Diabete di tipo 2, monitoraggio continuo del glucosio decisamente positivo in chi assume insulina basale. Studio su JAMA

Gli adulti con diabete di tipo 2 a cui è stata prescritta insulina basale senza terapia insulinica prandiale hanno ottenuto miglioramenti significativi dei livelli di emoglobina glicata 8 mesi dopo l’inizio del monitoraggio continuo del glucosio in tempo reale. Sono i risultati dello studio MOBILE, presentato all’International Conference on Advanced Technologies & Treatments for Diabetes e pubblicato su JAMA.

«Lo studio MOBILE ha fornito l’opportunità di testare il concetto di estendere i benefici del monitoraggio continuo del glucosio (CGM) oltre la zona di comfort degli specialisti diabetologi e di valutare l’introduzione di un approccio collaborativo nella gestione del diabete di tipo 2 con i nostri colleghi che si occupano di medicina generale» ha dichiarato Athena Philis-Tsimikas, specialista in endocrinologia, diabete e metabolismo presso lo Scripps Whittier Diabetes Institute di san Diego, in California. «Inoltre ci ha dato la possibilità di testare il CGM in un gruppo più ampio di persone con diabete di tipo 2, quelli che assumono solo insulina basale, per i quali l’uso continuativo del dispositivo non è approvato. Anche se è intuibile che il feedback continuo e immediato del CGM in merito all’assunzione di cibo, all’esercizio fisico e alle terapie possa rappresentare un ottimo motivo per portare a un’autogestione ottimizzata del diabete, non è stato ancora formalmente testato nel contesto di uno studio randomizzato e controllato».

Dati dalle cure primarie
I ricercatori hanno analizzato i dati di 175 adulti con diabete di tipo 2 che hanno ricevuto cure per il diabete in uno di 15 centri di assistenza primaria negli Stati Uniti da luglio 2018 a luglio 2020 (età media, 57 anni, 50% donne, 53% da gruppi sottorappresentati). Ai partecipanti erano state prescritte una o due iniezioni giornaliere di insulina basale ad azione prolungata o intermedia, senza insulina prandiale, con o senza farmaci ipoglicemizzanti non insulinici (emoglobina glicata media al basale del 9,1%).

I soggetti sono stati assegnati in modo casuale a monitorare la glicemia tramite CGM in tempo reale o con un glucometro tradizionale. L’outcome primario era il livello di emoglobina glicata (HbA1c) a 8 mesi, mentre i secondari erano il tempo trascorso nell’intervallo target di glucosio misurato con il CGM (70-180 mg/dl), il tempo trascorso in iperglicemia (250 mg/dl) e il livello medio di glucosio a 8 mesi.

Migliore gestione del diabete con il CGM
Dopo 8 mesi il livello medio di HbA1c è diminuito dal 9,1% all’8% nel gruppo CGM e dal 9% all’8,4% nel gruppo con monitoraggio glicemico tradizionale, per una differenza aggiustata di 0,4 punti percentuali.

Rispetto ai partecipanti assegnati a un glucometro, quelli che hanno utilizzato un dispositivo CGM hanno sperimentato una percentuale media significativamente superiore del tempo nell’intervallo glicemico corretto (media 59% vs 43%, differenza aggiustata di 15 punti percentuali), con risultati simili sulla percentuale media del tempo trascorso in iperglicemia (media 11% vs 27%, differenza aggiustata di 16 punti percentuali).

«Il netto miglioramento dell’HbA1c e del tempo nell’intervallo glicemico nel gruppo che utilizzava il CGM ha confermato il beneficio che ci aspettavamo», ha commentato Philis-Tsimikas. «La cosa più interessante è stata che questi risultati erano coerenti in un gruppo eterogeneo di partecipanti di diverse origini razziali/etniche, il 52% del totale. Razze/etnie diverse sono colpite in modo sproporzionato dal diabete, ma molte volte hanno un accesso limitato alla tecnologia per la gestione della malattia. Questo studio conferma il valore della tecnologia digitale e del CGM nel migliorare la gestione del glucosio e la necessità di offrirla a tutte le popolazioni nello stesso modo».

Aumentare l’accesso ai dispositivi CGM
I ricercatori hanno riconosciuto che non è noto se i benefici osservati possano mantenersi per un tempo più lungo dell’uso del CGM e che una fase di estensione di 6 mesi potrebbe fornire maggiori informazioni. Anche le visite virtuali condotte durante la pandemia, che hanno portato alcuni partecipanti a non avere dati su HbA1c o CGM, e un maggiore contatto con i medici rispetto al normale potrebbero aver influenzato i risultati.

«Questo studio ha dimostrato che uno sforzo collaborativo tra i diabetologi e i medici di famiglia che utilizzano il CGM a distanza comporta maggiori benefici e ha portato a una migliore gestione della glicemia nei soggetti con diabete di tipo 2 scarsamente controllato, che utilizzano l’insulina basale ma non prandiale, rispetto ai glucometri tradizionali» ha concluso Philis-Tsimikas. «Nonostante gli ottimi risultati, in circa un terzo del gruppo la HbA1c è rimasta al di sopra dell’8%, a indicare che potrebbero essere necessarie ulteriori interventi su stile di vita e gestione medica. Approcci futuri che combinano visite virtuali e CGM a distanza potrebbero portare a miglioramenti ancora maggiori».

Bibliografia

Martens T. Effect of continuous glucose monitoring on glycemic control in patients with type 2 diabetes treated with basal insulin: A randomized clinical trial. Presented at: International Conference on Advanced Technologies & Treatments for Diabetes; June 2-5, 2021 (virtual meeting).

Martens T et al. Effect of Continuous Glucose Monitoring on Glycemic Control in Patients With Type 2 Diabetes Treated With Basal Insulin: A Randomized Clinical Trial. JAMA. 2021 Jun 8;325(22):2262-2272.
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da PHARMASTAR

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