“Le nuove frontiere per la cura del diabete”

“Le nuove frontiere per la cura del diabete”

I maggiori esperti mondiali di trapianto di isole pancreatiche

incontrano i pazienti a Milano il 7 ottobre


In un evento raro nel panorama italiano della ricerca sul diabete, Sabato 7 Ottobre 2017, dale 15:00 alle 17:30, converranno all’ospedale di Niguarda ‘Ca Granda alcuni tra I massimi esperti mondiali di trapianto di isole pancreatiche, per condividere e discutere con i pazienti una delle principali direzioni in cui la comunità scientifica sta cercando la cura del diabete di tipo 1.

Tra gli esperti saranno presenti  il Dr. Federico Bertuzzi – Specialista in endocrinologia dell’ospedale di Niguarda di Milano, Il Prof. Lorenzo Piemonti – Direttore del DRI (Diabetes Research Institute) dell’ospedale San Raffaele di Milano e il Prof. Paul Johnson – Direttore del programma di trapianto delle isole pancreatiche dell’università di Oxford. Interverrà inoltre da Miami il  Prof. Camillo Ricordi Direttore del Diabetes Research Institute di Miami.

Il diabete è una malattia cronica, degenerativa e grave. Una persona affetta da diabete di tipo 1, di origine autoimmune, per poter sopravvivere deve iniettare più volte al giorno varie dosi di insulina. Le complicanze, sia acute che croniche, sono un rischio reale e continuativo per tutti i malati di diabete. Laddove le complicanze sono più gravi o più debilitanti esiste la possibilità di trapiantare delle isole pancreatiche, ovvero la possibilità di infondere nel fegato o in altri organi o tessuti le cellule che producono insulina, rendendo in questo modo il paziente totalmente o parzialmente libero dall’insulina iniettata, migliorando così il controllo del glucosio ne sangue e bloccando le complicanze.

Riportiamo di seguito la testimonianza di O.T., una paziente diabetica dell´ospedale di Niguarda, recipiente di trapianto di isole pancreatiche:

Non potrò mai dimenticare quella fredda giornata del dicembre 2014 quando, tesa, spaventata ma piena di aspettative attendevo l’infusione di quel “latte” magico che mi avrebbe cambiato la vita.  Ad ormai 34 mesi da quel giorno io vivo quotidianamente la spensieratezza della salute ritrovata. I malesseri, le ipoglicemie, gli allarmi notturni del micro-infusore che interrompevano il silenzio della notte sono oramai lontani.  Il miei ringraziamenti più grossi sono rivolti ai medici e personale sanitario che che dedicano la loro vita con passione e competenza e naturalmente a quelle splendide persone che malvolentieri lasciano questo mondo, spesso troppo presto, ma prima di andarsene lasciano in dono la vita: i donatori.”

Il trapianto di isole pancreatiche, assieme al trapianto di organo, più invasivo, è ad oggi quanto di più vicino alla cura del diabete di tipo 1.

Tuttavia al momento non rappresenta una cura perchè le isole pancreatiche sono difficili da ottenere, poiché sono estratte da pancreas di donatori cadavere. Inoltre il paziente trapiantato deve sostenere una cura farmacologica immunosoppressiva contro il rigetto per il resto della propria vita, che pure presenta difficoltà e controindicazioni.

L’Unione Europea investe fortemente nella ricerca e nel perfezionamento di metodi per curare il diabete di tipo 1, che aumentino la qualità di vita e riducano complicanze e mortalità dei pazienti diabetici. Progetti di ricerca europei come DRIVE, finanziato dal programma Horizon 2020 dell’Unione Europea, mirano a superare le limitazioni presentate dal trapianto di Isole pancreatiche.

L’appuntamento del 7 di ottobre a Milano servirà per fare il punto sul presente della ricerca europea e mondiale nel campo del trapianto di isole e per spiegare ai pazienti cosa attendersi dal prossimo futuro.