Non considererò mai il diabete come la causa per cui non riesco a raggiungere i miei obiettivi

Ho 17 anni, insomma sono un’adolescente. E come tutti mi sento invincibile, sento che posso fare tutto, ma proprio tutto. Anzi, ne sono proprio convinta. Non considererò mai il diabete come la causa per cui non riesco a raggiungere i miei obiettivi, non me lo perdonerei mai. Piuttosto è un motivo in più per dare sempre il massimo.
Però ci sono momenti in cui il diabete si fa sentire più di altri. 
Mentre preparo la valigia in vista di un viaggio con la scuola a Mosca rifletto (io rifletto sempre un po’ troppo): ma come sarebbe tutto senza il diabete?


Probabilmente in questo momento sarei emozionata di un’emozione diversa, senza quella sfumatura di ansia che inevitabilmente c’è: avrò messo tutto? L’insulina la metto ora in valigia o aspetto? E se poi mi dimentico? E il certificato ce l’ho a portata di mano?
Probabilmente, poi, parlando con le amiche risponderei loro che sì, anche io ho paura di aver pochi vestiti, o che siano troppo leggeri o troppo pesanti. E invece tutto quello a cui penso è: ho abbastanza aghi e serbatoi? E le striscette? In fondo è solo una settimana, ma comunque aggiungiamone un’altra scatola.
Probabilmente sarei d’accordo con la mia insegnante quando dice che forse invece del trolley sarebbe meglio uno zainetto, che non dovremmo caricarci troppo, altrimenti siamo scomode. Ma in fondo io so che il peso scomodo per me non è quello in valigia, ma un altro.
Forse avvertirei meno la tensione di mia madre, che comunque ci sarebbe ugualmente. 
Ora però, esausta, sdraiata sul letto, osservo il micro sulla mia pancia e tocco il sensore, e mi trovo ad avere un sorrisino inspiegabile.
Guardo dentro di me e mi dico che in fondo questa sono io, mi ripeto che mi voglio bene e mi convinco che anche stavolta me la caverò bene.
Lo farò anche con mia madre domattina presto, con il solito mega abbraccio che risolve un po’ tutto. Mi specchierò e guarderò come al solito i miei capelli spettinati, la mia pancetta che non ne vuole sapere di essere un po’ più piatta, e il mio corpo sempre imperfetto.
Ma io so di volermi bene, e dopo le mie solite critiche che in fondo so di non meritarmi, mi ringrazierò per essere così come sono, per non fare mai del diabete un ostacolo e per rialzarmi ogni santissima volta, consapevole di dover cadere poi altre mille volte.

 

 

 

 

 

 

di Benedetta Cadelli