Celare di essere diabetico per il timore di subire discriminazioni

Celare di essere diabetico per il timore di subire discriminazioni, a scuola, sul lavoro e nella vita di relazione.
Pur se molti hanno avuto esperienze negative e preferiscono tacere ad un colloquio di lavoro selettivo, per il timore di non essere poi assunti oppure discriminati, rammento che la riservatezza sui dati sanitari è già ampiamente tutelata nel nostro ordinamento.
Sapete, vero, che il datore di lavoro non può chiederci se abbiamo patologie?
Sapete, vero, che abbiamo invece il dovere di rispondere al medico competente (il già noto “medico del lavoro”)?
Sapete, vero, che quei dati sono sensibili e dunque custoditi senza che possano trapelare all’esterno e la loro divulgazione non autorizzata non è consentita?
Sapete, vero, che all’esito di una visita medica presso la Commissione INPS per la richiesta di invalidità il verbale di accoglimento viene comunicato all’interessato in duplice copia, una integrale con indicazione anche della patologia, ed uno secretato con gli ***OMISSIS***, per il datore di lavoro, che rileva perciò solo ai fini della percentuale di invalidità, ma non contiene nè menziona la patologia che l’ha generata?
Sapete che, pur se non vi è obbligo di comunicazione al datore di lavoro, è sempre preferibile lavorare sapendo di poter contare su un nostro collega che ci soccorra in caso di bisogno, e che sappia come farlo?
Da ultimo, sapete o no, che c’è una disposizione di legge che impedisce ogni discriminazione (Art. 8 Legge 115/1987, comma 1: La malattia diabetica priva di complicanze invalidanti non costituisce motivo ostativo al rilascio del certificato di idoneità fisica per la iscrizione nelle scuole di ogni ordine e grado, per lo svolgimento di attività sportive a carattere non agonistico e per l’accesso ai posti di lavoro pubblico e privato, salvo i casi per i quali si richiedano specifici, particolari requisiti attitudinali”).
E, soprattutto, sapete, vero, che si può richiedere la tutela in sede giudiziaria per far valere i propri diritti, negati o compressi?
Bene, siccome lo sapete, per averlo letto o sentito fino allo sfinimento, un solo consiglio.
Non abbiate timore, non abbiate pudore, non abbiate vergogna.
Non negate, anzi affermate la vostra persona nella sua interezza.
“Eh, ma il mondo purtroppo va così…” non può essere più una scusa per l’inerzia, per la negazione, per rinchiuderci a riccio.
“Quello che neghi ti sottomette, quello che accetti ti trasforma”
(Carl Gustav Jung)
Avv. Umberto Pantanella