Basta una sola bevanda dolce al giorno per aumentare il rischio del 20%

Consumare una bevanda zuccherata in meno al giorno, sostituendola con la semplice acqua o con un tè non zuccherato, consente di ridurre il rischio di sviluppare il diabete. Lo dimostra una ricerca inglese appena pubblicata suDiabetologia, la rivista dell’EASD (European Association for the Study of Diabetes), che arriva a quantificare in maniera precisa questo rischio: per ogni incremento del 5% delle calorie derivate da bevande zuccherate, sul totale delle calorie assunte in un giorno, corrisponde un aumento di rischio del 18% di sviluppare diabete di tipo 2.  E viceversa, sostituire ogni giorno una bevanda zuccherata con la semplice acqua, tè o caffè non zuccherati, riduce questo rischio del 14-25%.

Queste considerazioni derivano dallo studio EPIC-Norfolk condotto su oltre 25 mila uomini di 40-79 anni, residenti a Norfolk (Gran Bretagna). Ai partecipanti allo studio veniva richiesto di tenere un diario di tutti gli alimenti consumati e di tutte le bevande assunte per 7 giorni consecutivi, ponendo particolare attenzione ad indicare il tipo, la quantità e la frequenza del consumo dei singoli alimenti e bevande, oltre a comunicare se veniva aggiunto dello zucchero. Nel corso degli 11 anni di follow up dello studio, a 847 soggetti di quelli arruolati è stato diagnosticato diabete di tipo 2.
“Attraverso l’impiego di questo dettagliato questionario alimentare – spiega il primo autore dello studio, Nita ForouhiMedical Research Council (MRC) Epidemiology Unit, Università di Cambridge – siamo riusciti a studiare diversi tipi di bevande zuccherate, compresi soft drink, tè o caffè zuccherati, bevande zuccherate a base di latte, ma anche bevande con dolcificanti artificiali e succhi di frutta. Siamo andati poi a valutare cosa sarebbe successo se le bevande contenenti zucchero fossero state sostituite con acqua, o con tè e caffè senza zucchero.

Attraverso una complessa analisi che teneva conto di vari fattori e delle calorie totali assunte quotidianamente, i ricercatori inglesi hanno dedotto che per ogni bevanda zuccherata al giorno in più (ad esempio un soft drink) il rischio di sviluppare diabete di tipo 2 lievitava del 22%. Il rischio aumentava anche consumando bevande contenenti dolcificanti artificiali, mentre non era influenzato dal consumo di succhi di frutta, né di tè o caffè non zuccherati. Dopo aver  considerato anche l’indice di massa corporea e la circonferenza vita dei partecipanti, il rischio di comparsa di diabete di tipo 2 rimaneva correlato al consumo di soft drink e di bevande zuccherate a base di latte, ma non a quello delle bevande contenenti dolcificanti artificiali.

Lo stesso gruppo di ricercatori nel 2013 aveva pubblicato un altro studio sulle abitudini alimentari di soggetti residenti in 8 diverse nazioni europee. Anche questa ricerca dimostrava che il consumo abituale di bevande zuccherate (bibite gassate o sciroppi) risultava correlato ad un maggior rischio di diabete di tipo 2.

Lo studio pubblicato oggi su Diabetologia, si spinge però ancora oltre nel dimostrare il ruolo causale delle bevande zuccherate sulla comparsa di diabete di tipo 2. Sostituirle con la semplice acqua oppure con tè o caffè non zuccherati, riduce il rischio del 14%, mentre sostituire le bevande zuccherate a base di latte, con l’acqua o con il tè, taglia il rischio di diabete del 20-25%. Il rischio non si riduce invece se si sostituisce lo zucchero con i dolcificanti artificiali.

Il take home message dello studio è dunque che per ogni 5% in più di calorie giornaliere, derivanti dalle bevande zuccherate, il rischio di diabete sale del 18% e che contenere le calorie giornaliere derivanti da queste bevande al di sotto del 10%, del 5% o del 2% dell’introito calorico totale, taglierebbe il rischio di nuovi casi di diabete di tipo 2, rispettivamente del 3%, 7% e 15%.

“Questi risultati, commenta Forouhi – offrono alla gente delle istruzioni per l’uso pratiche su quali alternative salutari adottare nello scegliere una bevanda, per prevenire il diabete”. Più acqua insomma, anche ‘colorata’ e meno bibite gassate.

di Maria Rita Montebelli

 

 

da quotidianosanità.it