Farmaceutica, i ‘nodi’ della Brexit

La Brexit “può avere conseguenze rilevanti sul settore farmaceutico. E’ quindi necessario che queste siano analizzate rapidamente per individuare risposte adeguate, mettendo il paziente al centro”. Lo sottolinea il presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi, che pensa “in particolare al veloce accesso ai farmaci innovativi, garantito nell’Unione europea dall’Agenzia regolatoria europea (Ema), che ha sede proprio a Londra. Il nuovo quadro – dice – dovrà anche dare continuità all’impegno e agli investimenti delle imprese del farmaco nel Regno Unito. Siamo certi che le istituzioni britanniche e quelle europee sapranno individuare in tempi brevi le giuste soluzioni”. Quanto all’Ema, Scaccabarozzi aveva già – dall’Assemblea pubblica di Farmindustria – lanciato un appello alle istituzioni per portare l’Agenzia nel nostro Paese. “L’Italia ha le carte in regola per diventarne la sede. A nostro favore giocano importanti fattori: l’industria farmaceutica made in Italy è ormai una realtà 4.0 di primo piano in Europa. Seconda per produzione a un’incollatura dalla Germania, ma prima per valore pro-capite”. “Con un export da record che supera il 70% della produzione, un’occupazione qualificata in ripresa (+6.000 addetti nel 2015) e investimenti in crescita (+15% negli ultimi due anni).
E a un passo dal diventare un hub europeo per la ricerca, anche clinica, con investimenti di 1,4 miliardi (700 milioni solo in studi clinici)”, evidenzia il presidente di Farmindustria. 

Margherita Lopes

 

 

da ADNKronos Salute