L’iperglicemia “ricordata” dal corpo

L’epidemia diabetica rappresenta un problema di salute pubblica di crescente gravità, che provoca riduzione dell’aspettativa di vita e aumento della morbilità per specifiche complicanze di natura vascolare. Malgrado i notevoli progressi effettuati nel trattamento dell’iperglicemia, nel monitoraggio della glicemia, nel controllo di marker del controllo glicemico, permangono nella maggioranza dei soggetti diabetici complicanze di natura vascolare. In particolare, mentre il controllo della glicemia previene le complicanze microvascolari nel diabete giovanile di tipo 1 (carenza di insulina), ciò rappresenta un argomento controverso per il diabete dell’adulto di tipo 2 (eccesso di insulina). Anzi in una recente serie di studi si è accertato che uno stretto controllo della glicemia provocava un aumento della mortalità in diabetici di tipo 2 ad alto rischio. Cò che emerge è che l’iperglicemia deve essere di lunga durata in entrambe le forme di diabete, e il controllo della glicemia per essere efficace deve iniziare assai precocemente.

Una interpretazione della apparente discrepanza tra glicemia e incidenza e gravità di complicanze diabetiche è quella che è stata denominata “memoria metabolica,” il concetto, cioè, che l’iniziale (micro)ambiente glicemico venga “ricordato” negli organi bersaglio (occhio, rene, cuore, estremità). Cani resi diabetici e posti dopo 2 mesi sotto stretto controllo glicemico, dimostravano scarsa compromissione della retina; ma se il controllo della glicemia avveniva dopo 2,5 anni, i cani avevano retine fortemente deteriorate. Simili risultati si ottenevano ell’uomo, portando a concludere che il controllo metabolico precoce consegue effetti benefici sia nel diabete di tipo 1 che 2.

Recentemente, è stata fornita una valida interpretazione all’interrogativo di come una cronica iperglicemia possa divenire responsabile di complicanze diabetiche. Dipenderebbe dalla formazione, in condizioni di cronicità, di un eccesso di specie reattive dell’ossigeno (ROS) o radicali liberi o superossidi a livello dei mitocondri, (le centrali energetiche della cellula). E quando la iperglicemia è ridotta o normalizzata? Osservazioni sperimentali nell’animale e nell’uomo hanno dimostrato che una iperproduzione di stress ossidativo può persistere anche dopo la normalizzazione dei livelli di glucosio, mentre, al contrario, la combinazione di una terapia anti-ossidante (Vit. C) con il ripristino della glicemia si dimostra più efficace.

Attualmente si ritiene che oltre allo stress ossidativo, anche la cronica iperglicemia possa alterare la funzione mitocondriale mediante le modificazioni da glucosio (glicazione) delle proteine mitocondriali e, cosa intressante, alcuni prodotti del metabolismo del glucosio, fortemente reattivi, aumentano nel soggetto diabetico, e facilmente attaccano le proteine cellulari e gli acidi nucleici, dando origine alla formazione di “prodotti avanzati della glicazione” (AGEs), che hanno un ruolo causale nelle complicanze diabetiche

 

 

di Eugenio Müller

da Repubblica.it, Supplemento Salute

2 luglio 2009