Dolcificanti per diabetici

Diabete e controllo del peso sono generalmente le cause che spingono a cercare dei sostituti dello zucchero, sia di tipo naturale che artificiale, da inserire nella propria dieta. Quando si cercano degli edulcoranti alternativi al saccarosio non bisognerebbe però limitarsi ad osservare quante calorie apportano o gli effetti immediati sulla glicemia, ci possono infatti essere delle conseguenze sul lungo periodo. Una ricerca, condotta da un gruppo di ricercatori della Adelaide Medical School (Australia), ha ad esempio rilevato che un consumo elevato di dolcificanti artificiali potrebbe influire sul metabolismo del glucosio favorendo, in persone sane, l’insorgenza del diabete di tipo 2.

Anche se i risultati dell’indagine dovranno essere approfonditi, non è la prima volta che emerge questo possibile problema per la salute. Già qualche anno fa uno studio israeliano, pubblicato su Nature (Health: The weighty costs of non-caloric sweeteners – doi:10.1038/nature13752), aveva evidenziato che i dolcificanti alternativi allo zucchero, in alcuni casi, possono alterare il metabolismo con un conseguente innalzamento dei livelli della glicemia.

Edulcoranti e dolcificanti, forse a causa anche delle pubblicità, sono sempre più diffusi non solo tra chi presenta dei disturbi metabolici (quali obesità e diabete) ma anche in quelle persone che vogliono semplicemente ridurre l’apporto calorico senza però privarsi di bevande e cibi normalmente ricchi di zuccheri.

Richard Young, coautore dello studio australiano e ricercatore presso l’Adelaide Medical School – University of Adelaide, evidenzia che un elevato apporto di dolcificanti artificiali, già dopo due settimane, può alterare il metabolismo del glucosio incrementando il rischio di diabete di tipo 2. Anche se i meccanismi alla base di questo fenomeno non sono noti, bisognerebbe utilizzare queste sostanze con cautela senza abusarne. I dati relativi all’indagine sono stati presentati in occasione del Congresso dell’Associazione europea per lo studio del diabete (Easd). Ulteriori informazioni potete trovarle nel PDF relativo all’abstract dell’intervento (Impact of artificial sweeteners on glycaemic control in healthy humans).

Per valutare l’effetto dei dolcificanti non calorici, noti anche con la sigla NAS (acronimo derivante dall’inglese Non-caloric Artificial Sweeteners), sono stati coinvolti 27 volontari sani con un’età compresa tra i 25 e i 29 anni. Il campione era costituito da 14 ragazzi e 13 ragazze con un BMI di 24 ± 1, situati quindi in una fascia di normopeso. Per un periodo di 2 settimane è stato condotto uno studio in doppio cieco dove, in modo casuale, sono state somministrate alcune pillole contenenti 92 mg di sucralosio e 52 di acesulfame-K, un quantitativo paragonabile a quello che si assumerebbe bevendo circa 1,5 litri di bevande dietetiche al giorno (bibite caratterizzate da sigle quali: zero, light, diet, ecc.). Del totale, 13 partecipanti hanno assunto un placebo. Le pillole, sia nel caso del placebo che con i dolcificanti, dovevano essere assunte tre volte al giorno prima dei pasti.

Tutti i volontari sono stati sottoposti ad una serie di esami clinici, effettuati di routine in diabetologia, per valutare la risposta dell’organismo allo zucchero: glicemia, livelli di insulina nel sangue, livelli del Peptide-1 glucagone-simile (GLP-1), ecc.. Al termine del periodo di follow-up, si è concluso che la risposta dell’organismo è alterata solo nelle persone che hanno assunto i dolcificanti e non in quelle alle quali è stato somministrato il placebo.

Dopo appena 14 giorni, i dolcificanti possono quindi favorire delle alterazioni fisiologiche di vario tipo. Si va da una riduzione del Peptide-1 glucagone-simile (GLP-1), che è utile a mantenere nella norma i livelli di zucchero, all’aumento dei livelli di glucosio nel sangue (glicemia) dopo i pasti. Si è inoltre osservato un aumento dell’assorbimento di zuccheri da parte dell’organismo. Anche se i risultati sono frutto di un piccolo studio, gli autori tengono ad evidenziare che i dati non sono da sottovalutare e, in via precauzionale, bisognerebbe limitare il consumo di dolcificanti artificiali perché, anche nel breve tempo, potrebbero alterare i meccanismi dell’organismo preposti al controllo del glucosio. Una situazione che influisce sui picchi glicemici post-pasto (glicemia post prandiale) e può predisporre allo sviluppo del diabete.

