Pochi medici per le malattie endocrine

Da un lato il diabete e l’obesità, ‘fuse’ in un’epidemia globale ribattezzata ‘diabesity’. Dall’altro malattie ‘in rosa’ come osteoporosi, problemi alla tiroide e diabete in gravidanza. Le patologie endocrine colpiscono sempre più italiani: 7 milioni solo se si considerano quelli che necessitano di un’assistenza
diabetologica.
Ma nella Penisola operano appena 2 mila endocrinologi. “Un numero insufficiente per far fronte a una quantità di pazienti così elevata”. A lanciare l’allarme è l’Ame (Associazione medici endocrinologi), che organizza a Milano il suo nono Congresso nazionale. Gli esperti chiedono aiuto contro un futuro in cui le
malattie multiorgano e multifattoriali, prima fra tutte la sindrome metabolica, assumeranno le dimensioni di una vera pandemia. Renato Cozzi, del Comitato scientifico Ame, riflette: con troppi malati e pochi medici, si rischia il ‘tilt’. “Abbiamo bisogno dell’aiuto del medico di base per limitare la diffusione delle patologie metaboliche.
Grazie a un faccia a faccia con le associazioni di pazienti e medici di medicina generale, al congresso gli specialisti vogliono creare le basi per un modello di
“gestione integrata” dei malati. Una “visione d’insieme” di sintomi che rappresentano solo “la punta dell’iceberg”, avvertono.
“Quando il medico di famiglia è competente sugli screening di primo livello da prescrivere al proprio assistito – sottolinea il presidente Ame, Piernicola
Garofalo – si risparmia tempo e si evitano esami inutili, con conseguente diminuzione dei costi  per visite specialistiche ed esami strumentali, miglioramento in termini di tempestività ed efficacia dell’intervento sanitario, nonché riduzione dell’ansia ‘da attesa’ che tanto pesa per il paziente e la sua famiglia”.

Paola Olgiati

da ADNKRONOS