#ISPAD2023: giorno 2. La cronaca del Dr Andrea Scaramuzza

La seconda giornata si è aperta con un interessante simposio in plenaria su predizione e prevenzione del diabete tipo 1. Ha iniziato Flemming Pociot, danese, che ha parlato dei nuovi biomarkers che è possibile usare per una predizione efficace del diabete tipo 1. Dopo aver illustrato i marker usati tradizionalmente (autoanticorpi, almeno 2, e genetica), ha presentato anche altri approcci come la possibilità di analizzare il profilo lipidomico e metabolico, che insieme alla genetica, possono dare indicazioni su quei pazienti ad alto rischio di sviluppare diabete in maniera molto precisa. Sicuramente abbiamo la necessità di affinare lo screening per raggiungere più persone a rischio possibili. Mark Nieuwdorp ha parlato di microbioma e dei suoi rapporti con il diabete tipo 1. E ha illustrato la possibilità del trapianto di feci, che al netto degli aspetti etici, sembra un metodo interessante per provare a prevenire la comparsa di diabete tipo 1 almeno in alcune categorie di potenziali pazienti. Ha terminato la sessione Manuela Battaglia, Managing Director di Innodia (v. Pillola a parte per la sua relazione).
Dopo incontri specifici per gli infermieri e gli operatori della salute mentale i lavori sono proseguiti con alcuni simposi in contemporanea. Interessante quello sulle complicanze che non dobbiamo mai dimenticare che sono l’aspetto più negativo del diabete e che sia pure nettamente in riduzione rispetto ad un recente passato sono ancora presenti e rappresentano un carico per il paziente e anche per il team di cura da non trascurare minimamente. Farid Mahmud, canadese, ha parlato dei nuovi marker per la nefropatia, focalizzandosi sul filtrato glomerulare, più complicato da misurare rispetto alla microalbuminuria ma estremamente più efficace. Natasa Bratina, di Lubiana, ha fatto una brillante relazione dimostrando come il fenotipo possa essere modificato e influenzato dai valori alti di glucosio e di quanto questo pesi sulla comparsa di complicanze. Juan Espinoza ha illustrato uno dei tanti utilizzi che si può fare della Intelligenza Artificiale, tanto di moda nell’ultimo periodo, al fine di identificare precocemente le complicanze.
Si è parlato anche di linee guida e delle novità salienti dell’ultima edizione pubblicata alla fine dello scorso anno rispetto alle precedenti, in particolare in caso di interventi chirurgici, trattamento della chetoacidosi (è aumentato il quantitativo di liquidi soprattutto nelle prime ore, cosa che personalmente mi lascia un pochino perplesso) e dell’ipoglicemia.
Una interessante sessione di comunicazioni orali su obesità, diabete tipo due e monogenico e altre forme di diabete. Ancora una volta la ricerca italiana in bellavista con la relazione di Claudia Piona sul ruolo della funzione beta-cellulare nella tolleranza al glucosio nei pazienti con fibosi cistica.
Seguitissima la sessione sui sistemi cosiddetti open source. Mi limito a ribadire la mia personalissima posizione di pediatra di campagna che ha a che fare con i bambini per cui, con quanto offre la tecnologia ufficiale, almeno in Italia, non mi andrei ad impelagare con sistemi non approvati, o approvati per ora solo in US (Loop), quando abbiamo alternative ‘ufficiali’ altrettanto (se non di più) valide. Detto ciò ritengo anche che se qualche famiglia decida di ricorrere ai sistemi open source debba ricevere l’assistenza necessaria dal proprio centro di cura (che se non in grado si dovrebbe aggiornare o inviare il bambino/a in un centro adeguatamente preparato). Ed è proprio a tal fine che insieme ai colleghi della SIEDP, di SID, AMD e dei rappresentanti dei pazienti stiamo preparando le raccomandazioni italiane su questo tema.
In pausa pranzo i simposi aziendali di Dexcom, dove Greg Forlenza ha parlato di Dexcom G7 e di Medtronic, che ha visto anche la brillante relazione di Ivana Rabbone sull’utilizzo della tecnologia sin dall’esordio.
Il pomeriggio si è aperto con un interessante dibattito sulla necessità (Daniel Agardh, Svezia) o meno (Farid Mahmud, Canada) di screenare i pazienti per la celiachia e se si ogni quanto e se trattare gli asintomatici. Tesi contrastanti, ma alla fine ha prevalso l’idea che è bene fare lo screening e in caso di positività acclarata, di trattare.
Si è parlato di assistenza nei paesi in via di sviluppo o sottosviluppati sottolineando le carenze croniche strutturali e di personale, che rendono l’assistenza molto difficoltosa.
Si è parlato di risvolti psicologici e psicosociali nel diabete nella sessione pomeridiana delle comunicazioni orali. E Marta Koch, editor in chief di Lancet Diabetes & Endocrinology, ha brillantemente introdotto i requisiti necessari per provare a proporre un lavoro su una rivista a così alto impatto, elencando le best practice da perseguire e soprattutto sottolineando tutte le cose da non fare.
La giornata si è chiusa con la sessione Jenious, con la brillante relazione a quattro mani di Torben Biester di Hannover, Germania e di Klemen Dovč di Lubiana, Slovenia che hanno raccontato della loro esperienza e di quanto sia stata importante per lo sviluppo della loro carriera. C’è stato spazio poi per progetti di ricerca finanziati da Children with Diabetes e con soddisfazione quello vincitore ha la firma italiana di Valentina Mancioppi.
In contemporanea il simposio Sanofi dove si è continuato a parlare di strategie di prevenzione del diabete tipo 1. Per la seconda giornata è tutto. Appuntamento a domani.
Dr Andrea Scaramuzza
Responsabile Endocrinologia, Diabetologia & Nutrizione Pediatrica presso ASST di Cremona