H1N1 e influenza di stagione. Epidemia o pandemia?

Con la stagione fredda è inevitabile l’appuntamento con i virus influenzali: una situazione quest’anno particolarmente complessa a causa della Nuova Influenza. Le previsioni dell’OMS indicano che il nuovo virus si diffonderà a livello globale proprio nel momento in cui siamo già sotto l’assedio degli altri virus stagionali. Per fortuna H1N1 sembra meno pericoloso di quando è apparso la scorsa primavera in Messico. Ma le stime indicano che comunque il 15% della popolazione potrebbe essere costretta a letto con la febbre per un paio di settimane.
La minaccia quest’anno arriva, quindi, da più fronti contemporaneamente e per questo diventa ancora più importante il ricorso ai vaccini antinfluenzali. “Abbiamo le conoscenze e gli strumenti necessari per affrontare la nuova influenza – spiega Fabrizio Pregliasco, docente e responsabile del Laboratorio di Virologia dell’Università di Milano -. Attualmente, tra l’altro, il suo tasso di mortalità è molto basso, circa lo 0,5 per mille, inferiore addirittura a quello di un comune virus influenzale che può arrivare anche all’1 per mille. Il problema è che si tratta di un virus relativamente nuovo e praticamente nessuno di noi possiede gli anticorpi specifici. Per questo motivo è facile ammalarsi e la sua diffusione è estremamente rapida.

Ciò che preoccupa maggiormente è il numero di casi che potrebbero manifestarsi contemporaneamente a quelli provocati dalla consueta influenza stagionale. Quindi, quest’anno in particolare, la vaccinazione diventa uno strumento fondamentale di prevenzione”. Da settembre è disponibile il vaccino che immunizza dai tre virus stagionali previsti e che sono di origine australiana. Mentre da ottobre è pronta la vaccinazione monovalente specifica per H1N1.
“La consueta dose stagionale è particolarmente indicata per le persone anziane e per tutti coloro che soffrono di problematiche respiratorie o cardiovascolari – prosegue Fabrizio Pregliasco -. La strategia di vaccinazione per H1N1, invece, prevede di dare la priorità alle categorie più esposte e di pubblica utilità, come gli operatori sanitari. A seguire ci sono le donne in gravidanza e le persone a rischio per patologie particolari o per ragioni di età. Nonostante sia stato messo a punto in tempi record, il nuovo vaccino viene rilasciato progressivamente perché la sua produzione su vasta scala è piuttosto lunga e laboriosa. Le priorità di somministrazione, in questo caso, sono dettate dalla necessità di garantire i servizi essenziali, in particolare sul fronte sanitario, per far fronte a un eventuale aumento dei pazienti”.

La vaccinazione antinfluenzale consente di ridurre la diffusione della patologia e, quindi, il suo impatto sulla società. Permette inoltre di diminuire i suoi effetti sui singoli soggetti, in particolare per quanto riguarda l’insorgenza di complicanze nei più deboli.
“La vaccinazione stagionale è da sempre un’opportunità per tutti, anche per i bambini dai 6 mesi in su – precisa Pregliasco – mentre diventa addirittura un salvavita per i soggetti più fragili. Per queste persone può essere indicato anche vaccinarsi contro lo Streptococcus pneumoniae, la causa principale della polmonite, che è la complicanza più pericolosa delle forme influenzali.
Si tratta di una soluzione da tenere presente soprattutto quest’anno, visto che siamo di fronte a una minaccia molteplice e che le dosi del vaccino specifico per H1N1 saranno disponibili soltanto gradualmente”. Secondo le previsioni sarà comunque possibile riuscire a vaccinare contro la nuova influenza circa il 30% della popolazione, contenendo notevolmente il contagio. “Il nuovo virus potrebbe ripresentarsi anche la prossima stagione – conclude Pregliasco – ma noi saremo già preparati per affrontarlo, come accade da anni con gli altri virus influenzali”.

A cura di Carlo Falciola e Manuela Lehnus

da Humanitas Salute