Buongiorno Dottore – Il trapianto di organi

Puntata del 24/05/13 su Class TV. Ospiti il Prof. Antonio Secchi (Primario unità di medicina generale trapianti al San Raffele di Milano) e il dr Carlo Socci (Coordinatore dell’attività trapiantologica all’OSR) per illustrare le problematiche legate ai trapianti di organo.

Trapianto:
– quando è necessario?
– come evitare il rigetto? 
– liste d’attesa: quali criteri?

 

Come avviene l’assegnazione degli organi

L’assegnazione degli organi avviene in base alle caratteristiche del gruppo sanguigno (A, B, O) e del sistema maggiore di istocompatibilità (HLA). 

Il tempo d’attesa in lista non è prevedibile e dipende solo dalla disponibilità di organi compatibili per gruppo sanguigno ed HLA del paziente. 

Il Centro Interregionale di Riferimento (CIR), a cui il nostro istituto è affiliato, che coordina il reperimento degli organi e la loro successiva assegnazione è il Nord Italia Transplant (NITp: Ospedale Maggiore Policlinico di Milano).

Un fattore che può rendere più lungo il periodo d’attesa è la presenza di anticorpi linfocitotossici che riduce il numero di organi compatibili. Questi anticorpi si possono formare in chi ha ricevuto trasfusioni, nelle donne dopo la gravidanza o in pazienti che hanno già ricevuto un trapianto in precedenza.

Una volta identificati gli organi ed il possibile ricevente si esegue un ultimo test che si chiama Cross Match. Questo test permette di identificare, prima di effettuare l’intervento, la presenza nel ricevente di anticorpi contro gli organi da trapiantare. Un Cross Match positivo indica la presenza di tali anticorpi e quindi un rischio elevatissimo di rigetto: il trapianto non si può fare. 

Durante tutto il periodo di attesa del trapianto è necessario inviare al NITp, ogni 3 mesi un campione di siero che verrà utilizzato per valutare il tasso anticorpale ed eseguire, ogni volta che si presenterà l’opportunità di un donatore compatibile, il Cross Match.

Il momento del trapianto

Nel momento in cui sono disponibili organi compatibili il paziente viene convocato presso il nostro Istituto. In genere è necessario che raggiunga l’Ospedale nel giro di poche ore. E’ pertanto necessario che il paziente sia reperibile telefonicamente in qualsiasi momento, segnalando al nostro centro tutti i numeri telefonici dove lo si possa contattare. Una volta in lista attiva è possibile essere iscritti presso le Prefetture o la Protezione Civile nelle liste di pazienti che necessitano di trasporto urgente per ragioni sanitarie.

Può accadere che il paziente venga allertato per un possibile trapianto o convocato in ospedale prima che siano disponibili dati definitivi sulla compatibilità’ e/o sulla qualità degli organi da trapiantare. Questo è reso necessario dai tempi stretti che intercorrono tra la segnalazione del potenziale donatore ed il trapianto stesso. Se da tali esami o procedure dovessero emergere problemi il paziente verrà rinviato al proprio domicilio e richiamato in una successiva occasione. 

Una volta arrivato al San Raffaele si esegue la “preparazione” all’intervento che consiste nell’eseguire esami ematochimici pre-intervento, un elettrocardiogramma ed una radiografia del torace. Se necessario il paziente esegue una seduta di emodialisi (scambio in caso di dialisi peritoneale) e viene sottoposto a visita cardiologica, chirurgica ed anestesiologica.
Viene posizionato un catetere venoso centrale a livello della vena succlavia: tale via è necessaria per la rapida infusione di liquidi e farmaci durante l’intervento e nei giorni successivi al trapianto.
Se gli accertamenti eseguiti non rilevano problemi clinici il paziente viene avviato alla sala operatoria.

In caso di trapianto di isole del Langerhans la preparazione è sostanzialmente simile, ad eccezione della dialisi. Il paziente non viene inviato alla sala operatoria bensi’ alla sala angiografica della radiologia (vedi Procedure: il trapianto di isole).

Rene

Per quanto riguarda il trapianto di rene si utilizza una tecnica chirurgica oramai consolidata nel tempo e che consiste nel collocare il nuovo organo in fossa iliaca (regione dell’addome subito al di sopra del pube, lateralmente) collegando i vasi del rene ai vasi iliaci del paziente.
L’uretere verrà poi collegato alla vescica. I reni propri non vengono in genere asportati.
Nel caso di rene policistico o grave reflusso vescico-ureterale è possibile che venga posta l’indicazione alla nefrectomia che verrà eseguita, a seconda dei casi, prima dell’inserimento definitivo in lista o al momento del trapianto.

 

Trapianto di Rene da donatore vivente

Il trapianto di rene può essere eseguito da donatore vivente, una volta accertata l’idoneità del donatore stesso, che può essere: familiare consanguineo di I grado (genitori, figli, fratelli), familiare non consanguineo (coniuge) o affine. Il vantaggio del trapianto di rene da donatore vivente è legato alla sua programmabilità, ad una maggiore compatibilità, ad una probabilità di successo lievemente superiore rispetto al trapianto da donatore cadavere ed a tempi di attesa generalmente più brevi e comunque certi.
E’ importante che la famiglia del paziente sia al corrente di questa possibilità e che il potenziale donatore esprima in assoluta libertà la propria candidatura alla donazione di rene. Il familiare che si offre ad una donazione di rene esegue una serie di accertamenti che mirano ad escludere la possibilità che il paziente abbia una nefropatia latente o una patologia che favorisca la nefropatia, allo scopo di non creare un danno con il prelievo del rene. L’atto chirurgico del prelievo del rene può essere eseguito in chirurgia laparoscopica, con minima invasività.
Le probabilità che il donatore di rene possa avere problemi nel corso della sua vita sono minime: questa osservazione si base sull’esperienza di migliaia di trapianti di rene da donatori viventi eseguiti nel mondo. Se il proprio familiare o coniuge fosse idoneo alla donazione ma non immunologicamente compatibile è possibile eseguire, nell’ambito di un protocollo del Centro Nazionale Trapianti, un trapianto da donatore vivente secondo modalità incrociata: in presenza di un’altra coppia in situazione analoga, i donatori ed i riceventi, se biologicamente compatibili, si “incrociano”.

Pancreas

La tecnica chirurgica prevede l’impiego della ghiandola intera compreso il duodeno. La ricostruzione dei vasi pancreatici, per rendere l’organo trapiantabile, è eseguita su banco in condizioni di ischemia fredda e completata prima dell’inizio dell’intervento chirurgico di impianto. Il pancreas viene posizionato all’interno del peritoneo. L’arteria del pancreas viene sempre collegata all’arteria iliaca del ricevente.
La vena del pancreas da trapiantare può essere collegata alla vena mesenterica superiore del ricevente, per cui la secrezione insulinica del pancreas trapiantato verrà immessa direttamente nel circolo portale del ricevente (derivazione portale). In altri casi la vena porta del pancreas viene anastomizzata con la vena iliaca comune od esterna destra (derivazione sistemica).
La secrezione pancreatica esocrina è sempre convogliata nell’intestino del ricevente (derivazione enterica della secrezione pancreatica esocrina).

Isola del Langerhans

Il trapianto di isole del Langerhans non richiede un intervento chirurgico vero e proprio e viene effettuato presso la sala angiografica della radiologia. L’unica manovra necessaria è l’incannulazione, da parte del medico radiologo, della vena porta del fegato mediante una puntura transepatica del fianco destro, procedura che avviene in anestesia locale.

 

Vedi la puntata.

 

 

Tratto da osrtrapianti.org