Alternative allo zucchero

In caso di problemi legati alla glicemia alta, o al peso, spesso si cercano delle alternative allo zucchero. Proprio per questo motivo, per andare incontro ai consumatori, l’industria alimentare utilizza poco più di una decina di sostanze edulcoranti o dolcificanti per commercializzare dei prodotti dolci ma privi di zucchero. Queste sostanze sono divise in due gruppi, da una parte troviamo i dolcificanti naturali o polialcoli (noti anche come dolcificanti energetici), dall’altra i dolcificanti artificiali (noti anche come dolcificanti intensivi).

 

Di seguito riportiamo l’elenco dei dolcificanti ritenuti sicuri, per la salute umana, sia dall’Autorità Europea per la sicurezza alimentare (EFSA) che dalla Food and Drug Administration (FDA), l’agenzia di controllo americana.

 

Elenco dolcificanti artificiali

Aspartame (E951)

Acesulfame K (E950)

Ciclamato (E952)

Saccarina (E954)

Sucralosio (E955)

Elenco dolcificanti naturali

Fruttosio

Isomalto (E953)

Maltitolo (E965)

Mannitolo (E421)

Saccarosio (zucchero da tavola)

Sorbitolo (E420)

Xilitolo (E967)

In via precautelare, si sconsiglia comunque l’uso di dolcificanti artificiali fino al compimento del terzo anno di età, durante la gravidanza e il periodo dell’allattamento. In caso di bambini, bisognerebbe somministrare tali sostanze con cautela anche superato il terzo anno. Negli Stati Uniti, dopo alcune indagini condotte su gli animali che hanno evidenziato possibili problemi, la FDA ha proibito l’uso del ciclamati. In Europa l’uso è ancora concesso ma con una rivisitazione al ribasso delle dosi consentite (massimo 7mg al giorno per Kg di peso corporeo).

 

Dolcificanti artificiali

I dolcificanti artificiali sono delle sostanze create in laboratorio. Presentano un alto potere edulcorante, in alcuni casi superiore addirittura a 500 volte quello del saccarosio (il comune zucchero da tavola), e sono praticamente privi di calorie. Queste sostanze non possono però essere consumate “liberamente” ma esiste una dose giornaliera massima (DGA) calcolata in base al peso corporeo. Rimanendo al di sotto della DGA, in base ai test di laboratorio, teoricamente non si corrono rischi per la salute. Sempre più studi sembrano però rivedere la sicurezza degli edulcoranti ipocalorici e, di conseguenza, è giusto informare i consumatori in modo da aumentare la consapevolezza su quello che si sta assumendo.

 

Aspartame (E951)

L’aspartame è probabilmente uno dei dolcificanti artificiali più noti, ha un potere edulcorante di 180 volte superiore rispetto al saccarosio. Una volta ingerito, l’organismo scinde l’aspartame nei due aminoacidi costitutivi fornendo circa 4 Kcal per grammo. Considerando però l’elevato potere dolcificante, ne bastano dosi bassissime e, di conseguenza, l’apporto calorico è pressoché nullo. Questo edulcorante è stabile fino ai 200°, una caratteristica che lo rende poco adatto per la preparazione di prodotti alimentari che richiedono temperature elevate (una cottura in forno degraderebbe la sostanza facendo perde la capacità dolcificante).

Dal 1985 la FDA ha classificato l’aspartame come sostanza sicura, e anche l’EFSA ha dato parere favorevole, ciò nonostante la comunità scientifica è molto divisa in merito. Non sono pochi gli studi discordanti e ulteriori indagini andrebbero condotte per chiarire gli effetti sulla salute di questo dolcificante. Ad oggi l’uso di aspartame è controindicato nei pazienti con Fenilchetonuria, una malattia metabolica ereditaria potenzialmente grave caratterizzata da alti tassi di fenilpiruvato nelle urine e di fenilalanina nel sangue.

