Le complicanze del diabete a carico dei reni: nuovi farmaci si dimostrano efficaci

Il diabete, i cui numeri sono in crescita sia a livello globale sia in Italia (3,84 milioni i malati nel nostro Paese), preoccupa soprattutto in ragione delle sue complicanze. Tra le più frequenti, ci sono quelle a carico dei reni. Se non adeguatamente trattati, i diabetici corrono un rischio maggiore di sviluppare gravi complicanze, fra le quali la nefropatia diabetica: un problema quasi per un diabetico su due, nello specifico per 1,5 milioni di italiani. L’evoluzione più grave è l’insufficienza renale, che può richiedere il ricorso alla dialisi o al trapianto renale, di cui il diabete è oggi la prima causa.

A infondere speranza sono le conclusioni di uno studio pubblicato sul «New England Journal of Medicine». Protagonisti gli SGLT2 inibitori, una categoria di farmaci, che inibiscono il cotrasportatore sodio-glucosio SGLT2, responsabile per circa il 90 per cento del riassorbimento del glucosio.

«Questi farmaci si sono dimostrati in grado di garantire una riduzione degli eventi sia cardiovascolari sia renali – afferma Giuseppe Pugliese, diabetologo dell’azienda ospedaliero-universitaria Sant’Andrea di Roma e ordinario di endocrinologia all’Università La Sapienza -. Lo studio in questione ha evidenziato l’efficacia del Canagliflozin nel preservare la funzione renale e assicurare una protezione cardiovascolare, senza registrare significativi effetti collaterali». Occorre precisare che, nei pazienti con funzione renale ridotta, gli SGLT2 inibitori non sono attualmente indicati in quanto poco efficaci sulla glicemia. Ma sapere che sono comunque efficaci in termini di protezione per il cuore e per i reni e sicuri in pazienti ad alto rischio come quelli con una nefropatia diabetica può portare ad una revisione delle indicazioni d’uso.

Con Canagliflozin meno casi di scompenso cardiaco

Questo nuovo farmaco garantisce dunque una protezione più efficace ai pazienti con la nefropatia diabetica. «D’ora in avanti i pazienti diabetici potranno prevenire una complicanza su cui finora non si era riusciti a intervenire», aggiunge Luca De Nicola, nefrologo dell’Università della Campania Luigi Vanvitelli di Napoli. «Le terapie finora disponibili riducevano in minima parte la progressione del danno renale verso la dialisi. Questo nuovo farmaco garantisce una protezione più efficace ai pazienti con una nefropatia diabetica. Inoltre, questo farmaco è un cardioprotettivo con una riduzione di circa il quaranta per cento dell’incidenza di scompenso cardiaco, la complicanza cardiovascolare più importante nel paziente diabetico. La terapia è anche più facilmente tollerabile: ci sono minori effetti collaterali nel gruppo trattato con questo approccio terapeutico rispetto al gruppo sottoposto alla cura tradizionale».

 

da La Stampa