Attivandosi per il diabete

… e poi c’è un giorno in cui ti cambia la vita e le tue priorità mutano, si stravolgono, ma riesci comunque a rimanere al passo con le nuove prospettive.

  • Il mio nome è Cristina Cucchiarelli, nata a Roma il 23 giugno 1981; ex ballerina professionista, sportiva fin dalla più tenera età. Amo l’arte, la natura e viaggiare con uno zaino in spalla e una mappa tra le mani. Fin da piccola mi sono dedicata allo sport agonistico. Ho praticato diverse discipline – pattinaggio artistico, pallavolo, basket – e poi ho conosciuto la danza. Da quel giorno la mia vita ha preso una strada tortuosa, ma affascinante. Una strada ricca di cambiamenti, di impegni e di stili di vita diversi. Ho girato il mondo grazie alla danza. Ho conosciuto culture e modi di fare completamente diversi dal mio modo di essere, di concepire la vita, l’amore e la professione. Mi sentivo forte, ero forte. Nulla mi scalfiva: eravamo io e il mio sogno a combattere contro il destino avverso. Un sogno che non si è fatto impressionare da una diagnosi così inaspettata e a dir poco surreale. Il diabete di tipo 1. Ero ancora una bambina che non avrebbe mai mollato quel mondo per la malattia. Oggi all’età di 36 anni sono ancora la giovane sognatrice di un tempo. Una sportiva che però ha cambiato le proprie priorità, dedicandosi al benessere degli altri in prima persona.
  • Il diabete mi è stato diagnosticato in età adolescenziale, avevo circa 14 anni. Nel pieno della giovinezza, quando il mio unico obiettivo era quello di diventare una delle migliori ballerine al mondo. Non avevo mai avuto problemi di salute, sempre stata in forma, forte, decisa e piena di voglia di fare. Non sapevo neanche cosa fosse il Diabete e nessuno della mia famiglia ne soffriva. Poi, dopo un viaggio fatto in Polonia non mi sentivo più la stessa ragazza. Era cambiato qualcosa in me,  anzi ero cambiata totalmente e non capivo cosa mi stesse succedendo. Non facevo altro che lamentarmi per la stanchezza, per la sete esasperante e mi sembrava assurdo non potermi trattenere dall’andare in bagno almeno 1 volta all’ora. Era tutto inspiegabile, nessuno sapeva aiutarmi, nessuno mi capiva e pur facendo costantemente analisi, non c’erano spiegazioni reali a questo mio disagio.

Sono andata avanti così per almeno 8 mesi e, nonostante la fatica e la sofferenza interiore non mollai mai la danza. E’ stata la mia passione ad aiutarmi e a farmi evitare il coma diabetico. Mi ricordo ancora che i miei insegnanti inizialmente mi prendevano in giro perché mangiavo in modo esagerato, ma capivano che c’era qualcosa che non andava, perché non ero più la prima ad entrare a scuola per gli allenamenti e l’ultima ad uscire, anzi, di solito mi sdraiavo su un tappetino a metà lezione, perché le gambe non mi tenevano e sembravano pesare tonnellate. Mi sentivo persa.

Paradossalmente, nel momento della diagnosi ero felice e sollevata (i miei genitori invece erano distrutti). Finalmente qualcuno dava risposte alle mie mille domande, finalmente sapevo di non essere pazza e che il mio malessere aveva un nome – Diabete di tipo1 – e c’era una cura! Così, dopo le spiegazioni dei medici sia sulla malattia sia sulla terapia da seguire, presi il mio zainetto e tutta contenta tornai a casa con i miei genitori, increduli della mia reazione. In quel momento per me era tutto risolto, avevo una diagnosi, avevo una cura e tutto il resto non era più importante perché avrei ricominciato a ballare. Dopo 4 mesi vinsi i Campionati Italiani di Danze Latino Americane. Ovviamente non avevo capito bene la malattia e come gestirla al meglio, ma sapevo che dovevo vincere io e non farmi abbattere. Diciamo che incoscienza e superficialità, che sono alla base dell’adolescenza, mi hanno in qualche modo aiutata a prendere nel giusto verso un problema che oggi razionalmente temo, ma controllo con più accortezza e maturità. Solo dopo anni la fatica che sentivo ogni giorno e lo stress psicologico che vivevo erano diventati troppo forti rispetto all’intensità del mio sogno e decisi di lasciare la carriera di ballerina per sempre.

