1 sia di tipo 2; per questo motivo, l’assunzione di bevande zuccherate potrebbe influenzare il rischio di sviluppare anche il Lada intervenendo sia sui processi autoimmuni sia sull’insulino-resistenza; “lo scopo di questo studio è quello di indagare sull’apporto di bevande zuccherate e il rischio del Lada, diabete autoimmune con aspetti del diabete di tipo 2” hanno specificato gli autori del lavoro diretto dalla dottoressa Josefin E. Löfvenborg. 

A tale scopo sono stati usati i dati di uno studio di popolazione includendo casi incidenti di Lada (n= 357), di diabete di tipo 2 (n= 1136) e controlli selezionati (n= 1371); la classificazione del diabete si è basata sull’età dell’esordio (≥35), sull’anticorpo anti acido glutammico decarbossilasi (Gada) e sul peptide C. Le informazioni relative all’assunzione di bevande zuccherate sono state ricavate da un questionario validato sulle abitudini alimentari.

I ricercatori hanno così potuto osservare che l’assunzione giornaliera, maggiore di due bevande zuccherate (consumate dal 6% dei partecipanti), è stata associata ad un aumentato rischio di Lada (Or: 1,99, CI 95%: 1,11-3,56), e per ogni 200 ml di dose giornaliera l’odds ratio era di 1,15 ( 95% CI: 1,02-1,29). I risultati ottenuti erano simili sia per le bevande zuccherate (Or: 1,18, CI 95%: 1,00-1,39) sia per le bevande dolcificate artificialmente (Or: 1,12, 95% CI: 0.95-1.32). 

“Le persone che bevono 2 o più bicchieri da 200 ml di bevande zuccherate al giorno hanno una probabilità maggiore di 2,4 volte di sviluppare i due tipi di diabete rispetto a quelli che non bevono questo tipo di bevande” hanno precisato i ricercatori, aggiungendo “questa quantità di bevande zuccherate raddoppia il rischio di sviluppare il Lada, e il rischio aumenta in linea ai consumi”.

La dottoressa Löfvenborg, in una dichiarazione ha commentato: “In questo studio siamo rimasti sorpresi dall’aumento del rischio di sviluppare il diabete autoimmune bevendo bibite”, tuttavia, non vi è alcuna prova che l’aumento del consumo di bevande zuccherate aumenti la risposta autoimmune nei pazienti con Lada.

Nelle conclusioni dello studio, i ricercatori ribadiscono che l’elevata assunzione di bevande zuccherate è un potenziale fattore di rischio per il diabete di tipo 2, sottolineando inoltre che tale assunzione induce effetti negativi, sull’omeostasi del glucosio e sulla sensibilità insulinica, che coinvolgono anche forme autoimmuni di diabete.

Questo studio supporta l’idea che i fattori dietetici possano influenzare lo sviluppo del Lada e che, identificando e modificando i fattori di rischio, si potrebbe intervenire nella prevenzione del diabete autoimmune; ciò è particolarmente urgente poiché la prevalenza del diabete è in aumento e il consumo di bevande zuccherate continua ad essere alto.

 

 

 

Monica Guarini

Sweetened beverage intake and risk of latent autoimmune diabetes in adults (LADA) and type 2 diabetes. J. E. Löfvenborg et al. Eur J Endocrinol 2016, 175 605-614, doi: 10.1530/EJE-16-0376

 

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da PHARMASTAR