Non “nascondiamo” il diabete

Ci tengo a condividere con voi alcuni eventi recenti, specie per chi tende a “nascondere” il diabete.

Da una settimana mi sono trasferita: nuovo Paese, nuovo posto di lavoro, nuova gente. Stavolta tutti, colleghi e non, hanno saputo da subito che ho il diabete: fa caldo pure qua, e con le mezze maniche il Libre si vede. Tanti mi hanno chiesto cosa è.

A me non dà fastidio parlare del diabete, spiegare, anzi. Volendo vedere il lato positivo, ora qua c’è qualche persona in più che sa quali sono i sintomi del diabete di tipo 1, o sa che i diabetici possono mangiare un po’ di tutto (entro certi limiti), ma calcolando e facendo insulina eccetera.

A me non dà fastidio se qualcuno mi guarda il Libre o mi chiede qualcosa. A dirla tutta, se nessuno mi chiedesse niente su un “coso” attaccato sul braccio, mi domanderei se a qualcuno importa qualcosa di me.
Alcuni si sono fermati alla risposta “serve per misurare la glicemia perché sono diabetica”, altri mi hanno chiesto qualcosa in più. A qualcuno più curioso ho persino raccontato i concetti base di conta dei carboidrati 
Qualcuno ha capito talmente bene, che quando arriva il dolce mi fa “e dai, prendine anche tu un’altra fetta, ti fai un’iniezione e sei a posto, no?”. Qualcuno di quelli addetti a portare le bibite alla cena che abbiamo fatto ieri sera ha portato la DietCoke. Magari l’avrebbero presa indipendentemente da me, non lo so, ma in ogni caso apprezzo. Molto. Davvero.

E per quelli che temono di essere giudicati per fare le iniezioni in pubblico, o chissà quanto le persone attorno possono restare shockate o disgustate: l’altra sera, mentre stavamo mangiando, il ragazzo seduto accanto a me mi chiede “ma questa puntura quando devi farla?”. Io: “L’ho fatta appena mi hanno portato il piatto, dovevo vedere la porzione”.
Lui: “Cosa? Ma… ma come? Quando? Io non ti ho mica vista!”.
Ecco: è quello che continuo a sostenere: per fare l’iniezione servono 5 secondi, quelli attorno probabilmente non hanno nemmeno il tempo di rendersene conto. O se se ne rendono conto sopravviveranno al trauma

Morale della favola, non è che volevo annoiarvi con i fatti miei, volevo solo dirvi che: ok, io posso essere stata particolarmente fortunata, ma voi, per favore, non nascondetevi. Non fatevi più problemi di quelli che ci sono. State tranquilli. La gente non sta col fucile puntato per giudicarvi. E anzi, spiegare con tranquillità e naturalezza le cose rende l’ambiente attorno più piacevole anche per voi

 

Lisa Donatini