Come le aquile.

Sei entrato nella mia vita come un uragano: senza chiedermi il permesso, senza bussare prima di entrare. Senza conoscermi meglio, perchè già di me avevi capito tutto: la mia poca attenzione alimentare, il mio prendere la vita così con pesantezza anche per le cavolate.
Avevo diciassette anni e sei entrato così, a gamba tesa, mentre avevo appena iniziato a giocare la mia partita chiamata “vita”. Non ti conoscevo.
Ma avevo paura degli aghi. Talmente tanta paura che per ogni prelievo del sangue mi sentivo male, mi dovevo sdraiare: queste vene che sembravano scomparire quando le infermiere le cercavano.
Ma avevo paura dei prelievi, degli aghi, delle iniezioni, di vedere il sangue. E tu questo mi hai dato: aghi, prelievi, sangue.
Nei mesi prima che tu arrivassi avevo notato un cambiamento: la poca voglia di studiare, i miei repentini sbalzi di umore, la sete sete sete, di quelle che non passano nemmeno quando bevi 1 litro di acqua.
Quel prelievo dove sei comparso tu me lo ricordo come fosse ieri. Era maggio, e sei esploso come l’estate a maggio: ma chi se l’aspettava! Una pioggia di sole così dolce..che al solo pensiero la glicemia già sale!
Mi hai detto: “Federica, adesso basta” e mi hai messo in mano aghi, insulina, glucometro e hai continuato “ora fai tu..”.
Sei stato maleducato, sei arrivato e io non ti volevo, non ti sei presentato e hai giocato sporco. Insomma: non ti volevo, non ti sei presentato e mi hai messo tra le mani cose di cui avevo paura. Non mi hai fatto nemmeno una lezione prova! Oppure, che so, una presentazione power point! Come quelle che tanto facevo io al liceo. “Preparati un pochino, sto arrivando!” sarebbe bastato, invece no. Il tuo sasso è affondato così, dall’oggi al domani. Senza dirmi perchè, senza spiegarmi perchè proprio io insieme ad altri quasi 200 milioni di persone. Che poi, io dico, ma con quante persone vuoi stare? Non saranno un pò troppe? Ma ti comporti con tutte così? Arrivi senza avvisare e ti fai sentire in maniera così pressante? Potresti lasciarci un pò di tempo per noi, per me, anche io a volte vorrei stare da sola.
Invece no, ci sei sempre tu. Ho dovuto chiudere anche alcune relazioni per te, ma questo è stato meglio per me. Per te. 
Sei arrivato, ti sei imposto, mi hai fatto e mi fai sudare parecchio tra me e le tue ipoglicemie! Da quel maggio di ormai 5 anni fa è iniziata la nostra storia.
Storia e punto. Storia e basta. L’amore solo per me stessa. Mi vuoi sempre sull’attenti, sempre lucida, sempre decisa, pronta, calma. Solo così hai deciso che posso controllarla, la glicemia. Se scivolo lei sale, se mi arrabbio pure, se calcolo male i carboidrati idem, se mi stresso anche, se litigo con qualcuno lo stesso.
Ma sono umana, ed io scivolerò sempre e tu sempre salirai. Ma quando salirai troppo capirò che è ora di fermarmi. Perché questo di buono ce l’hai, devo dirlo, capisci prima di me quando mi spingo oltre e mi dici di nuovo: “Federica, adesso basta”.
E io mi fermo perchè mi vuoi lucida, pronta, calma, riposata. Mi insegni che nella vita bisogna essere leggeri, come diceva Calvino, che non vuol dire essere superficiali ma planare sulle cose dall’alto, senza macigni sul cuore.
Come le aquile. Tu mi vuoi aquila, lucida e serena. Perchè se mi farò aquila allora potremo stare insieme. Finchè volerò alto potrò amare me stessa e prendermi cura di te, Caro Mr D. che ormai sei parte di me.
Quanto è difficile starti dietro, solo noi possiamo saperlo: c’è molto di più di un ago e un glucometro. Mi vuoi paziente, anche se sbaglierò i conti, anche se le glicemie andranno un pò su e un pò giù, tu mi vuoi paziente.
Ma sono umana, ed io il controllo ogni tanto lo perdo. E da Aquila mi trasformo pesce, e me ne vado sott’acqua. Lì manco ti sento, faccio finta di niente per un pò. Ma il tuo dolore esplode in sordina… finchè non bussi di nuovo.
Certo che sei prepotente! Avevo paura degli aghi, delle siringhe, del sangue, di non riuscire a vivere senza macigni sul cuore. E tu questo mi hai dato. Per farmelo superare. Sei il male e l’antidoto.
Avrei preferito superarle in altro modo, le mie paure, ma questo mi hai concesso. E di questo ti ringrazio. Una cosa buona la dovevo pur trovare in te!
Però adesso non ti gasare troppo, Mr D., perchè spero sempre di poter vivere con te ma non come male: solo come antidoto. Perché prima o poi, ci voglio sperare, qualcuno lo tirerà fuori, questo antidoto.

Un abbraccio a tutti,
Fede

 

 

di Federica Maxia