Ideata nuova tecnica sul piede diabetico Lancio a San Francisco

Pazienti diabetici: al San Donato messa a punto una nuova metodica d’avanguardia nel ridurre le amputazione dovute a disturbi della circolazione degli arti.
Messo a punto un rivoluzionario “pallone di dilatazione” in grado di rilasciare un farmaco direttamente nella parete del vaso sanguigno, senza ricorrere all’impianto di stent. Coinvolto il dipartimento delle malattie cardiovascolari e le unità operative di chirurgia vascolare e diabetologia. I risultati dello studio aretino presentati il prossimo novembre a San Francisco negli Stati Uniti.

I progressi nella cura della malattia diabetica, negli ultimi anni, hanno portato ad un allungamento dell’aspettativa di vita dei diabetici, sino al punto che oggi i problemi principali per questi malati non sono più quelli legati alla sopravvivenza, ma quelli derivanti dalle complicanze croniche della malattia. Tra queste, quella che va sotto il nome di “piede diabetico” è sicuramente la più rilevante, anche per il conseguente rischio di dover ricorrere ad una amputazione.

Sono circa 15000 i diabetici presenti nella nostra provincia e di questi, circa 300, sono affetti da piede diabetico su base vascolare. Pazienti che possono contare su una qualificata risposta offerta dagli specialisti del San Donato, grazie ad un percorso assistenziale multidisciplinare, che integra le competenze del cardiologo, del chirurgo vascolare e del diabetologo. 

Ed è proprio grazie ai confortanti risultati offerti da questo “percorso” che l’ospedale aretino è divenuto centro di riferimento per molte strutture ospedaliere, anche al di fuori della Toscana. Tanto è che l’Asl8, in ambito regionale, è l’azienda sanitaria con la più bassa incidenza di amputazione degli arti (11,4 contro il 43,6 della media regionale), come può evincere dal grafico relativo ai dati 2010 (fonte MES).

Il Dipartimento Cardiovascolare dell’Azienda Sanitaria aretina, in particolare, è da anni impegnato nella cura dell’arteriopatia obliterante, una patologia che consiste nell’ostruzione parziale o completa delle arterie degli arti inferiori, che affligge i pazienti diabetici. “La comparsa di gravi alterazioni della circolazione degli arti (ischemia critica) nel paziente affetto da diabete mellito – afferma il direttore del dipartimento, Leonardo Bolognese – rappresenta oggi una delle principali complicazioni di questa malattia soprattutto per la temibile evoluzione in estesa necrosi del piede con conseguente necessità di amputazione.

Il trattamento endovascolare mediante angioplastica, con solo pallone o associata ad impianto di protesi endovascolari (stent), è considerata oggi la metodica di prima scelta nel trattamento dell’ischemia critica dell’arto, con un successo procedurale >95% ed una significativa riduzione delle amputazioni maggiori e minori (sopra e sotto la caviglia). 

Tuttavia, prosegue Bolognese, l’incidenza della comparsa di una nuova ostruzione (restenosi) è significativamente più elevata rispetto a quella osservata in altri distretti vascolari (coronarico, carotideo) limitando il successo della procedura nel tempo. Neanche l’avvento di stent di nuova generazione ha cambiato questo scenario giacchè questo tipo di protesi spesso, per le caratteristiche anatomiche del vaso e della lesione, non può essere impiegato”. 

Il Dipartimento Cardiovascolare aretino, fra i primi centri a livello internazionale, ha valutato l’impiego di un nuovo dispositivo per superare questo problema. Si tratta di un rivoluzionario pallone di dilatazione in grado di rilasciare un farmaco antiproliferativo, il paclitaxel, direttamente nella parete vasale tramite contatto della superficie del pallone da dilatazione e la superficie del vaso, senza l’impianto di stent. 

L’azione del farmaco è in grado di inibire la proliferazione della superficie del vaso trattato riducendo quindi il fenomeno della restenosi. Lo studio, prospettico e randomizzato, denominato.“Drug Eluting Balloon For Below The Knee Evaluation:The DEBATE BTK Study”, coordinato dal dottor Leonardo Bolognese e che ha visto il coinvolgimento dell’Unità operativa di Chirurgia Vascolare diretta dal dr Guido Bellandi e dell’Unità Operativa di Diabetologia diretta dalla dottoressa Lucia Ricci, è stato condotto dal Dr Francesco Liistro responsabile del Laboratorio di Cardiologia Interventistica del Dipartimento e ha prodotto risultati di grande rilievo dimostrando una riduzione relativa del 61% della restenosi e del 65% della reocclusione grazie all’impiego del nuovo dispositivo. 

Lo studio ha già ricevuto un importante riconoscimento internazionale: i risultati, infatti, saranno presentati alla più importante conferenza internazionale sui trattamenti endovascolari in ambito cardiovascolare: il Transcatheter Cardiovascular Therapeutics che si svolgerà nel prossimo Novembre a San Francisco negli Stati Uniti.

 

 

da La Nazione Arezzo