Pazienti diabetici: aspirina sì o no?

Non si sono messi d’accordo, nonostante siano i clinici più esperti al mondo, sull’utilità di prescrivere un’aspirina al giorno ai pazienti che soffrono di diabete mellito, per prevenire le malattie cardio e cerebrovascolari da Trombosi. Si sa che il paziente con diabete ha nel proprio destino un incontro molto probabile con una malattia da Trombosi: Infarto del miocardio, Ictus cerebrale, Trombosi arteriose, Arteriopatie periferiche sono molto più frequenti nei soggetti diabetici che nella popolazione generale. La probabilità di incorrere in queste malattie è talmente alta che il paziente diabetico viene trattato come se avesse già avuto un Infarto e, quindi, curato non solo con i farmaci per il diabete, ma anche con farmaci antitrombotici, come l’aspirina, che dovrebbe proteggere le arterie e ridurre la probabilità di una malattia da Trombosi.

Non tutti sono d’accordo con questa posizione, fin qui mai contestata dagli esperti: a fine aprile è apparso su Annals of Internal Medicine un commento che conclude che l’aspirina non protegge i diabetici dal rischio di incorrere in malattie cardiovascolari nei soggetti che non ne hanno già sofferto. Il commento è stato formulato dopo aver rivisto tutti gli studi sull’argomento, pubblicati da diverse riviste scientifiche e raccolti nel British Medical Journal, e aver preso in considerazione non solo la probabilità di Infarto, Ictus e Trombosi arteriose, ma anche gli eventuali effetti collaterali avversi dell’aspirina, cioè le emorragie nel cervello, nello stomaco, nell’intestino e in altri organi. Dopo aver valutato centinaia di pazienti, seguiti per oltre dieci anni, gli autori hanno concluso che, in generale, l’aspirina non previene un primo evento da Trombosi nei soggetti diabetici e, quindi, non dovrebbe essere usata nella prevenzione primaria. Considerando le differenze di sesso e di età, l’aspirina è efficace nel prevenire l’Infarto nell’uomo, ma non nella donna e non protegge dall’Ictus né gli uomini, né le donne. La buona notizia è che l’aspirina non aumenta la probabilità di emorragie negli uni e nelle altre.

Commenta Michael LeFevre, Università di Columbia, Missouri: “La decisione di usare l’aspirina per la prevenzione primaria delle malattie cardiovascolari deve essere effettuata per ogni singolo paziente, valutando il rischio di Infarto negli uomini e di Ictus nelle donne contro il rischio di complicanze gastrointestinali, in particolare emorragie. […] Il diabete è un fattore di rischio sia per Infarto che per Ictus, quindi, i benefici saranno maggiori dei rischi nei pazienti con diabete più che nella popolazione generale. […] In assenza di nuovi dati che mostrino una relazione dose-risposta per i benefici, è consigliabile utilizzare basse quantità di aspirina, poiché gli eventuali danni da emorragia dipendono dalla dose”.
Nei giorni scorsi l’American Diabetes Association, l’American Society of Cardiology e l’American Heart Association hanno ribadito che una bassa dose di aspirina (da 75 a 162 mg al giorno) è una scelta “ragionevole” negli adulti diabetici che non abbiano fattori di rischio emorragico noti (cioè che non abbiano precedenti per emorragie, che non soffrano di ulcera gastrica, di colite o di altra malattia che ne aumenta la probabilità) per prevenire
Infarto, Ictus e malattie da Aterotrombosi, stabilendo che:
– gli uomini di età superiore a 50 anni e le donne di età superiore a 60 anni, con diabete hanno un rischio aumentato di malattie cardiovascolari, soprattutto se soffrono anche di ipertensione, elevati livelli di colesterolo, fumano o sono sovrappeso, anche se non hanno avuto malattie cardiovascolari da Trombosi in passato, e possono quindi trarre beneficio dall’uso quotidiano di aspirina a basse dosi.
– I pazienti che sono considerati a rischio intermedio, quindi pazienti diabetici giovani ma con almeno un fattore di rischio fra quelli elencati, oppure pazienti oltre i 50 anni ma senza altri fattori di rischio, possono anch’essi trarre beneficio dall’aspirina.

Perché tutte queste distinzioni? “L’aspirina è un farmaco ben noto e collaudato – spiega la dott.ssa Lidia Rota Vender, Presidente di ALT Onlus – e certamente benefico in molte situazioni. Tuttavia ogniqualvolta si prescrive un farmaco, soprattutto se per lunghi periodi o addirittura a tempo indefinito, non si devono sottovalutare i possibili effetti collaterali come, in questo caso, allergie ed emorragie. Sulla bilancia vanno messi i rischi e i benefici: per paura di un’emorragia, magari improbabile, non si può rifiutare un farmaco probabilmente molto efficace nel prevenire malattie gravi come l’Infarto, l’Ictus o l’Arteriopatia periferica, che non solo portano a morte, ma spesso a grave invalidità”.

Solo ulteriori studi potranno portare ad una soluzione definitiva. “Nel frattempo – conclude la dott.ssa Lidia Rota Vender – le società scientifiche ribadiscono in modo perentorio che i pazienti devono fare ogni sforzo per ridurre gli altri fattori di rischio che insieme al diabete compongono una squadra molto pericolosa: fumo, sovrappeso, inattività fisica, alimentazione sbilanciata per qualità e quantità, ipertensione, livelli elevati di colesterolo e trigliceridi nel sangue minacciano la salute del nostro cuore, del nostro cervello e dei nostri vasi, spesso in modo silenzioso e subdolo. Un’alimentazione sana ed equilibrata si conferma essere alla base della salute non solo nostra, ma anche di chi ci vive accanto: dobbiamo tenerne conto prima che sia troppo tardi”.

www.trombosi.org