Disfunzione erettile e futura malattia cardiovascolare, studio recente ha dimostrato un’associazione

La disfunzione erettile (DE) è associata in modo indipendente al rischio di futura malattia cardiovascolare (CVD). Utilizzando i dati di uno studio in corso, i ricercatori hanno scoperto che gli uomini che hanno segnalato la disfunzione erettile avevano un rischio maggiore sia di malattia coronarica (CHD) che di eventi CVD durante un periodo di follow-up della durata di 3,8 anni. I risultati dello studio sono stati pubblicati online sulla rivista Circulation. 

«I nostri risultati rafforzano le prove esistenti per l’associazione indipendente tra DE e incidenza di malattia CV, e potrebbero avere importanti implicazioni per la stratificazione del rischio negli uomini di mezza età», scrivono Michael Blaha del Johns Hopkins Ciccarone Center for the Prevention of Heart Disease, Baltimora, Maryland e colleghi. 

Fattori di rischio comuni

La disfunzione erettile vascolare e la malattia cardiovascolare condividono fattori di rischio comuni, come obesità, ipertensione, sindrome metabolica, diabete e fumo, scrivono i ricercatori. Condividono anche meccanismi patologici alla base, come la disfunzione endoteliale, l’infiammazione e l’aterosclerosi. 
«Nonostante queste strette relazioni, le prove che documentano la DE come un predittore indipendente dei futuri eventi CVD sono limitate», scrivono gli autori. 

Per questa analisi, gli investigatori hanno utilizzato i dati di MESA (Multi-Ethnic Study of Atherosclerosis), uno studio di coorte prospettico multicentrico etnicamente diversificato, basato sulla comunità, per esaminare il valore della disfunzione erettile auto-riferita nella previsione dell’insorgenza di CHD e CVD nei partecipanti senza CVD al basale. 

L’analisi ha considerato 1.914 partecipanti di sesso maschile che hanno partecipato alla quinta visita dello studio MESA, e hanno risposto alla domanda sui sintomi di DE del Massachusetts Male Aging Study. I partecipanti venivano ritenuti avere la DE se rispondevano “a volte in grado” o “mai in grado” alla domanda. I soggetti che hanno segnalato i sintomi della DE erano 877 partecipanti (45,8%). 

L’età media era di 69 anni e il 42,3% era bianco, il 24,2% afroamericano, il 10,5% cinese americano e il 22,9% era ispanico. I soggetti con DE avevano maggiori probabilità di avere il diabete e una storia familiare di CHD. Avevano anche maggiori probabilità di usare farmaci β-bloccanti, antiipertensivi, ipolipemizzanti e antidepressivi. 

Dopo aver escluso altri 155 partecipanti per avere avuto un evento CVD prima della visita, l’analisi si è concentrata sui restanti 1.757 soggetti, che sono stati seguiti per 3,8 anni allo scopo di valutare gli eventi gravi CHD (infarto del miocardio, rianimazione dopo arresto cardiaco e morte CHD) e gli eventi gravi CVD (tutti gli eventi gravi CHD, più ictus e morte per ictus). 

Disfunzione erettile associata a futuri eventi CVD
Nel corso dei 3,8 anni di follow-up ci sono stati un totale di 40 eventi CHD e 75 CVD e una percentuale significativamente superiore di quanti hanno segnalato la DE ha avuto un evento CHD o CVD, rispetto a quelli che non l’hanno segnalata. 
In modelli di rischio proporzionale di Cox non rettificati, la DE è stato un predittore significativo sia per eventi CHD gravi (HR, 2,5) che per quelli CVD (HR, 2,6). 

Dopo gli aggiustamenti per fattori quali età, razza/etnia, istruzione, fumo, diabete, storia familiare di CHD, rapporto colesterolo totale/colesterolo HDL, pressione arteriosa sistolica, uso di farmaci antiipertensivi e ipolipemizzanti, così come depressione e uso di β-bloccanti, il maggior rischio è rimasto tale per gli eventi CVD (HR, 1,9). 
Mentre la relazione con gli eventi CHD gravi è diventata non significativa, «anche se con una stima del rischio simile», scrivono gli autori. 

«Abbiamo documentato in precedenza un aumento dell’aterosclerosi subclinica in coloro che successivamente riferiscono disfunzione erettile», scrivono i ricercatori. «Nel 2017, il punteggio QRISK nel Regno Unito è stato il primo a incorporare la DE come fattore di rischio indipendente per la CVD, tuttavia rimane assente dalle linee guida sulla previsione del rischio negli Stati Uniti. I nostri risultati possono giustificare una terapia preventiva più aggressiva in questi pazienti». 

Gli autori sottolineano che una limitazione della loro analisi è che la domanda posta ai partecipanti sulla DE non distingue tra i tipi vascolari e non vascolari, e questo può avere attenuato la relazione tra DE e CVD. Inoltre, poiché il follow-up era di soli 3,8 anni, «sono necessari ulteriori dati decennali sul valore predittivo del rischio di DE». 

Bibliografia 

Iftekhar Uddin SM et al. Erectile Dysfunction as an Independent Predictor of Future Cardiovascular Events: The Multi-Ethnic Study of Atherosclerosis. Circulation. Published online June 11, 2018. 

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da PHARMASTAR