In Europa la Dose Giornaliera Massima (DGM) è fissata a 40 mg/Kg di peso corporeo, negli Stai Uniti è invece leggermente più alta (50 mg/Kg di peso corporeo).

 

Acesulfame K (E950)

L’acesulfame K è un dolcificante sintetico che ha un potere dolcificante superiore di 200 volte a quello del saccarosio. Per sostituire un cucchiaino di zucchero, di circa 6 grammi, sono sufficienti 0,03 g. Non viene metabolizzato dall’organismo, di conseguenza è privo di calorie. A differenza dell’aspartame, è stabile anche alle alte temperature. Per questa sua caratteristica è uno dei dolcificanti più utilizzati nella preparazione degli alimenti destinati alla cottura e nelle bevande.

La DGA in Europa è fissata a 9 mg/Kg di peso corporeo, negli Stati Uniti è invece di 15 mg/Kg di peso corporeo.

 

Ciclamato (E952)

Il ciclamato, a differenza di altri dolcificanti come ad esempio la saccarina, non presenta alcun retrogusto se non a dosi particolarmente elevate. Il potere dolcificante è circa 30 volte quello del saccarosio. Per sostituire un cucchiaino di zucchero servono quindi 0,2 g. Può essere utilizzato anche in cottura e la dose giornaliera massima è fissata a 7 mg/kg di peso corporeo. Negli Stati Uniti non è consentito l’utilizzo in campo alimentare di questo edulcorante artificiale. In Italia è commercializzato sia sotto forme di compresse che in soluzione acquosa. Si sconsiglia l’utilizzo di ciclamato nelle persone che stanno seguendo dei regimi iposodici.

 

Saccarina (E954)

La saccarina ha un potere edulcorante superiore di 300-500 volte rispetto a quello del saccarosio. Il nostro organismo non metabolizza la saccarina e, di conseguenza, è un dolcificante privo di calorie. Gli sudi hanno dimostrato che non provoca carie ed è stabile alle alte temperature, di conseguenza può essere utilizzato anche negli alimenti che richiedono la cottura in forno. A differenza di altri dolcificanti, ha un retrogusto amaro che può rappresentare un fattore limitante per il consumo.

In Italia la DGA è fissata in 2,5 mg/Kg di peso corporeo, ci sono però dei comitati, quali la FAO/WHO, che hanno fissato la Dose Giornaliera Massima a 5 mg/Kg.

 

Sucralosio (E955)

Il sucralosio è un dolcificante artificiale che ha un potere edulcorante di ben 600 volte superiore rispetto a quello del saccarosio. Anche se uno studio della Duke University Medical Center ha evidenziato delle possibili ripercussioni negative sulla salute (alterazione della secrezione ormonale, riduzione dei batteri buoni nell’intestino e un abbassamento dell’effetto terapeutico dei farmaci), secondo l’Efsa (Autorità europea per la sicurezza alimentare) il sucralosio è sicuro. Non sembrerebbero fondati neanche i dubbi di uno studio italiano, condotto da Morando Soffritti dell’Istituto Ramazzini, che ne attribuiva una possibile correlazione con il cancro. Secondo l’ente, i dati disponibili non supportano le conclusioni degli autori. D’altro canto, la sicurezza del sucralosio è stata dimostrata da un gran numero di ricerche.

In Europa la Dose Giornaliera Massima (DGM) è fissata a 15 mg/Kg di peso corporeo.

 

Dolcificanti naturali

 

I dolcificanti naturali si trovano generalmente in frutta e verdura, per l’utilizzo nel campo alimentare vengono però estratti attraverso diversi processi industriali. Il potere edulcorante è di solito inferiore di poco a quello del saccarosio, le calorie fornite sono però circa la metà. Quelli più comuni sono il sorbitolo, il mannitolo, e lo xilitolo. Tra tutti, quest’ultimo ha anche la caratteristica di non provocare carie (per avere ulteriori informazioni potete leggere l’articolo: lo xilitolo fa risparmiare sulla cura dentale).

Per i dolcificanti naturali non è fissata una Dose Giornaliera Massima, viene però indicato un valore di riferimento pari a 20 grammi al giorno per gli adulti e 10 grammi per i bambini.

 

Fruttosio

Miele

Sciroppo d’acero

Sciroppo d’agave

Succo di Mele o di Uva

Stevia

 

tratto da UOL