Celiachia per 1% popolazione, aziende cercano farmaci

Per chi è affetto da celiachia, l’unico modo per non stare male è nutrirsi con attenzione, evitando cibi che contengono glutine. Ma quando si mangia al ristorante o in casa di amici, non c’è mai la certezza di poter evitare alimenti potenzialmente dannosi. E se accade di assumere del glutine, non c’è nulla che possa evitare il malessere e i disturbi che ne conseguono.
Ma le aziende farmaceutiche lo sanno bene e stanno facendo a gara per sviluppare i primi farmaci contro la celiachia, una malattia molto più comune di quanto si pensasse. Nessun medicinale, però, si prevede raggiungerà il mercato almeno fino al 2018.
Lo sviluppo di medicinali è rimasto in parte indietro proprio perché si pensava che questo disturbo fosse raro e riscontrabile solo tra i bambini. Negli ultimi 15 anni, tuttavia, gli studi hanno evidenziato che circa l’1% della popolazione occidentale, sia adulti che bambini, soffre di questa malattia, tre milioni di persone solo negli Usa. Ma la maggior parte non riceve una diagnosi, in parte perché i sintomi – che includono dolore addominale, gonfiore, diarrea, mal di testa, stanchezza e problemi cognitivi – possono avere molte altre concause.
E non in tutti la sensibilità al glutine è legata alla celiachia.
Un paio di molecole ha già mostrato risultati promettenti in piccoli studi clinici e potrebbe presto passare alla fase finale dei test. Proprio per questo, la Food and Drug Administration ha tenuto un workshop pubblico di recente per discutere su come misurare l’efficacia dei futuri trattamenti per la celiachia negli studi clinici. La maggior parte dei farmaci in fase di sviluppo, infatti, non eliminerebbe la necessità di una dieta priva di glutine, ma consentirebbe di alleviare i sintomi quando si assume inavvertitamente questa proteina. I primi prodotti sono sviluppati principalmente da piccole imprese, anche se alcune Big Pharma stanno mostrando interesse.
Abbvie ha pagato 70 milioni di dollari per assicurarsi la possibilità di acquisire i diritti globali di un farmaco in fase di sviluppo da parte di Alvine. GlaxoSmithKline e Avalon Ventures, una società di venture capital, hanno creato una nuova società, Sitari, che porta avanti gli studi sui trattamenti per i celiaci. Secondo Leon, anche farmaci mirati ad altre malattie autoimmuni potrebbero funzionare per la celiachia. Celimmune ha in licenza i diritti di un medicinale che era stato testato per l’artrite reumatoide e che sarà studiato anche per la celiachia. Anche BioLineRx, una società israeliana, ha avviato test iniziali su un polimero che si lega a una parte fondamentale della proteina glutine, impedendo che venga assorbita nell’intestino. ImmusanT è invece l’unica con un progetto che si spera possa consentire ai celiaci di mangiare ciò che vogliono: l’ipotesi è che iniettando nei pazienti per diverse settimane sezioni di glutine si provochi una reazione immunitaria che indurrà alla tolleranza verso questo proteina, similmente a quanto accade per le allergie.
Nel recente incontro la Fda avverte, però, che valutare l’efficacia dei farmaci per celiaci potrà essere difficile perché la malattia colpisce le persone in modo diverso e non c’è una chiara correlazione tra sintomi e danni per l’intestino.

di Barbara Di Chiara

 

da ADNKronos Salute