Diabete di tipo 2, rischio più che dimezzato con semaglutide usato contro l’obesità

Il rischio di diabete di tipo 2 risulterebbe più che dimezzato dalle iniezioni settimanali del nuovo farmaco per l’obesità, il GLP-1 agonista semaglutide, secondo una nuova ricerca che verrà presentata al prossimo congresso della European Association for the Study of Diabetes (EASD), che si terrà a Stoccolma dal 19 al 23 settembre.

Semaglutide è stato recentemente approvato come trattamento dell’obesità negli Stati Uniti e in Europa. «Sembra essere il farmaco più efficace fino a oggi per il trattamento dell’obesità e sta iniziando a colmare il divario con la chirurgia bariatrica in termini di quantità di peso perso» ha affermato il responsabile della ricerca Timothy Garvey, del Dipartimento di scienze della nutrizione presso l’Università dell’Alabama a Birmingham.

«La sua approvazione si è basata sui risultati di studi clinici che dimostrano una riduzione media del peso superiore al 15%, se utilizzato insieme a un programma di stile di vita salutare» ha aggiunto. «Questa quantità di perdita di peso è sufficiente per trattare o prevenire una vasta gamma di complicanze dell’obesità che compromettono la salute e la qualità della vita, e rappresenta una svolta nel trattamento di questa condizione».

Analisi sulla riduzione del rischio di diabete con semaglutide negli obesi
Dal momento che è risaputo che l’obesità aumenta il rischio di diabete di tipo 2 di almeno sei volte, i ricercatori hanno effettuato una nuova analisi dei dati di due studi su semaglutide per valutarne la capacità di ridurre il rischio di diabete trattando l’eccesso di peso.

Nel trial STEP1, 1.961 pazienti con sovrappeso o obesità hanno ricevuto un’iniezione di 2,4 mg di semaglutide o placebo una volta alla settimana per un periodo di 68 settimane.

Lo studio STEP4 ha coinvolto 803 soggetti in sovrappeso o obesi che sono stati trattati con iniezioni settimanali di 2,4 mg di semaglutide per 20 settimane, per poi continuare la terapia o passare al placebo per le successive 48 settimane. I partecipanti a entrambi gli studi hanno anche ricevuto consigli su dieta ed esercizio fisico.

I ricercatori hanno utilizzato la stadiazione della malattia cardiometabolica (CMDS, Cardiometabolic Disease Staging) per prevedere il rischio di sviluppare il diabete di tipo 2 nei successivi 10 anni. È stato precedentemente dimostrato che il CDMS è una misura altamente accurata per misurare il rischio di diabete di tipo 2 e viene calcolato utilizzando una formula che tiene conto del sesso, dell’età, della razza, dell’indice di massa corporea (BMI) e della pressione sanguigna del paziente, nonché dei livelli di glucosio nel sangue, colesterolo HDL e trigliceridi.

Riduzione del rischio di diabete con il trattamento prolungato
Nei partecipanti a STEP1 sottoposti a semaglutide, i punteggi di rischio a 10 anni per il diabete di tipo 2 sono diminuiti del 61% (passando dal 18,2% alla settimana 0 al 7,1% alla settimana 68), mentre in quelli trattati con placebo il punteggio di rischio si è ridotto del 13% (passando dal 17,8% alla settimana 0 al 15,6% alla settimana 68).

I punteggi di rischio rispecchiavano la perdita di peso, che era in media del 17% con semaglutide rispetto al 3% con il placebo. All’inizio dello studio erano più alti nei soggetti con prediabete rispetto a quelli con livelli normali di zucchero nel sangue, tuttavia semaglutide ha ridotto il rischio in misura simile in entrambi i gruppi.

Nei partecipanti a STEP 4, le maggiori riduzioni dei punteggi di rischio sono state osservate nelle prime 20 settimane (dal 20,6% alla settimana 0 all’11,4% alla settimana 20). In quanti hanno continuato a ricevere semaglutide, il punteggio di rischio è ulteriormente diminuito al 7,7% ma, nei soggetti passati al placebo, è salito al 15,4%, suggerendo la necessità di un trattamento prolungato con semaglutide per mantenere la riduzione del rischio di diabete.

«Semaglutide riduce il rischio futuro di diabete di oltre il 60% nei pazienti con obesità, e questo vale tanto nei pazienti con prediabete che nei soggetti euglicemici» ha confermato Garvey. «È necessario un trattamento sostenuto per mantenere il beneficio. Considerati i tassi crescenti di obesità e diabete, semaglutide potrebbe essere utilizzata in modo efficace per ridurre il carico di queste malattie croniche».

Referenze

Press release based on abstract 562 at the annual meeting of the European Association for the Study of Diabetes (EASD).

 

da PHARMASTAR

 

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