Delude studio sul vaccino anti-diabete di tipo 1

Risultato sconfortante per uno studio indipendente, finanziato dai National Institutes of Health statunitensi, il cui obiettivo era valutare per l’efficacia di un vaccino per il diabete di tipo 1 (DT1). Lo studio è appena stato presentato al congresso annuale dell’American Diabetes Association (ADA), a San Diego, ed è stato pubblicato in contemporanea anche su The Lancet.

A un anno dall’immunoterapia, infatti, la progressione della malattia non si è fermata e non si sono osservate differenze nella funzione beta-cellulare (valutata tramite i livelli di peptide C) tra i pazienti con diabete di nuova diagnosi sottoposti alla vaccinazione e quelli trattati con un placebo.
“Anche se l’immunoterapia è una possibilità altamente auspicabile, che si è dimostrata efficace in modelli animali, la sua applicazione negli esseri umani contro una malattia autoimmune come il DT1 rimane una sfida aperta” scrivono gli autori dello studio .

In particolare, la sfida più difficile per qualunque vaccino anti-diabetico è quella di proteggere in mdo specifico le beta-cellule pancreatiche produttrici di insulina dall’ attacco autoimmune, senza però interferire negativamente con il normale funzionamento del sistema immunitario, provocando un’alterazione o un abbassamento delle difese dell’organismo. Alcuni studi precedenti sembravano suggerire che l’acido glutammico decarbossilasi (GAD) potesse essere un target antigenico appropriato al fine di indurre una tolleranza da fermare il autoimmune processo.

Gli autori di questo studio ha voluto verificare se iniezioni ripetute da 20 mg del preparato GAD-alum (l’isoforma da 65 kdalton della GAD formulato con l’adiuvante idrossido di alluminio) nei pazienti con diabete di tipo 1 diagnosticato da meno di 3 mesi sarebbero state in grado di preservare la secrezione (misurata in base ai livelli di peptide C, un indicatore diretto del livello di produzione di insulina e quindi della funzione beta-cellulare.

Allo studio hanno preso parte 145 pazienti di età compresa tra i 3 e i 45 anni, arruolati in 15 centri negli Stati Uniti e in Canada. I partecipanti sono stati divisi in tre gruppi: uno (formato da 48 pazienti) sottoposto a tre iniezioni di GAD-alum, uno (di 49 pazienti) a due iniezioni di GAD-alum e una del solo adiuvante e l’ultimo (il gruppo di controllo, di 48 pazienti) a tre iniezioni del solo adiuvante. Le iniezioni sono state fatte all’inizio dello studio, 4 settimane più tardi, e 8 settimane dopo la seconda somministrazione.

L’outcome primario era l’AUC media aggiustata del peptide C sierico durante le prime due ore di test di tolleranza a un pasto misto a quattro ore, dopo un anno dall’immunoterapia. Tra gli outcome secondari rientravano invece le variazioni dell’emoglobina glicata (HbA1c) e la dose di insulina assunta.
Ebbene, in tutti e tre i gruppi si è osservato un declino analogo della funzione beta-cellulare, testimoniato da livelli simili di peptide C: 0,412 nmol/l nel primo gruppo, 0,382 nel secondo e 0,413 nel terzo.

Inoltre, l’HbA1c e la dose di insulina sono aumentate gradualmente nel tempo e dopo un anno dalla vaccinazione hanno mostrato valori simili nei tre gruppi. Non state evidenziate differenze di rilievo tre i tre bracci anche per quanto riguarda gli eventi avversi e il trattamento è stato generalmente ben tollerato.

“La mancanza di efficacia dell’immunoterapia testata nel nostro studio è un risultato deludente, ma è in linea con risultati simili ottenuti in altre malattie autoimmuni, come l’artrite reumatoide e la sclerosi multipla” scrivono gli autori.

Pur confermando che il vaccino non si è dimostrato efficace nei pazienti con DT1 diagnosticati di recente, i ricercatori sostengono che questo trattamento potrebbe comunque avere un ruolo da giocare nella prevenzione del DT1, se somministrato ancora prima durante il decorso naturale della malattia. Gli autori affermano inoltre che il vaccino GAD potrebbe diventare un trattamento aggiuntivo nell’ambito di una terapia combinata prescritta ai pazienti con DT1 di nuova diagnosi e auspicano perciò l’esecuzione di ulteriori studi per valutare queste possibilità.

La pensano in modo simile anche Chantal Mathieu e Pieter Gillard, dell’Ospedale Universitario di Leuven, in Belgio, firmatari dell’editoriale di commento allo studio. Nonostante l’esito negativo di questo lavoro, i due editorialisti concludono comunque che i ricercatori dovrebbero continuare gli studi in questo ambito e non abbandonare la speranza di prevenire o curare il diabete di tipo 1. I due esperti sollecitano perciò le aziende farmaceutiche, la comunità scientifica e le istituzioni a non perdere l’interesse, così da poter battere la malattia.

D.K. Wherrett, et al. Antigen-based therapy with glutamic acid decarboxylase (GAD) vaccine in patients with recent-onset type 1 diabetes: a randomized double-blind trial. Lancet 2011; DOI: 10.1016/S0140- 6736(11)60895-7.
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da Pharmastar.it