Sensibilità al glutine. Un nuovo test per la diagnosi

Dopo un lungo dibattito e l’analisi della letteratura scientifica sul tema, sono finalmente stati pubblicati i risultati della Consensus Conference dedicata alla sensibilità al glutine organizzata dal Dr.Schär Institute nel 2011. Gli esperti hanno pubblicato le loro considerazioni e conclusioni, incluso il primo algoritmo diagnostico per la diagnosi della sensibilità al glutine, sulla rivista scientifica internazionale BMC Medicine.
“Per la  prima volta abbiamo individuato un’accurata procedura diagnostica per la sensibilità al glutine”, ha commentato Carlo Catassi, codirettore del University of Maryland Center for Celiac Research (CFCR) di Baltimora (USA). “Per una corretta diagnosi della sensibilità al glutine, è necessario escludere la celiachia e l’allergia al frumento con test appropriati. Per quanto riguarda i sintomi infatti il raggio è molto ampio, i più comuni possono andare da dolore addominale, a mal di testa, spossatezza, dolori muscolari, formicolio delle estremità fino alla depressione. Infine a differenza della celiachia, la sensibilità al glutine non segue un percorso prefissato: i sintomi possono essere più pronunciati o scomparire nel tempo”.

La sensibilità al glutine è una condizione, diversa alla celiachia, che ha oggi il 6% di prevalenza stimata nella popolazione mondiale. Essa è infatti una reazione alla gliadina, una proteina presente nel frumento, e ad altre proteine simili che si trovano nella segale e nell’orzo. Questa condizione, però non comporta una risposta autoimmune o il danno corrispondente al piccolo intestino come nel caso della celiachia. Per questo oggi è riconosciuta come una patologia distinta nello spettro dei disordini glutine correlati: a decretarlo sono proprio i 15 esperti provenienti da 7 paesi che hanno partecipato alla prima Consensus Conference che si è svolta Londra l’11 ed il 12 Febbraio 2011. “Con la sensibilità al glutine, siamo allo stesso punto di svolta, affrontato con la celiachia più di  20 anni fa”, ha dichiarato Alessio Fasano, che insieme a Catassi dirige il CFCR e che è membro del Comitato Scientifico del Dr. Schär Institute. “Stiamo iniziando a comprendere come la sensibilità al glutine agisca sugli individui, anche se dobbiamo ancora indagare i suoi meccanismi molecolari”.

Nella celiachia, le proteine complesse del frumento, segale ed orzo inducono il sistema immunitario ad attaccare l’intestino tenue; se la patologia non viene diagnosticata e trattata, può portare al diffondersi di altri disturbi, come osteoporosi, infertilità, condizioni neurologiche particolari e, in rari casi, al cancro. A differenza della celiachia, la sensibilità al glutine non è associata a queste patologie e sembra innescare una risposta immunitaria differente.  “Celiachia e allergia al frumento generano risposte dal sistema immunitario adattivo mentre riteniamo che le reazioni nella sensibilità al glutine siano correlate al sistema immunitario innato, generando in questo modo una risposta più immediata”, ha aggiunto Fasano.
“Fino a poco tempo fa avevamo a che fare con pazienti i cui sintomi non combaciavano con nessun indicatore preciso”, ha spiegato Anna Sapone della Seconda Università di Napoli. “Questo portava i nostri colleghi a pensare che i pazienti migliorati grazie alla dieta senza glutine, stavano semplicemente beneficiando di un effetto placebo”. Ma oggi non è più così: “Ora sappiamo al contrario che i pazienti sensibili al glutine possono essere ‘curati’ con la dieta gluten-free”, ha concluso la ricercatrice.

 

da Quotidianosanità.it