4) Pronking – Impara l’arte e mettila da parte. In circa 20 anni di esperienza, ho conosciuto i mille volti di una patologia invisibile e silenziosa che non ti abbandona mai. Questi volti hanno un nome, un sorriso, uno sguardo completamente diversi tra loro pur vivendo l’ennesimo disagio. Quindi mi sono chiesta e continuo a chiedermi: “Cosa ci rende malati? La malattia o la persona?”. Voltaire diceva: “Ho deciso di essere felice, perché fa bene alla mia salute”. Anche io iniziai a pensarla così.

Un giorno stavo guardando uno speciale sulle antilopi del Sud Africa e rimasi affascinata dal movimento che i maschi della specie fossero in grado di fare per mostrare la loro forza e vitalità. Questo movimento, costituito da una serie di salti in aria fino a 2 mt di altezza, è chiamato PRONKING (letteralmente, mettere in mostra). Quel gesto, impresso nella mia mente, era il simbolo della vitalità e della  forza che nascevano in me con la pratica sportiva, e decisi così che quel termine doveva rappresentare il marchio di riconoscimento del mio lavoro.

5) Sono un Personal Fitness Trainer ISSA (International Sports Sciences Association), specializzata in FT (Functional Training) e BCS (Body Composition Specialist). Operatrice BLS-D e Operatrice Shiatsu. Da qualche anno mi sto dedicando all’allenamento specifico in DMT1 (Diabete Mellito di Tipo 1, o Insulino-Dipendente), avvalendomi di una “formula combinata” che mi porta ad una buona corrispondenza tra i calcoli e la realtà. Una formula studiata e testata continuamente insieme al mio counselor e supervisore il Prof. Felice Strollo. Il lavoro svolto è qualitativamente e quantitativamente personalizzato sulle capacità, necessità e disponibilità di ogni singolo ragazzo. Si inizia con una preparazione psico-motoria, da cui si valutano diversi fattori iniziali quali ad esempio:

livelli iniziali di HbA1c, FSI (fattore di sensibilità insulinica), FIG (fabbisogno di insulina giornaliero), FC max (frequenza cardiaca massima), FC a riposo, FFM (massa magra), FM (massa grassa), ECW (acqua extracellulare), BCM (body cell mass), VAT (grasso viscerale) ed eventuali problematiche legate ad un cattivo controllo metabolico. Partendo da un Fit Check informativo si arriva così ad un Fit Check medico, dopo aver esaminato a fondo (insieme al team Medico del Lazio) i risultati di diverse valutazioni Bicompartimentali e Tricompartimentali.

Il lavoro svolto con una frequenza bisettimanale in 3 mesi circa, ha portato a miglioramenti da un punto di vista sia fisiologico sia terapeutico, diminuendo del 40/50% la dose totale giornaliera d’insulina. Ormai si sa, lo sport è uno dei 3 pilastri per la “cura” del diabete e il mio obiettivo è quello di diffondere il più possibile l’idea che sia fatto in un certo modo e con le dovute accortezze, di sostegno e affiancamento alla terapia insulinica.

Per esperienza personale so per certo che alcune volte creiamo degli equilibri che, pur essendo malsani, ci tengono in vita e solo dopo aver rotto quegli equilibri percorriamo una strada completamente nuova che, per quanto difficile, sappiamo che è quella giusta.

 

Cristina Cucchiarelli, vincitrice del Premio Europeo IDF 2017, Long Standing Achievement (Sport e Diabete)