Diabete, 1 su 3 non sa di saperlo. Con tanta sete e pipí è subito allarme

In occasione della Giornata Mondiale del diabete, Diabete Italia Onlus insieme a Motore Sanità e con il contributo incondizionato di Sanofi, Novo Nordisk, AstraZeneca e MSD, ha riunito gli esperti della patologia per fare il punto sulla situazione italiana.

«Il diabete non ci abbandona ed è necessario poter contare anche su cure certe e continuative. In Italia 1 diabetico su 3 non sa di esserlo. Cosa vuol dire questo? Che purtroppo questi malati senza cure necessiteranno di più attenzioni, una volta che il loro quadro clinico si aggraverà, e questo è un fattore da evitare sia per il paziente sia per la spesa sanitaria nazionale – dichiara Stefano Nervo, Presidente Diabete Italia – I numeri del diabete sono in salita e per evitare un’impennata deve per forza entrare in gioco la prevenzione: adottare uno stile di vita sano, ovvero mangiare bene e fare movimento. Oltre a questa grande fetta di “ignoti” al sistema sanitario nazionale, voglio anche ricordare che purtroppo nel nostro Paese di diabete di tipo 1 si muore ancora – prosegue – Più o meno ogni anno, purtroppo, si presentano casi di minori ai quali non era stata diagnosticata la malattia diabetica e che sono deceduti ed è terribile. Fatti gravi che non devono mai più ripetersi. I sintomi che devono far scattare l’allarme e che possono essere indicatori della malattia sono una gran sete e di conseguenza l’aumento dello stimolo a urinare. Se sono presenti questi due segnali è meglio avvisare subito il proprio medico curante e approfondire la propria situazione di salute».

‘The nurse makes a difference’, è stato il tema di questa giornata e l’infermiere, proprio perché ha un ruolo chiave nella gestione del diabete, può fare la differenza, quando con la giusta competenza ed educazione terapeutica, permette alla persona con diabete di assumersi la responsabilità della cura e ottenere e mantenere una migliore qualità di vita.

«Ma l’infermiere, in considerazione del fatto che l’attenzione e le risorse si focalizzano obbligatoriamente sulla pandemia Covid-19, deve essere oggi il professionista indispensabile e determinante, oltre che nella gestione, nella prevenzione e nell’informazione, anche nel riconoscimento precoce delle emergenze della malattia diabetica, a cominciare dal non sottovalutare nel diabete 1 il sintomo “tanta sete tanta pipì”, che può portare alla chetoacidosi fino al coma del bambino o il non riconoscere la sintomatologia relativa alla ipoglicemia», conclude Carolina Larocca, Presidente OSDI  (Operatori Sanitari di Diabetologia Italiani).